Psicosomatica e MTM

di Paolo Ospici   La psicosomatica è una disciplina che si è aperta uno spazio vieppiù crescente nell’ambito dell’ufficialità al punto che molto spesso sindromi o patologie di non chiara origine vengono bollate come psicosomatiche e tanti saluti. In realtà si tratta di una disciplina da prendere sul serio, sopratutto per quel che riguarda le connessioni tra psiche e soma, che secondo questa visione, come in quella antica, sono entità non separate ed indivisibili, appunto in-dividuali. Prende le mosse dall’osservazione che le emozioni, specie quelle non elaborate, hanno evidenti effetti a livello somatico dapprima da un punto di vista energetico e poi, se lasciate a se stesse, anche a livello organico fino a sfociare nella patologia vera e propria. Inoltre, ed è acquisizione più recente, non solo gli aspetti emozionali influenzano il soma, ma gli aspetti somatici influenzano le emozioni. E’ noto che i nervi che regolano i visceri sono bidirezionali, cioè l’informazione viaggia sia in senso efferente che afferente. Per questo, non solo un “cattivo pensiero” o emozioni negative possono somatizzarsi, ma disturbi di vario tipo che affliggono un organo possono influenzare lo psichismo e la sfera emozionale. E’ anche noto che diverse emozioni hanno una loggia preferita, un organo nel quale si depositano, come ad esempio la rabbia nel fegato o la paura nei reni. Se l’emozione viene vissuta, elaborata, allora l’energia ad essa collegata viene “digerita”, viceversa tende a depositarsi, a cristallizzare, e quindi a cronicizzarsi. Il percorso è questo: disturbo dapprima a livello energetico, poi, se lasciato a se stesso infiammazione con o senza flogosi, da ultimo cronicizzazione con “cristallizzazione”dell’emozione a livello tissutale. Siamo nel regno dei fiori di Bach, grandi rimedi della sfera emozionale, oltre che dei rimedi tradizionali drenanti. Quanto sopra è perfettamente coerente con quanto tramandato dallatradizione ippocratica. Infatti, non solo le emozioni sono collegate ad organi, ed un’emozione “pesante” dovrebbe essere trattata allegerendo l’organo corrispondente, ma il quadro evolve in una direzione ben precisa e si passa da una prima fase, sintomatica, essudativa o meno con infiammazione, gestita essenzialmente da bile gialla e flemma, ad una fase cronica, degenerativa a carattere splenico.

