Primo corso di “Geobotanica delle Piante Officinali”

La Geobotanica e la Fitosociologia sono materie che vengono solitamente studiate nei corsi universitari di Agraria e di Scienze Naturali. Queste però non vengono trattate nei corsi per Erboristi, mentre sono argomenti importanti ed utili in quanto spiegano come si comportano le piante e come è possibile individuarle in base alle zone geografiche. Ma queste materie nei corsi universitari trattano tutte le piante, non c’è un approfondimento specifico per le erbe officinali e quindi eccoci a presentavi un corso ad hoc per il nostro settore tenuto da Roberto Galardini, Dottore in Scienze Naturali e Tecnico Erborista.
DEFINITIVA 222fitosociologia

I Rovi

DI Luigi Giannelli

ARTICOLO RIVISTA DELLA VAL D’ORCIA – LUIGI GIANNELLI – 12 SETTEMBRE 2012

I Rovi.

Abbiamo visto come la Val d’ Orcia sia costituita da un suolo ricco, mutevole, anche sul piano strettamente chimico, e quindi ben dotato di varietà vegetali (e animali), anche s e ci sono degli elementi piu’ comuni di altri.
Stavolta vorremmo dedicarci ad una delle specie (anzi, insieme di specie) più odiate dai campagnoli di altri tempi, ovvero i Rovi (chiamati “Roghi” dai locali).
Noi vogliamo dedicarvi invece un bello spazio, anche perché questa pianta è ed è stata molto importante sia nella gastronomia (le celeberrime “marmellate di More” delle nostre mamme e nonne), sia nella Fitoterapia che nella Gemmoterapia.

Abbiamo parlato di più specie, poiché la più importante è sicuramente il Rovo comune (Rubus fruticosus), più grande ed imponente e che fa anche i frutti più grossi.
Non solo, pur essendo una pianta erbacea, esso compie ampi archi, più duri e rigidi di un ramo di pianta arborea; quando forma le macchie grandi, fa impressione, per le sue dimensioni e “aggressività spinosa”.

Non dimentichiamo poi una cosa: l’uso delle more come medicamento e alimento è antico (lo cita Dioscoride), ma la vera Mora al tempo era quella di Gelso. Il nostro era la “Mora seconda”, come avrebbero potuto dire a quel tempo.

Dioscoride cita il Rovo al Libro IV° della “Materia Medica”, al Cap. 39° (vers. Mattioli).
E soprattutto tralascia la descrizione botanica, considerandolo << da ciascuno conosciuto >>:
<< Del Rovo. Il Rovo da ciascuno conosciuto, ha virtù di disseccare ed astringere; fa neri i capelli (1). La decozione dei rami ristagna il corpo [blocca la diarrea] & parimenti i flussi delle donne [il flusso mestruale]. Giova ai morsi del Prestero (2); rafforza le gengive. Le foglie masticate giovano alle ulcere della bocca e frenano quelle corrosive. Giovano alle ulcere della testa che emettono pus & agli occhi. Le foglie ridotte in poltiglia, si pongono come empiastro sulla zona anale e similmente sulle emorroidi. Triturate finemente si usano per i dolori di cuore e per le debolezze di stomaco. I rami e le foglie si pestano e se ne spreme il succo per pressione. Tale succo, inspessito al calore del Sole, è un rimedio potente per tutte le affezioni che abbiamo sopra citato. Il succo delle sue More ben mature, è molto utile per confezionare i rimedi della bocca. Mangiate quando sono mezze mature, sono antidiarroiche. Stesso effetto ce lo hanno i suoi fiori, bevuti nel Vino.>>.

