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USI e BENEFICI delle foglie di NEEM (terza parte)

di Luca Cozzi:(Inizio terza parte)

Dopo aver formato un gruppo di persone nella preparazione dell’olio medicato di neem, secondo l’antica procedura, la preparazione e l’uso di questo olio sta rapidamente diffondendosi grazie proprio alla sua efficace e sicura azione. L’olio che noi prepariamo lo usiamo in interventi a favore dei bambini di strada di Dhaka, ai lavoratori della yuta, alle fasce più deboli della popolazione. Ecco di seguito il testo in italiano che avevo preparato al tempo del training e con il quale prepariamo il nostro olio.

[..] Spieghiamo ora tutti i passaggi necessari per preparare un prodotto di buona qualità nel rispetto delle tradizioni scritte nei testi di Medicina Ayurveda.

Raccolta e preparazione delle foglie

Dalle modalità di raccolta delle foglie dipenderà anche quanto tempo è necessario per prepararle all’uso. Per ogni tipo di preparazione dove sono necessarie le foglie, queste devono essere prive dei rametti. La quantità di foglie necessaria per la preparazione che si vuole fare viene pesata. Una volta pronto il materiale viene messo a bagno in acqua per 10 minuti, poi lavato sotto acqua corrente finché l’acqua che gli passa attraverso rimane limpida. Se le foglie lavate sono destinate ad essere essiccate allora il materiale cosi lavato viene posto all’esposizione dell’aria per 1 ora e poi messo in essicatori naturali; se invece le foglie lavate devono essere utilizzate per la preparazione di un decotto, allora il materiale così lavato viene tagliato grossolanamente e immediatamente utilizzato.

Quantitativi necessari per la preparazione di olio di neem medicato

Foglie di Neem fresche private di picciuoli = 1 Kg

Foglie di Neem fresche private di picciuoli =  0,250 Kg

Acqua potabile = 16 Kg

Olio di Sesamo = 1 Kg

Strumenti necessari per la preparazione di olio di neem medicato

No.1 Pentola in acciao inossidabile, con una base abbastanza spessa per evitare che bruci o si attacchi sul fondo la materia prima durante la cottura;

No.1 Contenitore, preferibilmente in acciaio, dove poter mettere il prodotto durante le varie fasi del processo;

No.1 Bilancia elettronica da 0.5-500 gr.;

No.1 Bilancia normale che arrivi almeno a 30 kg;

No.1 Termometro per liquidi; (vanno bene i termometri che usano i cuochi)

Teli per filtraggio, coltello, imbuto, cucchiai di legno, mortaio in pietra (mixer), torchio, bottiglie color ambra o scuro, preferibilmente di vetro.

Procedura per la preparazione

Per la procedura ci siamo attenuti alle spiegazioni riportate nei testi Ayurvedici riconosciuti dal “Drugs and Cosmetics Act” e nel libro “Ayurvedic Formulary of India” (AFI).

L’Olio medicato ha 3 componenti principali chiamati, “Drava” o “Qwatha” (il liquido che si ottiene dalla decozione in acqua di una o più erbe), “Kalka” (una pasta preparata con le erbe) e “Sneha dravya” (un olio vegetale). Per la preparazione degli oli medicati i testi consigliano di utilizzare olio spremuto a freddo di sesamo. Occasionalmente possono essere anche utilizzati olio di ricino o olio di cocco, sia come sostituti parziali che interi.

Come riportato nell’AFI ogni preparazione di olio ayurvedico medicato ha la sua specifica formulazione che prevede l’utilizzo da un minimo di 2 a un massimo di 73 differenti specie di piante medicinali.  La proporzione tra i 3 diversi componenti è la seguente: una parte Kalka, quattro parti Sneha dravya e sedici parti Drava. La preparazione di un olio medicato prevede che la fase di cottura dei tre ingredienti non sia inferiore ai 3 giorni e superiore ai 6.

Preparazione Drava

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Prendere 1 Kg di foglie di Neem fresche, private di picciuoli e lavate; con l’aiuto di un coltello tagliare le foglie a pezzetti e metterle in una pentola di acciaio, aggiungere 16 Kg d’acqua potabile, portare a ebollizione e continuare la cottura a fuoco medio finché il volume della fase liquida non raggiunge un quarto del volume originario. Per determinare il peso in maniera corretta suggerisco di pesare pentola, acqua e foglie, che chiamo y, mentre il peso dell’acqua lo chiamo x.  La cottura dovrà proseguire finché il peso non sará uguale a (y – 3/4x). Terminata la cottura bisogna lasciare riposare il preparato fino al raggiungimento di una temperatura che ne permetta la filtrazione. Per filtrare si consiglia di utilizzare dei pezzi di tela. Successivamente si torchia il residuo con torchio manuale ottenendo un decotto di aspetto scuro e dal sapore amaro.