Nella prima fase sintomatica, che è però già secondaria rispetto all’emozione depositata che l’ha provocata, giova ricordarlo, si tratta l’infiammazione e/o la flogosi con i rimedi drenanti della bile gialla e/o flemmagoghi. Quindi curcuma, rabarbaro, elicriso o altri drenanti biliari, da utilizzarsi secondo la localizzazione del disturbo, insieme ad Acer, Ribes ed eventualmente altri rimedi maggiormente provvisti di tropismo d’organo nel primo caso; nel secondo, quando predomina l’aspetto flemmatico, flemmagoghi come enula, ireos associati a Alnus glutinosa e rimedi gemmoterapici con tropismo d’organo. Più complicato è risalire all’emozione cristallizzata, essendo spesso trascorso del tempo tra il momento emozionale e quello somatico. Tuttavia, la localizzazione ovvero la profondità del disturbo possono aiutare a retrodatare l’episodio emozionale alla base del malessere e quindi guidare nella scelta dei rimedi floreali adatti. Per esempio, una gastrite cronicizzata rimanda ad un’emozione non digerita, riconducibile a rospi indigeriti, rancori dovuti a torti, episodi vissuti il cui ricordo “da la nausea”, e quindi trattabile in primis con Holly ed eventualmente Willow, mentre un acuto può essere collegato ad un episodio recente e quindi più rabbiosa (ancora Holly ma attenzione alla bile gialla!). Parimenti, una cistite cronica e recidivante racconta di paure non superate, forse addirittura traumi adolescenziali, e quindi Aspen, Mimulus e Star of Bethlem, il grande solvente delle emozioni cristallizate; una cistite acuta uno spavento più o meno recente oppure un evento rispetto al quale ci si sente impotenti (non bisogna dimenticare che la paura è una reazione di difesa verso qualcosa che si crede, a torto o a ragione, di non poter affrontare). In questo caso, potrebbero tornare utili fiori legati all’insicurezza, caratteriale o momentanea, come Larch o Elm magari associati a Gentian che dona fede a chi non crede, in se stesso o in altro. In ogni caso, la cronicizzazione complica le cose da un punto di vista somatico perché coinvolge la melanconia e quindi la milza. Come conseguenza, anche il sangue, umore compensativo rispetto alla melanconia, entra a far parte del quadro richiedendo grande attenzione e capacità di analisi da parte dell’erborista. L’artrite lasciata a se stessa prima o poi diventa artrosi ed allora non basterà certo l’artiglio del diavolo o il Ribes nigrum, ma bisognerà intervenire con nutritori della milza come l’equiseto, e gemmoderivati “ricostruttori” come Tamarix e Pinus. Allo stesso modo, più un’emozione che ha causato un determinato disturbo è antica, cristallizzata, profonda, più sarà difficile farla emergere. Non si può escludere, anzi è auspicabile, che le cronicità si risolvano passando per l’acuto, segno inequivocabile di riemersione di un malessere antico e “dimenticato”. Siamo nel campo della Star of Bethlem, il rimedio d’elezione per tutti quelli che hanno perso il sorriso, il gusto di vivere ed appaiono ingrigiti anche nell’aspetto, plumbei, quasi saturnini. Grande rilevanza in questo caso va dato al magnesio; non ci si sofferma mai abbastanza sul ruolo di questo elemento nel ciclo della natura ma basti pensare che è grazie ad esso che l’energia del sole entra, attraverso la clorofilla, nel ciclo della vita per capire come sia capace di portare la luce dentro al buio di una lunga notte grigia e melanconica. Giovano inoltre tutti i rimedi che generano sangue e scaldano il cuore, a partire dal marrobio. Chi del resto non ha provato l’esperienza di aver voglia di dolce in un momento di tristezza? Tipico caso di compensazione attraverso il cibo cartina di tornasole di un bisogno urgente emerso dall’eccesso di un umore sovrabbondante, la melanconia, da compensare con il suo contrario, il sangue. La schiena è un vero e proprio tesoro di informazioni da analizzare in profondità. Essendo la parte posteriore del corpo ha a che fare con tutto ciò che abbiamo “buttato dietro le spalle” ma che non è stato metabolizzato a sufficienza. Quando qulacuno quindi accusa mal di schiena non ci si dovrebbe limitare al solito trattamento antiinfiammatorio, utile ma non risolutivo, ma provare a far emergere le emozioni che a quel dolore hanno dato origine. La localizzazione del dolore può dire molto: collo, zona cervicale, può essere collegata alla catena, alla sensazione di non essere liberi ma vincolati a scelte e decisioni altrui. Cerato, Centaury e, per alcuni aspetti, Red chestnut sono fiori che potrebbero essere utili in questo disturbo. Alle volte può essere legata ad una grande capacità di sopportazione, ma che porta a pagare un prezzo in termini di irrigidimento del collo. In questo caso, dato che si sopporta per quieto vivere, Agrimony e di nuovo Centaury (chi sopporta per troppo amore) sono esempi di fiori di riferimento. Se il problema coinvolge la parte superiore delle spalle, allora si sta portando un peso eccessivo (complesso di Atlante) e bisogna liberarsene. Oak, per i soggetti forti sul piano prevalentemente fisico, o Elm, per quelli che lo sono sopratutto sul piano psichico, possono essere spesso i fiori da associare. Se il peso eccessivo è oggettivo e non soggettivo, utilizzare eventualmente Hornbeam, il fiore di chi si alza la mattina appesantito dalla rugiada accumulata durante la notte. In questo caso è di grande importanza anche una dieta non umidificante, giacché appesantisce e renderebbe più problematico un recupero psicofisico, e, se ci sono concomitanti sintomi di eccesso di umidità, scaldare e tonificare lo stomaco per evitare che il soggetto possa arrivare all’immunodepressione. Alle volte il dolore tra collo e spalle indica un attegiamento diverso, dovuto all’assenza di senso di responsabilità o alla viltà, e quindi il soggetto, come la tartaruga nel carapace, si ritrae contraendo il collo verso le spalle. In questo caso, Aspen, Mimulus, Larch (se il soggetto si ritrae per scarsa fiducia in se stesso) e, di nuovo, la Star of Bethlem per eventuali traumi interiori non rimossi. Anche in questo caso ci vuole attenzione all’umidità, dato che la pavidità è caratteristica flemmatica, e quindi trattare il dolore eventuale con piante che drenano umidità tipo salsapariglia. Se si ha il rachide che appare rettilineo, allora si può ipotizzare rigidità dall’essere “tutto di un pezzo”, con eccessivo senso morale o del dovere. Rock water, eventualmente Vervain (in questo secondo caso probabilmente il soggetto ha o ha avuto problemi di tipo dermatologico ascrivibili a bile gialla), anche Oak per coloro che sono forti ma non incrollabili. La zona scapolare è collegata ai pesi da portare, il fardello, lo zaino emotivo che grava sulle spalle di qualcuno. Spesso siamo ancora nell’ambito di Oak, e il soggetto sopporterà con fierezza il peso, altrimenti si lamenterà ed allora bisognerà guardare ad altri fiori. Qualche volta si tratta di persone individualiste, poco tolleranti, che scelgono di fare da soli per la scarsa attitudine a lavorare con altri. Allora il fiore di riferimento sarà Beech, visto che lo zaino se lo sono caricate volontariamente rifiutando l’aiuto altrui. La zona interscapolare è quella della coltellata lla schiena, tipica di chi ha subito un torto, reale o presunto, e non riesce a superare il rancore (notare somiglianze con lo stomaco, verificare dispepsie). Holly prima di tutto, ma anche Willow, per chi si sente in creditocon la vita, ed eventualmente Gentian e/o Star of Bethlem. Nella zona tra scapole e reni spuntano le ali, ed allora a chi soffre in queste aree del copro qualcuno o qualcosa ha tarpato le ali o gli è stato impedito di spiccare il volo. Probabilmente l’individuo apparirà triste e melanconico, quindi allegerire o nutrire la milza. Tra i fiori, quelli che hanno a che vedere con il pessimismo e l’abbandono della lotta, Gentian, Gorse e, se il pensiero è ancora bloccato a quell’episodio,White chestnut. talvolta può essere indicato Walnut, sopratutto per chi è abitudinario e le ali gli sono state tarpate a causa di interferenze di terzi che lo hanno destabilizzato. Anche a livello dorsale possiamo ritrovare riflesse le emozioni che colpiscono i visceri. L’area dello stomaco la ritroviamo proiettata sul dorso nel punto corrispomdente oppure nell’area anteriore superficialmente. La parte dorsale è quella più forte e quindi li si manifestano i torti subiti, le umiliazioni, insomma tutto ciò che non si è digerito. Nell’area frontale invece si riflette tutto ciò che è intimamente indigesto, che ha a che fare con la dignità della persona. Star of Bethelem e Holly, tanto per cambiare, ma anche se serve White chestnut e, se la persona ha perduto assieme alla dignità l’autostima, Larch. Anche il fegato si riflette sul dorso nell’area dell’ipocondrio destro e naturalmente quell’area è associata alla rabbia. Se si riflette nella parte bassa, potrebbe essere segno diagnostico di calcoli biliari, a loro volta segno di una rabbia repressa, cristallizata. Drenare bile gialla e sciogliere le concrezioni emotive, Holly, Beech, Impatiens se il soggetto per accumulo di bile gialla appare ansioso e frenetico. Nei reni come già detto alloggia la paura, e questa emozione si troverà riflessa nell’area dorsale corrispondente. Il brivido freddo, il gelo nelle ossa, Mimulus, Aspen e, nei grandi schock emozionali, Rock rose, ma anche la paura di osare, di chiedere e in ogni casoin tutte le sue estensioni. Quindi Larch, Cerato, Centaury. Sempre nella zona lombare c’è l’area della soma, legata al peso portato e costiuisce un approfondimento delle proiezioni dell’area dello stomaco e/o del fegato. Collegare tra loro sintomi e segni apparentemente diversi può essere un modo davvero migliore per lavorare e potrà essere fonte di grandi soddisfazioni professionali. Paolo Ospici Bibliografia: Luigi Giannelli, Gemmoterapia, Ed. M.I.R. Luigi Giannelli, Medicina tradizionale mediterranea, ed. Tecniche Nuove Lorenzo Paride Capello, Olismologia, Ed. Tecniche Nuove Edward Bach, Opere complete, Ed. Makrofoto articolo paolo-2