Ci pare giusto, dopo Dioscoride, e con il consueto riferimento alla “Medicina Tradizionale Mediterranea”, non dimenticarci di Galeno, medico personale, nonché amico dell’ Imperatore Marco Aurelio.
Esso cita il Rovo nel suo “Le virtù dei semplici medicamenti” (“semplici” nel senso “ingredienti puri”; in realtà il testo è dedicato ai tecnici preparatori), al VI° Libro dell’opera:
<< Le foglie, le gemme, il frutto, e la radice dei Rovi, partecipano tutti non poco della virtù astringente, ma sono differenti in ciò, cioè, le foglie appena sviluppate e tenere hanno in sé molto dell’acquoso e poco dell’astringente ed il medesimo quando si tratta dei germogli. Però, quando si masticano, sanano le ulcerazioni della bocca e possono anche consolidare le ferite. Il loro equilibrio interno è composto in parte di essenza Fredda e Terrestre [Freddo-Secca] e in parte di essenza Acquea- Tiepida [Caldo-Umida.]. Ma il frutto quando è maturo, ha non poco succo Caldo Equilibrato; il quale è dolce, come abbiamo dimostrato. Perciò, per tale motivo, per un poco di sapore astringente, che vi si ritrova, è assai gradevole al gusto, mangiandolo. Quello che non è maturo, ha in sé di molto del Terrestre [Freddo-Secco], e per questo è acerbo e disseccante. L’ uno e l’altro si conservano secchi e sono quindi più valorosi che freschi. Il fiore ha la medesima forza del frutto immaturo e perciò valgono amvedue nella dissenteria, nella diarrea, , negli sputi di Sangue e dove occorre rafforzare le strutture solide. La radice, oltre ad essere astringente, ha in sé non poca sostanza sottile, in virtù della quale, riesce a rompere la pietra delle reni [calcoli renali e vescicali].>>.

Abbiamo citato i più grandi Autori antichi, Dioscoride e Galeno, su una pianta comune della Val d’Orcia, ahimè non più usata, anzi dimenticata, perfino per fare le marmellate dei frutti!

Dottrina della “Signatura” applicata al Rovo.
Uno dei fenomeni più importanti del mondo antico, è la descrizione dei fenomeni, insomma una forma ben definita di Scienza. Parte di questa scienza è il principio di analogia o di “signatura”, che viene applicato a tutto: se applicato agli esseri umani, abbiamo la Fisiognomica (Segni – Elementi –Umori – Organi), alle piante abbiamo la “Fitognomica” o “Dottrina della Signatura”.
Ogni pianta, mostrando forme, portamenti, colori, aspetti particolari (spine, pelosità, torcimenti, e via dicendo, la dice lunga sulle sue proprietà).
La prima cosa che ci colpisce del Rovo è il fatto che tutto il fusto ed i rami sono pieni di spine triangolari e piegate da un lato, formando una sorta di mezza luna: la complessità della spina, ci pare, indica nel contempo una energia potente che “esce” come un’arma, ma è un’arma che rammenta la scimitarra islamica, dove al Sole della Spada, si unisce la Luna. La base del triangolo indica la sua grande stabilità. Quindi, punta + stabilità + piegatura da scimitarra lunare.

Immediatamente dopo, soprattutto nei soggetti adulti e fitti, in epoca estiva, il fusto ed i rami (che sono poligonali (Terra, Freddo-Secco, Milza/Malinconia), possiedono anche un colore particolare: rosso-porpora, che rappresenta sia la Terra/Malinconia che l’Aria/Sangue.
Ma se il Sangue-Aria, rappresenta l’azione circolatoria e distributrice del corpo, così la Terra-Malinconia, rappresenta l’azione costruttiva-solidificante dei vari organi.
Insomma, il colore porpora rappresenta più di ogni altro l’azione compattante-cicatrizzante sull’elemento Sangue, da parte di droghe o sostanze astringenti-cicatrizzanti di natura Malinconica.
Ovvero, il segno-colore porpora più di ogni altro manifesta l’azione di ricompattazione di tessuti rilassati o con emorragie in corso.

Il Rovo, a nostro modesto parere, simboleggia la sintesi tra forze opposte e complementari, ovvero il blocco delle emorragie e l’essiccazione Fredda, e dall’altra la fluidificazione Caldo-Umida del flusso Sanguigno.

E’ una pianta, che oltre ad avere proprietà terapeutiche, possiede proprietà “didattiche”; molte piante come il Rovo servono agli Erboristi Tradizionali a comprendere al meglio le forze i gioco tra gli organi, secono la Dottrina Umorale-Medicina Tradizionale Mediterranea.