Preparazione Kalka

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Prendere  0,250 Kg di foglie di Neem fresche, private di picciuoli, lavate, e acqua potabile da utilizzare al bisogno. Nella tradizione, e ancora oggi nei villaggi, per procedere alla preparazione della pasta si utilizza un tagliere in pietra con una specie di mattarello sempre in pietra. Si può alternativamente usare un mixer da cucina. Le foglie vengono tritate fino al punto di avere della polvere, durante la procedura viene aggiunta un poco di acqua, quanto basta per dare la consistenza di “pasta” al preparato.

Una volta pronti la “Drava” e la “Kalka” si può procedere all’ultima fase della preparazione. Prendere di nuovo la pentola di acciaio, unire le tre parti iniziando dalla “Sneha” che in questo caso è l’olio di sesamo. Iniziare la cottura dell’olio a fuoco medio, passati due o tre minuti aggiungere la “Drava” e la “Kalka”. Ora inizia la fase più delicata e che richiede quindi molta presenza. Il composto deve cuocere a fuoco medio/basso, va rimestato in continuazione perchè la “Kalka” presente nel composto tende a depositarsi sul fondo della pentola e a bruciarsi, rendendo vano il lavoro fatto. Il composto deve cuocere fino a completa evaporazione dell’acqua. È necessario avere a portata di mano il termometro. Per tutta la durata della cottura il composto non supera mai i 100 gradi centigradi ma quando l’acqua è evaporata, per un breve periodo di tempo, la temperatura arriva tra i 105 e i 110 gradi. Quando il composto ha raggiunto la temperatura di 106/107 gradi, spegnere il fuoco e lasciare riposare fino al raggiungimento di una temperatura idonea per poterlo filtrare. Prendere dei nuovi teli e iniziare la filtratura del composto e torchiatura del residuo.

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L’olio cosí ottenuto deve essere messo in un contenitore e lasciato riposare (decantare) per almeno due giorni. Passato questo tempo, necessario alla precipitazione e alla sedimentazione, la fase limpida viene separata da quella torbida e messa in bottiglia. Le bottiglie devono essere di colore scuro e preferibilmente di vetro. Conservare il preparato a temperatura ambiente e non esposto al sole. [..]

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(Luca Cozzi, Khulna May 23, 2014)

 

 

 

 

 

USI e BENEFICI delle foglie di NEEM (seconda parte)

di Luca Cozzi:(Inizio seconda parte)

In quale forma sia meglio assumere le foglie di Neem internamente mi porta a considerare un aspetto interessante che comunque si applica a tutte le erbe e non solo al neem. Parlo quindi di tinture, estratti, capsule, tea.

Estratti e Tinture della foglia di Neem: se una pianta contiene sostanze tossiche, queste si concentrano solitamente negli estratti e nelle tinture. Diversi estratti conterranno diverse concentrazioni di diversi principi attivi a seconda del solvente utilizzato e del metodo di lavorazione. L’estratto di Neem è noto soprattutto per i suoi promettenti usi medicinali, ma alcuni esperimenti condotti su estratti di foglie di neem hanno evidenziato spiacevoli effetti collaterali negli animali di laboratorio. Se non si sa esattamente cosa si sta assumendo e che cosa si sta facendo è fortemente sconsigliata l’auto-medicazione con estratti o tinture. L’uso di estratti dovrebbe essere lasciato agli esperti medici ayurvedici.

Le capsule di Neem sono molto popolari perché sono convenienti, facile da usare e perché si evita il sapore estremamente amaro delle foglie. Ma le capsule sono il modo meno efficace di utilizzare le erbe. Sono generalmente mal digerite, scarsamente utilizzate e spesso stantie e inefficaci, il che significa anche che sono senza dubbio sicure…

Tè di Neem: le erbe essiccate preparate in tisane o infusi sono solitamente sicure ed efficaci. Questo è vero anche nel caso delle foglie di neem. Un tè di foglie di Neem ha un sapore estremamente amaro ed è quindi consigliabile miscelare le foglie con altre erbe. Nella medicina ayurvedica il neem non viene mai usato da solo ma assieme ad altre erbe.

