L’HABITUS UMANO
- DIVAGAZIONI E CONSIDERAZIONI PRELIMINARI -
Rappresenta la conformazione generale dell’ habitus umano la cui nozione ha particolare
importanza per definirne l’unità corporea quale l’insieme di aspetti strutturali esprimenti il soma individuale riconoscibile mediante l’osservazione disponente anatomica della massa corporea nei le sue sembianze craniali, toraciche e addominali.
In sostanza; si tratta della prevalenza di alcune varianti sul soma individuale tra quelle riscontrabili nell’ambito della razza umana e, più specificamente, varianti dovute al prevalere di talune varianti morfologiche d’insieme.
Pur limitando l’argomento alla definizione sopra enunciata, apparentemente così semplice,
racchiude in sé un concetto molto complesso sulle varianti dei tratti somatici quali quelli esprimenti l’unità corporea dell’individuo. In altri termini un habitus umano come uno e tutto associativo in stretto rapporto tra morfologia e funzione.
In sintesi, ogni individuo ha un suo particolare assetto corporeo interpretabile come fisionomia di fondo corrispondente alla unità vivente che è, appunto l’individuo, ossia “un sistema vitale a se stante, apparentemente omogeneo, in perpetua reazione con l’ambiente, composto da parti tra loro combinate in un’unica entità indivisibile comprendente tutti gli attributi fisiologici. biochimici e psichici che contraddistinguono ogni individuo dai suoi simili”.
RIGUARDA LA COMPLESSIONE CORPOREA DÌ FONDO
Rappresentare un Habitus umano delineante la sua complessione corporea dì fondo quale sistema
polifunzionale organizzato in reciproci incanalamenti caratterizzati da estese reti di comunicazione di supersistema a circuiti multipli, limitatamente una organizzazione tra compositi sostrato organici diversi tra loro, assoggettati a dinamiche processuali tra loro diverse, a patto però che conservino la loro singolarità funzionale.
Per fare alcuni esempi, la struttura del fegato, la sua doppia circolazione, i suoi rapporti con le vie biliari implicano che sia in rapporto con la digestione, ma non in grado di fornire informazioni sulle numerose operazioni biochimiche compiute in sede di metabolismo intermedio. Cosi la struttura del rene, le sue vie escretrici unitamente al rapporto con il sistema circolatorio, portano a pensare che abbia una funzione “depurante”, ma non che tenga sotto controllo l’equilibrio elettrolitico e la riserva alcalina e della messa in circolo una sostanza in grado di controllare la differenziazione delle cellule staminali del midollo osseo in cellule della serie rossa.
Anche il fatto che ogni dinamismo biologico richieda la cooperazione di due o più apparati
organici non sempre risulta dalla sola compagine anatomica. E’ il caso della circolazione sanguigna, il cui flusso arterioso è affidato alla forza di contrazione cardiaca, mentre quello venoso è esplicato dalla contrazione muscolare e, nelle grosse vene, dalla pressione negativa provocata prevalentemente dalla contrazione del diaframma.
Inoltre il fegato grazie alla sua attività metabolica aggiunge o rimuove molecole organiche
secondo necessità, mentre i polmoni apportano ossigeno ed eliminano anidride carbonica, il tratto
gastrointestinale rende possibile all' organismo l' assorbimento dell' acqua ingerita con le sostanze nutritizie; il rene elimina la giusta quantità di prodotti catabolici, acqua e sali; e così via nella lunga
lista delle attività regolate dell' organismo tramite:
- vie di ingresso come l’assunzione;
- vie intermedie come il metabolismo;
- vie di raccordo come le nervose, le circolatorie, le endocrine
- vie di uscita come l’escretizie.
unitamente a
- garantire un continuo apporto di ossigeno e di nutrienti al sistema;
- garantire la raccolta e l’eliminazione delle scorie organiche prodotte dal proprio metabolismo;
- garantire la costanza delle condizioni fisico - chimiche necessarie al proprio ambiente interno.
Movimento circolare inizia con la digestione dove la materia attinta dall’esterno va incontro ad una intensa disintegrazione “specifica per specie molecolare”, ed è dopo il loro assorbimento che si ha una intensa reintegrazione in molecole aventi “specificità di sostrato”.
Infine, se ne guardiamo la macrostruttura corporea nel suo procedere osserviamo come alla sua
incessante inquietudine funzionale si sovrapponga un decorso di mutamento molto più lento
palesato dalla osservazione empirica della fisionomia umana, poiché ben diversa è la compagine
corporea nel neonato, da quella di un bambino, del giovane, dell’adulto e dell’anziano.
A periodi medi di tempo si ha perciò un’incessante escalation dell’organismo fino al suo destino finale che è la cessazione del fenomeno vita.