 

La medicina Tibb e Unani

Il sistema di medicina UNANI deve la sua origine alla Grecia (Unan in arabo significa Grecia). Unani è la parola araba utilizzata per indicare ionico o greco. I paesi musulmani confinanti con la Grecia la chiamavano Yunanistan, o la terra degli Unanis. ‘Tibb’ significa conoscenza degli stati del corpo umano, sia in salute che in malattia, o in altre parole, medicina. ‘Tibb-E-Unani’ è quindi un’antico sistema medico, collaudato nel tempo, risalente a circa 5000 anni fa e con le sue origini in Grecia.

Fu il filosofo-medico greco Ippocrate (460-377 A.C.) che per primo vide nella malattia e nella cura il risultato di processi naturali. Separando quindi la magia dalla religione le diede lo status di scienza. Il quadro teorico della medicina Unani è basato sugli insegnamenti di Ippocrate. Dopo che un folto gruppo di altri studiosi greci ebbe arricchito notevolmente il sistema con moltissime altre informazioni, Galeno (131-210 D.C.) venne riconosciuto, e per questo si distinse, come colui il quale stabilizzò le fondamenta del sistema. Basandosi quindi sui fondamentali della medicina ippocratica alcuni medici musulmani come Al-Razi (Rhazes) (850-925 D.C.) e Ibn Sina (Avicenna) (980-1037 D.C.), Al Zahravi (Albucasis) il chirurgo e Nafis del Ibn, per citarne solo alcuni, hanno costruito un imponente sistema medico.

La Medicina Unani si arricchì moltissimo assorbendo ciò che vi era di migliore negli allora sistemi contemporanei di medicina tradizionale in paesi quali: Egitto, Siria, Iraq, Persia, India, Cina e molti altri in Medio ed Estremo Oriente. La medicina Unani ricevette un grande impulso durante il Regno degli Abbasidi e in India, dove il sistema di medicina Unani venne introdotto dagli arabi, divenne una scienza rispettabile e ‘razionale’, e velocemente si radicò nel territorio e nella cultura Indiana.

Quando i Mongoli attaccarono e devastarono le città della Persia e dell’Asia centrale come Shiraz, Tabrez e Geelan, gli studenti e i medici della medicina Unani fuggirono in India. Il sultanato di Delhi, le dinastie islamiche Khiljis e Tughlaqs e gli imperatori Mughal offrirono protezione di Stato per gli studenti e assunsero inoltre dei dottori, alcuni come dipendenti dello Stato e altri come medici di corte.

Tra il XIII e il XVII secolo in India la medicina Unani raggiunse il massimo splendore. Tra coloro che in quel periodo diedero preziosi contributi allo sviluppo di questo sistema vanno ricordati: Abu Bakr Bin Ali Usman Ksahani, Sadruddin Damashqui, Bahwa bin Khwas Khan, Ali Geelani, Akbal Arzani e Mohammad Hashim Alvi Khan. Gli studenti e i medici della medicina Unani, che si stabilirono in India, non erano soddisfatti dalle droghe conosciute fino allora. Decisero quindi di sottoporre i farmaci indiani a sperimentazioni cliniche. A seguito delle loro sperimentazioni numerosi nuovi farmaci nativi vennero inseriti nel sistema medico Unani arricchendolo ulteriormente.