Ricordo infine ancora che l’uso interno delle foglie di neem può interferire con il concepimento e con la gravidanza. Se si sta cercando di avere un bambino è consigliabile evitare il neem. Ma allo stesso modo bisogna sapere che se si stà cercando un mezzo naturale di contraccezione, ad oggi non esistono ricerche che provino l’efficacia come contraccettivo delle foglie di neem per uso interno.

Riporto ora alcuni esempi di come poter utilizzare le foglie fresche o essiccate di Neem.

Per preparare l’estratto di foglie di Neem: coprire le foglie di neem con acqua in un rapporto di 1 a 5 (1 Kg di foglie e 5 Kg di acqua), lasciare le foglie in ammollo per 12 ore, non scaldare o bollire il mix perchè il calore abbassa il contenuto di Azadirachtina contenuto nelle foglie, trascorse le 12 ore macinare le foglie in acqua e poi filtrare il composto. Per filtrare bene il composto conviene dapprima filtrare utilizzando della garza così da eliminare il grosso e poi filtrare una seconda volta utilizzando appropriata carta filtro. Avrete ottenuto a questo punto un liquido chiaro e trasparente. Mettere l’estratto in bottiglia scura e conservare in frigorifero. Il consiglio è sempre, avendone la possibilità, di preparare giornalmene l’estratto così da poterlo assumere sempre fresco. L’estratto può anche essere aggiunto all’acqua del bagno per proteggere la pelle e combatterne le impurità. Se volete usare le foglie di Neem per il bagno ma non avete dell’estratto pronto, potete allora mettere a bollire dell’acqua con una buona dose di foglie (come per preparare un tea robusto) e poi aggiungerlo all’acqua del bagno.  Se invece volete preparare un’estratto da utilizzare per le vostre piante da giardino (azione fungicida, antiparassitaria e insetticida) allora, mantenendo gli stessi rapporti, lasciate le foglie a bagno per una settimana e poi spruzzatene l’estratto. L’esratto ottenuto sarà molto più potente ma nello stesso tempo anche dall’odore molto più intenso.

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Per preparare dell’acqua di neem da utilizzare in caso di prurito agli occhi, occhi rossi, congiuntivite ecc bollire dieci foglie fresche di neem in un litro d’acqua per dieci minuti, mettere alcuni pezzi di cotone a bollire assieme così che possano assorbire le impurità. Lo stesso mix può essere utilizzato per gargarismi per curare il mal di gola e come lavaggio della bocca per il trattamento di malattie gengivali oltre che per prevenire la carie. Per preparare invece un’acqua per lavare il viso mettere a bollire in acqua una buona dose di foglie (come per preparare un tea robusto), far bollire per qualche minuto poi filtrare e aspettare che il composto sia diventato freddo. Lavarsi il viso più volte al giorno permette di sfruttare le proprietà antibatteriche del Neem in caso di acne e punti neri con risultati eccellenti.

Un’altro utilizzo delle foglie di Neem è la preparazione di una pasta o crema di foglie di Neem. Può essere utilizzata per il trattamento di vari disturbi della pelle…acne, punti neri, eczema, psoriasi, scabbia; qualsiasi disturbo della pelle vi affligga, con l’applicazione della pasta di neem potrete avere incredibili benefici. Sono diversi i metodi utilizzati per preparare questo  erbolato e di seguito ne riporto alcuni.

Il metodo più semplice prevede l’utilizzo del mortaio e del pestello. Pestare alcune foglie fresche di neem con l’aggiunta di poche gocce d’acqua, quantità sufficiente a rendere cremoso l’erbolato. Usare il preparato così come è. Applicare sulla pelle e lasciare per venti minuti o fino a quando è quasi asciutto e poi risciacquare.