Note:
1) Quasi tutte le piante molto ricche di tannino, ridotte in forma appropriata, magari con l’aggiunta di Sali metallici, tendono a tingere fortemente i capelli e i peli dei mammiferi; inoltre venivano usati per la concia delle pelli. Ciò è dovuto dalla grande affinità tra tannino + ioni metallici (Fe, Cu, ad esempio) + cheratina.
2) Prestero: serpente velenosissimo, probabilmente nemmeno europeo, considerando i lunghi viaggi come medico militare fatti da Dioscoride stesso.

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BIBLOGRAFIA

Mattioli P.A. “Discorsi sulla Materia Medica di Pedacio Dioscoride Anarzabeo ” Venezia 1557 (Rist. anastatica Biokyma-Anghiari AR ‘93)

Platone – Opere complete – Editore Sansoni – Firenze 1989
Lucrezio T.C. – “De rerum natura” – varie edizioni
Apuleio – “Metamorfosi” – varie edizioni
Vitruvio P. – “De Architectura” – a cura di P. Gros – Einaudi – Torino 1997
Varrone M. T. – “Opere scelte” – Classici UTET 1974 – rist. 1996
Plinio G.S. “Storia Naturale” – vers. M.L. Domenichi – Venezia – 1612
Plinio G.S. “Storia Naturale” – a cura di G.B. Conte – Einaudi – Torino 1983-1995
Plutarco “Quaestiones conviviales” – varie edizioni
Cremonese A. – “Direttive sanitarie per le Crociate nella Terra Santa (d)all’ Imperatore Federico II°” . scritta nel 1227
Traduzione di una ristampa anastatica Borna-Leipzig – 1913 – Fritz Honger – Dresda
Tesi di Laurea in Medicina (Università di Leipzig) – Robert Noske (alcuni dati sono incerti; il testo invece è una traduzione originale e conforme).

Dioscoride P. “Materia Medica” – vedi vers. Ruellio – Venezia 1538 e Mattioli – Venezia 1557 e 1568.
Galeno C. “De Compositione medicamentorum secundum locos” – vers. J. Cornario – XVI° sec.
Galeno C. “De Antidotis”
Galeno C. “De Compositione medicamentorum per genera”
[le tre opere sopra citate fanno parte di una raccolta danneggiata del XVI° sec.].
Galeno C. “Methodi Medendi” – Edizione generale – Venezia 1565
Galeno C. “De Simplicium medicamentorum facultatibus” vers. Gaudano – Lione 1547
Galeno C. – “Manualetto di facili preparazioni di rimedi” – trad. di Paolo Crasso da Padova sull’opera di Solone, ripresa da Galeno – parte di raccolta di opere varie di Galeno – Venezia 1565
Alessandro di Tralles – “I Dodici libri di Medicina” – Venezia 1573 (originale: VI° secolo d.C.)
Paolo di Egina – “Totius rei mediche” – autore bizantino VII° secolo – ediz. latina Basilea 1556
Du Ruel J. (Ruellio) – “Pedacii Dioscoridis Anazarbei De Medicinali Materia Libri Quinque”- Venezia 1538
Mattioli P.A. “Discorsi” Venezia 1557 (Rist. anastatica Biokyma-Anghiari AR ‘93)
Galeno C. – “De Theriaca ad Pisonem” – vers. E. Coturri – L. Olschki – Firenze 1959
Galeno C. – “De bonis malisque sucis” – vers. A.M. Ieraci Bio – M.D’Auria – Napoli 1987
Galeno C. – “Le facoltà naturali” – vers. – Oscar classici Mondadori – Milano 2000
Plateario M. – “Circa instans” – Scuola Salernitana XI°-XII° secolo – ed. italiana “Il libro delle piante medicinali” – Vallardi/Garzanti – Milano 1990
Rabelais F. – “Gargantua e Pantagruele” – XVI° secolo – varie edizioni moderne
Alessandro di Tralles “I Dodici libri di Medicina” – Venezia 1573 (originale: VI° secolo d.C.)
Avicenna “Canone della Medicina” – vers. G.Cremonese-correz.A. Alpago – Basilea 1556
Avicenna “Canone della Medicina” – vers. G.Cremonese-correz.A. Alpago – Venezia 1595
AA.VV. “Regimen Sanitatis – Flos Medicinae Scholae Salerni” – vers. A.Sinno – Mursia-Milano 1987
AA.VV. “Ricettario Fiorentino” – edizione 1498 – a cura dell’Istituto Medico-Farmaceutic de Catalunya Barcelona 1992
AA.VV. “Ricettario Fiorentino” – edizione 1550 – a cura di Laboratori Biokyma – Anghiari (AR)