Durante l’occupazione Britannica la medicina Unani subì una battuta d’arresto e il suo sviluppo divenne più difficile a causa del ritiro del patrocinio governativo. Fintanto però che la medicina Unani ebbe presa tra le masse, continuò comunque ad essere praticata. Grazie agli sforzi e all’impegno profusi dalla famiglia Sharifi a Delhi, dalla famiglia Azizi in Luchnow e dal Nizam di Hyderabad (Nizām, versione abbreviata di Nizam al-Mulk, che significa Governatore del Regno, è stato il titolo dei sovrani nativi dello Stato di Hyderabad, India, fin dal 1719) la medicina Unani sopravvisse al periodo britannico.

Un eccezionale medico e studioso di medicina Unani, Hakim Ajmal Khan (1868-1927) difese la causa del sistema in India. Lo sviluppo della medicina Unani, nonché di altri sistemi indiani di medicina, ha acquisito notevole slancio solo dopo l’indipendenza. Tuttavia già prima dell’indipendenza vennero nominate diverse commissioni che sottolinearono il futuro importante ruolo che la medicina Unani avrebbe giocato tra i sistemi di medicina indigena. Nel 1969 il Governo Indiano fondò il ‘Central Council for Research in Indian Medicine and Homeopathy’ (CCRIMH) per sviluppare la ricerca scientifica nei diversi rami dei sistemi di medicina indiani quali le medicine Unani, Ayurveda, Siddha, lo Yoga, la Naturopatia e l’Omeopatia. Sotto l’egida della CCRIMH le attività di ricerca sono continuate fino al 1978 quando vennero istituiti quattro consigli di ricerca separati, uno per la medicina Unani, uno per l’Ayurveda e la Siddha, uno per lo Yoga e uno per la Naturopatia e Omeopatia. Questo venne fatto per permettere ulteriori sviluppi in consonanza con le filosofie di base dei rispettivi sistemi. Fin dalla sua istituzione il Consiglio centrale per la ricerca in medicina Unani (CCRUM) ha fatto sforzi concertati per poter fornire una base scientifica a questo sistema medico secolare e a trovare soluzioni valide per i problemi di salute delle persone.

Al fine di semplificare la formazione e regolare la pratica nei sistemi di medicina indiani il Governo, con una legge del Parlamento, la ‘Indian Medicine Central Council Act’ del 1970, ha istituito il ‘Central Council of Indian Medicine’ (CCIM). Attualmente la medicina Unani, con professionisti riconosciuti, dottori, ospedali e istituzioni per la formazione e la ricerca, costituisce parte integrante del sistema sanitario nazionale. Oggi l’India è considerata leader mondiale per la medicina Unani. Il Governo offre sempre più sostegno e fondi per lo sviluppo diversificato della medicina Unani, così da trarre il massimo beneficio da questo sistema nel fornire assistenza sanitaria alle masse.

La medicina Unani, come qualsiasi altra forma di scienza medica, si sforza di trovare le migliori soluzioni possibili con le quali una persona può condurre una vita sana con il minor numero di malanni. Prescrive farmaci, diete, bevande e altri regimi inclusi i codici di condotta che servono per favorire il mantenimento e la promozione di una buona salute, così come la prevenzione e la cura della malattia. L’obiettivo ultimo di queste prescrizioni scientifiche e divieti è la creazione di una società sana.

I sistemi di medicina tradizionale sono senza dubbio prevalenti in molti paesi del mondo ma, la maggior parte di essi, sono empirici. D’altra parte, la medicina Unani e le sue derivazioni hanno principi di base razionali e scientifici. Si distingue da altri sistemi medici, così come i farmaci che usa, che sono tutti di origine naturale sia alla fonte che nelle forme. La medicina Unani enfatizza mantenere i composti naturali che appartengono al corpo umano e quindi prescrive solo rimedi naturali. La medicina Unani crede che le malattie possano essere tenute sotto controllo con l’uso di acqua fresca e pulita, respirando aria pulita e consumando alimenti freschi. Dovrebbe, allo stesso modo, essere mantenuto un buon equilibrio tra il corpo e la mente affinché il processo metabolico possa avvenire facilmente così come l’evacuazione dei rifiuti del corpo. La medicina Unani crede inoltre che ogni forma di vita sia stata originate dal mare.

Ci sono 8 differenti specializzazioni nella medicina Unani:

  • Medicina interna

  • Chirurgia

  • Ginecologia inclusi Ostetricia e Pediatria

  • Malattie della testa e del collo

  • Tossicologia

  • Psichiatria

  • Terapia di ringiovanimento compreso la Geriatria

  • Sessuologia

  • Terapia di Condotta

  • Dietoterapia

  • Idroterapia


Risvolti storici della chirurgia nella medicina Unani:

Per ragioni storiche nel periodo medievale la pratica della chirurgia veniva fortemente contrastata e scoraggiata. Ma in tempi antichi i chirurghi Unani hanno eseguito operazioni di chirurgia cerebrale molto difficili, laparotomie e operazioni di chirurgia plastica. Nonostante l’apatia generata dalla legge coloniale, la fede delle persone nella loro cultura e medicina tradizionale permise di mantenere vivi gli altri rami del sistema medico Unani. È grazie a questa massa di base ed all’utilità di questo sistema medico che dopo l’indipendenza il Governo Indiano prese diverse iniziative per proseguire e rilanciare questa scienza della salute.

