L’ Oxymele.
DIOSCORIDE.
Dioscoride. “Materia Medica” – Libro V° - Cap. 15° (vers. Mattioli).
- Oxymele ( latino: Acetum Mulsum, ovvero in italiano “Aceto Melato”), si fa in questo modo:
cinque hemine di Aceto . Si crede che bevuto dreni gli Umori densi e viscosi [ovvero il Freddo e Umido condensato, come il muco bronchiale patologico] e che giovi nella sciatica, nell’ epilessia, nei dolori articolari. Combatte il veleno dato dal morso della Vipera detta “Sepa” (11), gli effetti dell’Oppio e quelli del’Ixia (vedi nota 6).
Gargarizzato, giova nel mal di gola. -.
GALENO.
Mattioli ci fa sapere che secondo Galeno, nel IV° libro del “Arte di conservare la salute”, per fare l’ Oxymele ci sono tre modi, ma egli non usa il Sale, come dice Dioscoride:
- 1° - Per fare l’Oxymele si prendono una parte di Aceto e due di Miele schiumato (12) [parti in volume], e si fanno cuocere insieme a fuoco lento, finchè le qualità di entrambi non diventino una cosa sola, e così facendo non si sente più alcuna “crudità” dell’Aceto (13).
2° - Altro modo, più veloce: si prendono una parte di Miele e quattro parti di Acqua [sempre in volume], e si cuociono insieme a fuoco lento, finchè schiumando continuamente, finisca di fare la schiuma (14). Il che si fa più presto o più tardi, a seconda della bontà del Miele. L’ottimo è quello che fa poca schiuma [scarsa presenza di sostanze proteiche, potremmo dire oggi] e che presto si cuoce; il meno buono è quello che fa molta schiuma e si cuoce più tardi [maggior presenza di proteine, ma anche di Acqua!], dato che se ne va in schiuma un quarto di esso. Una volta che il Miele è schiumato, vi si aggiunge la metà del suo peso [stavolta si ragiona con il peso e non con il volume; perché è dichiarato] di Aceto e si cuoce finchè tutte le qualità siano unite, e che l’Aceto [ma ormai mescolato e cotto con il Miele], non abbia più nulla di crudo.
3° - Si fa anche mettendo tutte e tre le cose predette insieme a bollire: si prende una parte di Aceto, due di Miele, quattro di Acqua [non essendo dichiarato il peso, si intende in volume] e si cuociono insieme fino a consumarne la terza parte o la quarta [del volume totale], schiumando di continuo.-.
A questo punto Galeno, sempre di seguito, vuol dare un altro suggerimento, che secondo noi rappresenta un 4° metodo!
- Volendolo più potente, si mettono Aceto e Miele in parti uguali [quindi di più di Aceto].-
MESUE'
Mesuè (15), probabilmente (visto che Mattioli non cita la fonte esatta) tratto dall’ opera più importante che è giunta fino a noi, anche attraverso traduzioni edite tra il XVI° ed il XVII° secolo, il cosiddetto “Collectorio Universalissimo delle Opere Mediche”, ove nella prefazione lo stesso Mesuè ci fa sapere che le sue formule vengono da gli Autori più antichi. “Collectorio” ovvero raccolta delle opere.
- L’Oxymele si fa con l’Aceto, con l’Acqua e con il Miele. L’Acqua la si mette affinchè, cuocendo lungamente, si dissolvano le parti che potrebbero causare meteorismo (16) ed anche perché si possa far schiumare meglio ed infine la sostanza [la materia fondamentale] di questo medicamento divenga più sottile, si diffonda più agevolmente per tutti gli organi del corpo. Il Miele si mette affinchè possa espellere la Flemma [ l’aspetto umano-animale dell’Elemento Acqua, Fredda e Umida, ovvero le varie forme di mucosità e i liquidi organici in generale, sia fisiologici sia patologici].
Infatti, dall’Aceto e dal Miele mescolati insieme [vedi anche quello che dice Galeno dell’Aceto], vi nasce una terza virtù, che non si trova né nell’uno né nell’altro, quando sono separati. E questa virtù è efficacissima e certissima per alleggerire, fluidificare e dissolvere le superfluità/mucosità dense e viscose [la Flemma, Fredda e Umida perversa; superfluità poiché si tratta di materie che comunque stazionano sulle superfici di organi e mucose] cronicizzate, generate nello stomaco e nel fegato. Ma agisce anche su quelle “scorse” – greco: “rheuma” e “catarrho” – nelle articolazioni e che generano le febbri croniche, poiché le fluidifica e le matura [le fa uscire, quindi libera il corpo da esse. Si prepara con una parte di Aceto, due di Miele e quattro di Acqua [vedi il metodo 3° di Galeno]; si cuociono prima l’Acqua con il Miele, finchè non cessi la schiuma, poi si aggiunge l’ Aceto e si fa bollire ancora, togliendo la schiuma se si presenta ancora. Se ne somministrano da una fino a tre once (da 27 gr circa a 80 gr circa).-.
Altri prodotti fatti con l’Aceto.
L’ Oxalme o “Salamoia Acetosa”.
Dioscoride la tratta subito dopo l’Oxymele, sempre nel V° Libro della “Materia Medica”, Cap. 16° (vers. Mattioli).
La descriviamo in parte, poiché, già ai tempi del Mattioli, era in disuso. Quindi la ricordiamo per amore di Storia!