Agrippa C. – “De Occulta Philosophia” – Mediterranee – Roma 1980
“Culpeper’s Complete Herbal” – W. Foulsham & Co. Ltd – Londra 1972
Campanella T. – “Il senso delle cose o La Magia” – F.lli Melita editore – Milano 1980.
Fernel J. – “Therapeutices universalis, seu medendi rationis libri septem” – Francoforte 1593
Rosaccio G. – “Il Medico” – Venezia 1621
Cristini P.B. – “Pratica Medicinale et Osservationi” – Bologna 1680
Castelli B.- “Lexicon Medicum Graeco-Latinum” – Padova 1762
Baumè A. – “Elementi di Farmacia” – Venezia 1773
Murray J.A. – “Apparatus Medicaminum etc.” – Venezia 1795
Pazzini A.- “Storia della Medicina” – Società Editrice Libraria – Milano 1947
AA.VV. – “Atti del IV° Congresso Nazionale di Erboristeria” – Club Alpino Italiano – Modena 1954 – Ristampa Anastatica a cura di Laboratori Biokyma – Anghiari (AR) 2009
Masino C. – “Voci di Spezieria dei secoli XIV°-XVIII°” – Accademia Italiana di Storia della Farmacia Piacenza 1988
Guenon R. – “Simboli della Scienza Sacra” – Adelphi – Milano 1980
Iozzi S. – “Fitopratica” – Giunti -Firenze 1980
Giannelli L. – “L’ Arte dei Profumi” – MIR Edizioni – Montespertoli 1998 – II.a ristampa 2009.

Giannelli L. – “Medicina Tradizionale Mediterranea” – Tecniche Nuove – Milano 2006
Cattabiani A. – “Floriario” – Mondadori – Milano 1996
Brosse J. – “Mitologia degli Alberi” – BUR – Milano 1994 (orig. Edition Plon 1989)
Valnet J. – “Cura delle malattie con ortaggi, frutta e cereali” – Giunti – Firenze 197… – attualmente nuove edizioni.
Giannelli L. – “Gemmoterapia” – Tradizione Mediterranea, Fisiognomica e Mitologia, Manuale Pratico – Edizioni MIR – – Santiveri – Montespertoli (FI) – 2009