Teoria ippocratica della medicina:

La prima teoria fondamentale del sistema Unani venne stabilita dal filosofo greco Ippocrate e si fonda sulla convinzione che il corpo dell’individuo è composto da quattro elementi fondamentali che insieme sono chiamati ‘Anasir-e-Arba’ (Hava, Pani, Mitti, Dhup). Questi quattro elementi, o fluidi biologici, costituiscono, in diverse permutazioni e combinazioni, gli ‘Umori’ (Akhlat cioè il sangue (Dam), il muco (Kafa), la bile (Safra) e la bile nera (Souda). Si può quindi affermare che la medicina Unani si fonda sui principi di base e cioè la presenza dei quattro umori nel sangue umano. Finché questi umori si mantengono in un equilibrio normale, in quantità normale e nelle normali regioni del corpo, il sistema degli umori funzionerà in modo normale. Le malattie sono il risultato di eventuali squilibri alla costituzione degli umori o cambiamenti nella loro quantità e qualità. Nel corso dei secoli diversi altri studiosi hanno migliorato e ampliato la portata del sistema Unani. Secondo la disciplina Unani così com’è oggi, il corpo umano è composto da 7 componenti naturali di base chiamati ‘Umoor e Tabaiyah’ I quali sono responsabili del mantenimento della salute. Questi componenti sono:

  • Elementi (Arkan)

  • Temperamento (Mizaj)

  • Umori (Akhlaat)

  • Organi (Aaza)

  • Forze neuro vitali (Arwah)

  • Facoltà (Quwa)

  • Funzioni (Afaal)

La perdita di uno qualsiasi di questi componenti di base o l’alterazione del loro stato fisico potrebbe portare a malattie o alla morte. È altamente indispensabile considerare tutti questi fattori in modo da raggiungere la diagnosi corretta e di conseguenza il corretto trattamento e il percorso riabilitativo. I medici Unani spiegano che c’è una speciale abilità nascosta in ogni individuo chiamata il meccanismo di difesa del corpo, o nel linguaggio tecnico Unani – ‘Tabiyat-e-Muddabare Badan’. Il ‘Tabiyat’ può essere definito come la somma totale delle funzioni strutturali e del carattere psicologico dell’essere umano. Il ‘Tabiyat’ o natura umana è il miglior medico e mantiene l’equilibrio dei quattro umori o ‘Akhlat’. La quantità e la qualità dovrebbero essere invece secondo la composizione chimica naturale del corpo.

Diagnosi e trattamento

Per la diagnosi di una malattia, gli aspetti più importanti sono l’ascolto del ‘Nabz’ (polso), l’esame del ‘Boul’ (urina) e del ‘Baraz’ (materia fecale). Per quanto riguarda la cura tutte le malattie sono trattate seguendo quattro linee.

  • La prima è il ‘Ilaj-bil-tadbir’ (Terapia di regime). Le speciali tecniche usate in questa terapia sono il ‘Dalak’ (massaggio), il ‘Riyazat’ (esercizio) e l’’Hammam’ (bagno di vapore).

  • La seconda linea di terapia è conosciuta come ‘Ilaj-bil-ghiza’ (Dietoterapia) nella quale viene suggerito al paziente il tipo di cambiamento nella qualità e quantità della dieta. Viene chiesto al paziente di limitare e modificare la sua dieta, ai pazienti malnutriti viene invece prescritta una dieta equilibrata, a volte al paziente è anche chiesto di rinunciare del tutto il cibo.

  • La terza linea di terapia è ‘Ilaj-bil-dawah’ cioè vengono utilizzati farmaci di origine naturale. Possono essere di origine vegetale, animale o minerale, e sono disponibili in diverse forme quali Safoof (polvere), Haboob e Qurs (compresse), Sharbat (sciroppi) e Majoon, Itrifal e Khamirajat (semi-solidi).

  • ‘Jarahat’ (chirurgia) è la quarta linea di trattamento. Alcuni metodi chirurgici particolari utilizzati nella medicina Unani sono il ‘Fasad’ (salasso), l’’Hajamat’ (coppettazione), il ‘Taleeque’ (Hirudoterapia) e ‘Amle-kai’ (diatermia).

I trattamenti del sistema Unani sono costituiti da tre categorie di farmaci, prodotti cioè vegetali, animali e minerali che comprendono metalli, gemme e gioielli. Questi farmaci sono descritti con riferimento al loro gusto e proprietà (Khassosiyat) e potenza (Qoowat). Poiché le malattie sono causate da diversi fattori quali irregolarità dietetiche, fattori psichici e variazioni stagionali, nelle ricette si trovano spesso combinazioni di parecchie droghe. Prima della somministrazione, questi farmaci vengono elaborati in forma di succo, polvere, decotto, infusione, pillole, compresse, oli medicati, ghee e preparazioni alcoliche. Durante la preparazione e l’elaborazione di ricette medicamentose, va sempre tenuto a mente che, per quanto possibile, il farmaco dovrebbe essere utile nel trattamento di diversi disturbi, con un’azione terapeutica molto potente, dal gusto delizioso e con lunga durata. Migliaia di tali ricette e i loro particolari risvolti sono descritti nei testi di medicina Unani.

