L’affermazione della specie implica l’insorgenza, nella sua evoluzione, di meccanismi difensivi
sempre più raffinati che la preservino dai continui attacchi provenienti dall’esterno.
L’organismo umano deve pertanto essere in grado, entro certi limiti, di rispondere adeguatamente alle variazioni atmosferiche, di neutralizzare i microrganismi , di eliminare tutte le sostanze diverse al fine di mantenere la propria integrità e individualità.
In termini generali la capacità di risposta difensiva rappresenta il complesso di adeguamenti
biologici e fisiologici mobilitati in presenza di nuove esperienze avverso input stressogeni di varia natura capaci di alterare il normale controllo delle basilari condizioni di vita dell’organismo.
Tale risposta è direttamente rapportabile al significato di omeostasi (da non assimilarlo al concetto di stato eucrasico), i cui concetti fondamentali furono già espressi nel 1800 dal Bernard ripresi poi dal fisiologo statunitense W. B. CANNON nel 1926 introducendo il nozione che il nostro
organismo è un sistema aperto con scambi con l' esterno, e le sostanze che lo compongono risultano
estremamente instabili. Il fatto che mantengano uno stato omeostatico costante (non fisso), è prova dell' esistenza di meccanismi equilibratori che ne controllano i volumi.
Infatti, ogni tendenza al mutamento (vedi stato eucrasico) è impedita da un' accresciuta mobilitazione dei fattori di equilibrio omeostatico tanto maggiore quanto più forte è la propensione difensiva.
Il sistema di regolazione omeostatica risulta composto da un insieme di fattori cooperanti come
sistema polifunzionale di un autocontrollo come feedback negativo (o retroazione) organizzato e
mantenuto da automatismi di regolazione ossia dalla completezza delle attività corporee a carattere
fisiologico.
Simone Iozzi