I capolavori del Corpus Hippocraticum

La scoperta della strutturale corrispondenza fra le malattie ,il carattere dell’uomo e l’ambiente nell’opera “Sulle acque ,sui venti e sui luoghi”.
Il trattato Sulle acque ,sui venti e sui luoghi e’ fra i piu’ straordinari del Corpus Hippocraticum .
Due sono le tesi di fondo.
1)La prima costituisce una illustrazione paradigmatica circa l’impostazione stessa del discorso della medicina come scienza ,derivato nella sua struttura razionale dal discorso dei filosofi .L’uomo va visto nel complesso in cui e’ naturalmente inserito ,ossia nel complesso di tutte le coordinate che costituiscono l’ambiente in cui vive :le stagioni,
i loro mutamenti e i loro influssi ,i venti tipici delle singole regioni ,le acque caratteristiche dei luoghi e le loro proprieta’ ,le posizioni dei luoghi ,il tipo di vita degli abitanti .”La piena conoscenza di ciascun singolo caso “dipende,pertanto ,dalla conoscenza dell’insieme di queste coordinate ,il che significa che per capire la parte bisogna capire il tutto cui la parte appartiene .La natura dei luoghi e di cio’ che li caratterizza incide sulla costituzione e sull’aspetto degli uomini ,e, quindi ,sulla salute e sulle malattie .Il medico che vuol curare il malato deve
conoscere queste precise corrispondenze .
2)L’altra tesi (la piu’ interessante )e’ che le istituzioni politiche incidono sullo stato di salute e sulle condizioni
generali degli uomini:”Laddove gli uomini non son signori di se stessi e delle proprie leggi ,ma soggetti a despoti ,non pensano gia’ a come addestrarsi alla guerra ,bensi a come sembrare inetti a combattere “.
La democrazia ,dunque ,tempra il carattere e la salute ,mentre il dispotismo produce effetti opposti .
“Il manifesto della medicina Ippocratica :L’Antica Medicina “
La medicina e’ largamente debitrice alla filosofia ma occorre precisare ulteriormente questo asserto .La medicina ,che e’ sorta nel contesto dello schema generale di razionalita’ instaurato dalla filosofia ,ha tosto dovuto prendere le distanze dalla filosofia medesima per non esserne riassorbita .Infatti la scuola medica italica aveva fatto uso dei
quattro elementi empedoclei (acqua ,aria ,terra,fuoco)per spiegare salute e malattia ,vita e morte ,cadendo in un dogmatismo che dimenticava la concreta esperienza e che Ippocrate ritiene deleterio .L’Antica medicina e’ la denuncia di questo dogmatismo e la rivendicazione alla medicina di uno statuto antidogmatico ,di indipendenza
dalla filosofia di Empedocle .Scrive Ippocrate :”Quanti si sono accinti a parlare o scrivere di medicina ,fondando il loro discorso su un postulato ,il caldo o il freddo o l’umido o il secco o quale altro abbiano scelto ,troppo semplificando la causa originaria delle malattie e della morte degli uomini ,a tutti i casi attribuendo la medesima causa ,perche’ si basano su uno o due postulati ,costoro sono palesemente in errore …”
Ippocrate non nega che che questi fattori entrino nella produzione delle malattie e della salute ,ma vi entrano in modo molto vario ed articolato ,perche’ tutto nella natura e’ mescolato insieme :”Qualcuno potrebbe pero’ dire :”ma chi e’ febbricitante per febbri ardenti e polmoniti e altre violente malattie ,non si libera cosi’ presto dalla febbre ,ne in tal caso vi e’ alternanza del caldo e del freddo “.Ma io ritengo che proprio questa sia prova grandissima ,che non semplicemente per il caldo sono febbricitanti gli uomini ,e che esso non e’ la sola causa dei mali ,ma che la stessa cosa e’ insieme amara e calda ,acida e calda ,salata e calda ,e cosi’ all’infinito ,e reciprocamente fredda con le altre proprieta’ .
La conoscenza medica e’ precisa e rigorosa conoscenza della dieta conveniente ,e della giusta misura della medesima .Questa precisione non puo’ derivare da criteri astratti o ipotetici ,ma solo dalla concreta esperienza ,”dalla sensazione del corpo “.
Il discorso medico non dovra’ ,dunque ,vertere intorno all’essenza dell’uomo in generale ,sulle cause della sua comparsa ,e simili ;ma dovra’ vertere sul che cosa e’ l’uomo come quel concreto essere fisico che ha rapporto con cio’che mangia ,con cio’ che beve ,con il suo specifico regime di vita ,e simili :Io ritengo invero che una scienza in qualche modo certa della natura non possa derivare da nient’altro se non dalla medicina ,e che sara’ possibile acquisirla solo quando la medicina stessa sara’ stata tutta quanta esplorata con metodo corretto .Questo almeno mi sembra necessario che il medico sappia sulla natura e faccia ogni sforzo per sapere ,se vuol adempiere in qualche modo ai suoi doveri ,e cioe’ che cos’e’ l’uomo in rapporto a cio’ che mangia e a cio’ che beve e a tutto il suo regime di vita ,e quali conseguenze a ciascuno da ciascuna cosa derivino .
Ricordiamo ,infine,che Ippocrate codifico’ la “Prognosi” che ,come e’ stato notato,rappresenta nel contesto ippocratico “una sintesi di passato,presente e futuro “:solo nell’arco della visione del passato ,del presente e del futuro del malato ,il medico puo’ progettare la perfetta terapia .

Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi -Vol 1 Giovanni Reale -Dario Antiseri ed.la scuola 1996