- Se ne fa lavanda contro le ulcerazioni corrosive e contro quelle putrescenti, nei morsi dei Cani [rischio di rabbia! Rabbia malattia infettiva]. Ristagna le emorragie causate dagli interventi chirurgici che si fanno per togliere i calcoli dalla vescica [orinaria] , schizzandola subito, calda, nella ferita. Riduce il prolasso anale, quando il retto esce fuori. Se ne fanno clisteri nella diarrea/dissenteria, soprattutto quando la mucosa intestinale [del colon] è ulcerata, con ulcerazioni corrosive., ma occorre fare subito dopo un clistere di Latte. Gargarizzata, uccide le Sanguisughe che sono state inavvertitamente bevute e che si sono attaccate alla gola [un tempo era facile che le Sanguisughe colonizzassero cisterne e altre raccolte di acqua da bere], ripulisce dalla forfora e dalle ulcerazioni purulente della cute del cranio.-
Dioscoride non dà le dosi e le tecniche di preparazione; in pratica, comunque si tratta di una miscela di Sale ed Aceto o anche di Acqua di Mare, bollita con Aceto finchè la Salamoia diviene concentrata in modo da rendersi conservabile nel tempo.
Il Thimoxalme.
Anche questa è descritta di seguito all’ Oxalme, nel Cap. 17° ( vers. Mattioli) del V° Libro dell’opera citata:
- il Thimoxalme era in uso dagli antichi [antichi per Dioscoride! Figuriamoci per noi!], per darne a coloro che sono deboli di stomaco, tre o quattro bicchieri, annacquata con Acqua calda ed anche nei dolori articolari e nel meteorismo. Purga gli Umori densi e neri [quindi Flemma/Acqua unita a Malinconia/Bile nera/Terra perverse e concomitanti]. Si prepara in questo modo:
si prende un acetabolo (volume di circa 300 ml) di Timo triturato, altrettanto di Sale, poi di Ruta, di Menta Pulegio, di Polenta [polenta fatta con farina di Grano o di Farro] di ciascuno un pochetto [dice proprio così! Si fa ad occhio…] e si mette tutto insieme in un vaso e vi si versano sopra tre sestari di Acqua (circa 160 ml), tre ciati (circa 145 ml) di Aceto, e si copre il vaso con una tela e si pone [all’esterno] al cielo sereno.>>
Dioscoride non dice altro, e non si capisce se i liquidi messi sono caldi o se si fa cuocere o meno. Evidentemente era preparazione poco usata, anche ai suoi tempi…
L’ Aceto Scillino.
Descritto, sempre di seguito, Cap. 18° ( vers. Mattioli) del V° Libro, ancora nella “Materia Medica” di Dioscoride.
Dal Medioevo in poi, fu anche chiamato, fin quando fu preparato, quasi in tempi moderni, “Aceto Scillitico”.
Lo rammentiamo solamente, poiché la Scilla, anzi le Scille, contengono scillareni, sostanze di natura digitalica, quindi molto poco maneggevoli, per la mentalità anche medica e rigorosa, di oggi.
Certo la Scilla Rossa (Drimia o Urginea maritima, var. rubra), è praticamente solo tossica ed è stata usata come veleno per i Topi. Mentre la Bianca (Urginea maritima), è stata usata come cardiotonico fin quasi alla metà del XX° secolo.
Per Dioscoride agisce in molte affezioni anche diverse da quelle cardiache, come le mucosità tenaci (contiene infatti anche materie solforate analoghe a quelle del genere Allium – che non sono velenose! C’è l’Aglio, la Cipolla, il Porro, lo Scalogno), sulle malattie purulente, per i deboli di stomaco ed in particolare giova: - ai Melanconici, alle vertigini e per i mentecatti [nella traduzione del Mattioli], nei calcoli vescicali, nelle crisi isteriche, alla milza ingrossata [produttrice di cattiva Malinconia] e nella sciatica. Rafforza i deboli, dà energia ai corpi, dà buon colorito…….- ed infine dice che - fa bene ad ogni cosa - ! Però non va dato nel mal di testa e nelle affezioni dei nervi…
Si preparava solo con Scilla bianca, si faceva il bulbo a fettine, si faceva essiccare ed una volta essiccata, se ne prendeva una libbra (circa 330 gr) e si faceva macerare in dodici sestari (circa 6 litri e mezzo) di Aceto, (buono, dice Dioscoride, cioè ad elevato tenore di acido acetico), per sette giorni al Sole, in un recipiente ben chiuso. Poi si prendono i bulbi macerati e si spremono con le mani (meglio di no! Chi scrive, anni fa, affettò dei bulbi di Scilla ed ebbe una gravissima reazione di intolleranza; magari dopo essiccata e macerata in Aceto e poi con il Sole, perde buona parte di questa potenza irritante…); poi si riuniscono i liquidi e si filtrano bene. Dioscoride ci fa sapere anche che c’è chi la fa con solo cinque sestari (2,7 litri) di Aceto, quindi il prodotto viene più concentrato, altri la fanno con parti uguali in peso di bulbo di Scilla essiccato e Aceto e li fanno macerare sei mesi. Quest’ultimo preparato è quello più potente per fluidificare e alleggerire le mucosità Flemmatiche perverse. Ma, secondo noi, ancora meno maneggevole e molto pericoloso, ai tempi nostri!
Rimaniamo sempre affascinati dalla “verve” ancora brillantissima degli antichi Maestri.
Vogliamo continuare a provare a trasmettere ai Colleghi le nostre emozioni, mentre riscopriamo la loro ineguagliata sapienza e sottigliezza di pensiero.
TRATTO DALLA RIVISTA “FARMACIA NEWS”
ARGOMENTO: STORIA DELLA FARMACIA-SPEZIERIA