Ibn-Sina, il medico Unani più antico e che ha avuto un impatto di vasta portata nel mondo islamico e in quello occidentale, definì la medicina Unani come la scienza da cui apprendiamo i vari stati del corpo, quando è in salute e quando non lo è, i motivi per cui la salute rischia di essere persa e, quando persa, come essere ripristinata. La logica per mantenere una buona salute si basa sui concetti di ‘Hifzan-e-Sehat’ (igiene) e ‘Asbab-e-Sittah Zaruriah’ (le sei cause essenziali).

La medicina Unani ha sempre aiutato la gente dell’India e i paesi vicini a mantenere una buona salute. Li ha indirizzati sia nella loro vita quotidiana che nelle abitudini alimentari e li ha aiutati a guarire dalle malattie. La medicina Unani è quindi rimasta per molto tempo una parte integrante della loro cultura. Il sistema medico Unani è stato ben definito, ben sviluppato e i suoi farmaci collaudati e provati per secoli in modo da risultare generalmente non tossici e senza effetti collaterali.

Un crescente bisogno di assistenza sanitaria primaria

L’assistenza sanitaria primaria è assistenza sanitaria essenziale basata su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili. L’assistenza sanitaria deve essere universalmente accessibile a tutti gli individui e a tutte le famiglie di ogni Comunità, attraverso una loro reale e approfondita piena partecipazione e ad un costo che la Comunità e il Paese possono permettersi di mantenere ad ogni livello.

Nel sub continente indiano l’80% della popolazione vive nelle champagne o nelle foreste e si dedica al lavoro rurale. Questa naturale simbiosi tra l’uomo e la natura che lo circonda fa si che a tutt’oggi per semplici trattamenti e rimedi, si ricorra alle madre terra e ai suoi molti prodotti utili per la guarigione come erbe e arbusti con proprietà medicinali. In tale scenario, non è fuori luogo considerare il sistema di medicina Unani, che è essenzialmente un sistema naturale ed efficace di guarigione, oltre ad essere accessibile a tutti, perfettamente adatto per il raggiungimento di “buona salute” per tutti, così come auspicato nel 1978 ad Alma Ata nella International Conference on Primary Health Care, AlmaAta, USSR, 6-12. September 1978”.

Luca Cozzi

Khulna, 10 aprile 2014

Capelli, Pelle e le piante del benessere

(di Alessandro Pagnoni)

La pelle, ovvero l’apparato tegumentario è i l’apparato più pesante (circa 18kg in media) dell’organismo umano, essa è costituita da uno strato supeficiale chiamato Epidermide, uno sottostante chiamato Derma ed uno più profonodo che risponde al nome di Ipoderma.

L’epidermide è lo strato epiteliale più esterno della pelle e, come tale, non è vascolarizzato, prende infatti il suo nutrimento dalla diffusione di metaboliti ed ossigeno dallo strato più superficiale del derma. Con uno spessore che varia dai 50 µm a 1,5 mm, l’Epidremide è costituita da diversi strati disposti dalla profondità alla superficie che rispecchiano il ciclo vitale delle cellule epiteliali presenti, le quali si chiamano cheratinociti. L’ultimo strato è costituito da cheratinociti morti che formano la cosiddetta cheratina.

Il Derma è formato da un lamina di tessuto connetivo in cui vi sono dei fibroblasti che sintetizzano sia le proteine connettivali (collagene, elastina), sia i glicosamminoglicani come l’acido jaluronico. Questi glicosamminoglicani hanno la funzione di collante tra le varie cellule epiteliali: in pratica sono come la calce che tiene su i mattoni costituiti dalle cellule dell’epitelio.

Il Derma è l’ultimo strato della pelle, nonché il più profondo. È costituito da tessuto connettivo lasso e denso ed è formato da una parte papillare ed una reticolare. Essendo un tessuto connettivo è vascolarizzato ed è provvisto divie di diffusione per l’epidermide. Le numerose anse epidermiche che costituiscono le creste e i solchi si giustappongono con strutture analoghe nel derma denominate Papille Dermiche, strutture coniche provviste di un’ansa capillare e di numerose terminazioni nervose. Il Derma è ricco di fibre collagene ed elastiche e conferisce elasticità e resistenza alla cute, esso continua senza un netto distacco con l’Ipoderma.

L’Ipoderma o tela sottocutanea è lo strato più profondo della pelle che si trova sotto il derma da cui non è possibile differenzialo in maniera netta. La distribuzione e lo spessore del ipoderma sono molto variabili. Lo spessore oscilla tra i 0,5 e i 2 cm risultando minore laddove la pelle è a contatto diretto con osso o cartilagine (come la volta cranica, il naso, il padiglione auricolare) e maggiore in altre sedi (glutei, palmo delle mani o pianta dei piedi). L’Ipoderma mette in rapporto il Derma con i tessuti sottostanti (come la fascia superficiale comune del corpo oppure direttamente ossa o cartilagine) permettendo anche un reciproco scorrimento consentendo di sollevare la pelle in pieghe.
Un Ipoderma particolarmente ricco di adipociti viene definito pannicolo adiposo sottocutaneo che costituisce la cellulite.
I Capelli
I capelli sono costituiti da proteine solide, come la cheratina, in una percentuale compresa fra il 65 e il 95%, e per il resto da acqua, lipidi, pigmenti ed oligoelementi. Altra proteina solida è la melanina che conferisce il colore al capello.

Altre sostanze importanti nella vita del capello sono il ferro, che possiede un ruolo primario nella sintesi dell’emoglobina del sangue per l’ossigenazione dei tessuti; a seguire, zinco, magnesio e infine il rame, che partecipano al processo di formazione della melanina.
I capelli crescono a una velocità di circa 0,3 mm al giorno: anche se questo valore può però mutare notevolmente da una persona all’altra. Il capello è soggetto ad un ciclo di crescita della durata di 2-6 anni,ma sono documentati cicli di oltre 10 anni. Alla fine di ciascun ciclo il capello cade e viene sostituito. Il ciclo del capello è costituito dalla successione delle tre fasi:
Anche la lunghezza dei capelli è molto variabile e raramente raggiunge il metro e, insieme alle unghie e alla barba, sono le uniche parti del corpo che crescono continuamente durante il corso della vita. I capelli si distinguono in grassi o secchi, spessi o sottili. Altre qualità dei capelli sono: lisci o sfibrati, naturalmente mossi e riccioli, lucenti e brillanti, morbidi, piatti o voluminosi.
A volte viene riportata la leggenda metropolitana che i capelli, come altri annessi cutanei, crescano dopo la morte; in realtà si tratta di un’illusione dovuta alla retrazione cutanea successiva alla disidratazione post-mortem.
I follicoli dei capelli contengono enzimi recettori di ormoni androgeni, e altri enzimi responsabili della loro conversione in altri ormoni androgeni a livello del cuoio capelluto: come la P450-Aromatasi in grado di convertire il Testosterone in Estrone, ed anche 5-alfa-reduttasi, in grado di convertire il testosterone in DHT.
La P450-aromatasi prevale nei follicoli occipitali, mentre la 5-alfa-reduttasi in quelli frontali. Rilevanti in questo caso sono le differenze fra uomo e donna: la P450-aromatasi nei follicoli frontali è sei volte maggiore nelle donne, mentre la 5-alfa-reduttasi tipo1 e tipo 2 è rispettivamente 3 e 3,5 volte minore.

Piante che aiutano la pelle ed il capello:
Bardana
La bardana agisce sul fegato e sulla pelle sia come depurativo, è utile nei casi di acne e capelli grassi sia per uso interno sia per uso esterno, inoltre è perticolarmente utile qualora l’eccesso di sebo prodotto dai capelli e dalla pelle si sovrainfetti grazie alla sua azione nei confronti dei batteri Gram+ , inoltre l’acido arctico contentuto nella pianta si è dimostrato in grado di favorirela cicatrizzazione delle ferite.
La Bardana è conosciuta come potente depurativo della pelle in virtù delle sue prorie capacità di drenare la pelle, l’abate kneipp annotò nei suoi scritti che se il bulbo non era morto del tutto un decotto di radici di bardana applicato per 3-5 volte a settimana era in grado di far ricrescere i capelli.

Viola Del Pensiero
L’attività antiinfiammatoria della Viola del Pensiero si esplica benissimo in tutte le dermatosi in particolare quelle pruriginose dove trava un valido aiuto proprio nella bardana, in particolare la viola del pensiero possiede dei salicilati ad azione antiinfiammatoria.
Inoltre la viola del pensiero grazie alla presenza di antocianosidi è in grado di stimolare il microcircolo cutaneo pur non creando rossori e ciò porta a far si che il bulbo capillare vega nutrito in manoera migliore, nel trattamento del capello grasso svolge un’azione antiinfiammatoria che ben si accompagna all’azione antisettica della bardana e degli oli essenziali.
Nella medicina popolare la Viola tricolore rimane il rimedio migliore per la crosta lattea dei lattanti: può essere somministrata come infuso nel biberon oppure applicata come cataplasma della pianta [possibilmente fresca] mischiata a latte – direttamente sulla crosta lattea.

Carciofo
Il Carciofo è una pianta ertremamente attiva sulla pelle, sia nell’uso interno come drenaggio vicariante, sia in quello esterno dove viene impiegato con successo in moltissime dermatosi in quanto svolge una funzione seboriequilibrante.
Il carciofo infatti grazie alla presenza di cinarina è utilissimo nei problemi di pelle grassa e di capelli grassi e sfibrati per regolarizzare il derma senza aggredirlo e quindi senza che si formi il classico effetto ping-pong ovvero la formazione, dopo un lavaggio energico del capello, di altro sebo in eccesso.
Quindi in caso di capelli stanchi e sfibrati con cute grassa e forfora grassa, una tisana di Carciofo e Bardana può essere utilizzata per il risciacquo finale dopo la detersione.

Echinacea
L’ impiego cosmetico dell’echinacea è dovuto alle sue proprietà antiflogistiche che ne fanno un’utile rimedio peril trattamento di pelli secche aride, screpolate, e di capelli secchi, crespi e sfibrati grazie alla sua azione riepitelizzante, inoltre grazie alle sue virtù antinfiammatorie viene impiegata con successo nelle dematitianche pruriginose purchè sempre secche.
L’Echinacea, in tutte le 9 specie che caratterizzano il genere, viene adoperata per le ferite cutanee a lenta rimarginazione, sia l’uso interno sia quello esterno danno i medesimi risultati, ovvero un’intensa immunostimolazione che porta a far si che i prodotti a base di echinacea possano esssere impiegati ove vi siano problemi di natura autoimmune (psoriasi, alopecia aerata etc…) solo però per brevi periodi, non superiori alle 8 settimane.

Camomilla

La camomilla è utile in diversi problemi a carico della pelle e del capello, già Leclerc ne aveva intuito le capacità antiinfiammatorie a cariceo della pelle infatti la camomilla è in grado di bloccare i recettori dell’infiammazione del bulbo pilifero bloccando l’estensione della flogosi, può essere presa in considerazione, magari insieme ad echinacea per le problematiche allergiche della pelle in quanto blocca la secrezione di istamina. Inoltre la Camomilla è particolarmente utile come antimicrobico perciò se ne prospetta anche un utilizzo su funghi e altri problemi del cuoio capelluto. In cosmesi viene ingiustamente tacciata come pianta soltanto schiarente ma dalla sua ha anche un’ottimo effetto decongestionante su pelle sia secca sia grassa.
I preparati a base di camomilla hanno anche un’attività antiedemigena perciò si possono utilizzare come drenanti degli edemi cutanei e studi in vivo riportano un utilizzo nelle patologie immunomediate come dermatiti da contatto e varie forme di eczemi ed eritemi anche da UV.
In pratica se non schiarisse il capello a volte anche solo di mezzo tono avremmo trovato la pianta definitiva da adoperare in tricologia.

Equiseto.
La Dott.ssa Enrica Campanini citando Unna prospetta un utilizzo cosmetico dell’equiseto anche sul capello in virtù dell’apporto rimineralizzante dovuto al silicio colloidale di cui questa pianta è piena, inoltre l’equiseto tende a proteggere la pelle e a favorire la cicatrizzazione delle ferite, inoltre l’equisetpo migliora l’elasticità cutanea. La somministrazione per via cosemtica di equiseto sul cuoio capelluto è inidcata nelle dermatiti secche e nella forfora secca in quanto le proprietà elsticizzanti dell’equiseto si estrinsecano al meglio in queste condizioni.

Ortica Foglia
L’uso esterno delle foglie di Ortica si perde nella notte dei tempi trova da sempre utilizzo come tonificante e stimolente del cuoio capelluto contro la seborrea e la cadua dei capelli, infatti il contenuto proteico della droga ha un’azione sostantivante e condizionante del capello che ne prospetta un’utilizzo nei capelli stanchi e sfibrati, in virtù delle sue proprietà antifiammatorie.

Miglio
Il Miglio è un cereale ricco di vitamina A e di vitamine del gruppo B, come la Niacina, la vitamina B6 e l’Acido Folico. Inoltre è ricco di minerali ed oligo-elementi come Calcio, Ferro, Potassio, Magnesio e Zinco. Per il suo elevato contenuto di acido silicico, è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti, stimolandone la crescita.
Il Miglio funziona in caso di capelli fragili, secchi, sfibrati e per contrastare la caduta, capita spesso infatti che, con il passare degli anni, i capelli perdano il vigore, la stabilità ma anche lo spessore. La maggior parte dei prodotti a base di miglio danno ai capelli tutti quei nutrimenti che sono necessari per ritardare o bloccare la loro caduta, favorire una crescita più veloce, forte e robusta di quelli presenti e garantirne una maggior foltezza.
Essendo il miglio considerato un forte ricostituente ed energizzante, con esso vengono creati integratori alimentari in compresse che utilizzano le proprietà del cereale per diverse finalità. Negli ultimi anni gli studi erboristici e fitoterapici hanno ulteriormente migliorato ed esaltato l’efficacia di una tale integrazione.
Differentemente dagli altri modi di somministrazione precedentemente spiegati, le compresse risultano un metodo mirato e veloce che esalta al massimo le proprietà del miglio. Le compresse o le capsule a base di miglio vengono assunte innanzitutto da coloro che hanno necessità di contrastare la calvizie, il diradamento e l’assottigliamento del capello grazie all’acido silicico, di cui il cereale è ricco, che risulta un forte stimolante per il cuoio capelluto. Inoltre, le vitamine dei gruppi A e B garantiscono la digeribilità del prodotto dando la possibilità di assumere tali compresse in dosi anche consistenti. Il miglio lavora azionando la vitalità dei follicoli capilliferi ormai inattivi o troppo deboli. Grazie, inoltre, ai sali minerali e alle vitamine, è in grado di alleviare le condizioni di stess, spesso alla base della perdita di capelli. In condizioni di stanchezza cronica, infatti, l’organismo tende a rilasciare nel sangue molecole come l’adrenalina e la noradrenalina che il corpo trova utili in quel momento per riuscire ad andare avanti. Queste sostanze, però, riducono l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al cuoio capelluto che risulta così indebolito. Attraverso queste cure i capelli vengono nutriti, rigenerati e infoltiti. Il miglio ne favorisce la crescita, la vigorosità, l’elasticità e l’aumento di cheratina, una proteina che dona forza e lucentezza non solo al cuoio capelluto ma anche alle unghie.

Bibliografia

E. Campanini Dizionario di Fitoterapia e Piante medicinali 2° Edizione ed. Tecniche nuove (2004).

G. Mengozzi Piante antiossidanti, Drenanti, Detossificanti. Appunti corso Triennale di Fitoterapia Centofiori.

G.Mengozzi Piante Antiinfiammatorie. Appunti corso Triennale di Fitoterapia Centofiori.

V.Schultz R.Hansel V.E. Tyler Fitoterapia Razionale ed. Mattioli1885 (2003)