A volte nella preparazione vengono usate più piante, o parti di esse, come ad esempio nel trattamento tradizionale per combattere la scabbia, utilizzato anche in più di uno studio clinico,     dove vengono combinate quattro parti di foglie di neem e una parte di curcuma. Un’altra variazione è quella di coprire le foglie di acqua calda fino a quando non si siano ammorbidite, una volta morbide schiacciarle nella stessa acqua fino ad avere ottenuto una crema. È anche possibile utilizzare l’estratto di foglie; mescolare l’estratto con un’altra droga in polvere, ad esempio polvere di calamina (il suo nome deriva dal latino “calamina”, a sua volta dal greco “kadmeia”, che significa “terra di Cadmo”, in rifermento all’omonimo personaggio leggendario, fondatore di Tebe. La polvere di calamina è formata principalmente da ossido di zinco (ZnO), di colore bianco, oltre ad una piccola quantità di ossido di ferro; la combinazione dei due elementi crea questa graziosa e leggera polvere rosa. L’ossido di zinco, noto anche come zinco bianco o bianco di Cina, viene utilizzato negli unguenti medicinali come antisettico. Viene ricavato dalla zincite, un minerale che diventa ossido di zinco se esposto ad alte temperature. La polvere di calamina è uno dei componenti principali della tradizionale lozione di calamina, molto usata come lenitivo per episodi di eritema, urticaria e irritazione cutanea. Storicamente veniva mescolata con l’acqua di rose come ingrediente di una maschera lenitiva per il viso. Tradizionalmente la polvere di calamina è utilizzata all’interno di ciprie, polveri di talco e dentifrici)  o polvere di legno di sandalo. Raggiungere la consistenza di crema e quindi applicare.

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Ovviamente l’erbolato di neem può essere anche preparato partendo da foglie essiccate. Questo è un modo facile e veloce per fare un buon erbolato di neem utile per i piccoli disturbi della pelle come brufoli o foruncoli, infezioni della pelle, acne ecc. L’utilizzo dell’erbolato preparato partendo da foglie essiccate è solo molto più conveniente poiché le foglie essiccate sono molto più facili da mantenere e conservare. Mescolare una piccola quantità di foglie essiccate con una sufficiente quantità d’acqua fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Applicare sulla pelle e lasciare asciugare. Un’altro modo per preparare un efficacissimo erbolato di neem è l’utilizzo della pelle/corteccia dei ramo giovani. Strofinare la corteccia su una superficie ruvida con un pò di acqua fino ad ottenere una pasta marrone. La crema ottenuta può essere utilizzata tal quale oppure miscelata con la crema ottenuta dalle foglie.

Questi sono solo alcuni dei metodi più semplici ed abbordabili da chiunque, metodi usati come “rimedi casalinghi” e tratti dall’uso tradizionale che viene normalmente praticato nei villaggi Indiani e Bangladeshi. Per riuscire a trasmettervi quanto la pianta di Neem sia di vitale importanza nella quotidianità ed economia dei villaggi aggiungo anche un’altro modo in cui le foglie di neem vengono usate.

Nel controllo dei parassiti  nei prodotti immagazzinati è uso mettere alcune foglie secche di neem all’interno dei contenitori, questo permette di preservare in maniera ottimale i prodotti. Farina di frumento, curcuma in polvere, farina di mais, farina di riso, legumi, ecc vengono spesso infestati da parassiti come il coleottero rosso della farina, il coleottero  del sorgo, noci, frutta secca, ecc., quando questi prodotti alimentari vengono conservati in contenitori che per lungo tempo non vengono aperti.  Molte persone non sono consapevoli dei sintomi né delle ragioni per le quali avvenga l’infestazione da parassiti. La larva, così come l’adulto dell’insetto, rompe il duro rivestimento del seme e si introduce mangiando completamente l’endosperma contenuto nei chicchi. Nel caso della farina è stata anche riscontrata la presenza, all’interno dei contenitori, di deiezioni dei parassiti.  Di seguito riporto una parte tratta dall’articolo – Natural Remedies For Controlling Pests in Your House – scritto da  K Vijayalakshmi & Subhashini Sridhar del “Centre for Indian Knowledge Systems”.

 

[..] Umidità e asciugatura

L’eccessiva umidità nei prodotto alimentari immagazzinati è una delle principali cause di malattie fungine come la muffa e inoltre attire molti parassiti. Quindi una periodica aerazione sotto il sole caldo,  dell’alimento immagazzinato, ne impedisce la formazione. È più sicuro immagazzinare le grandi quantità di granaglie in grandi sacchi. Prima di essere utilizzati, i sacchi,  vanno trattati con una soluzione preparata con i kernel del neem (il kernel è la parte dura che protegge il seme). Per peparare una soluzione al 10% con i kernel del neem, polverizzare 1 Kg di kernel di neem, raccogliere la polvere in un sacchetto di stoffa e metterlo in ammollo in 10 litri di acqua durante la notte. Il mattino successivo spremere bene il sacchetto e immergere per mezz’ora in questa soluzione i sacchi. Mettere i sacchi ad asciugare all’ombra e quindi utilizzarli per immagazzinare le granaglie. Questo metodo preserva il prodotto da attacchi di parassiti  per un anno. Per utilizzare questo metodo anche con i sacchi di stoffa sono necessari 2-3 litri di  Per 10 borse di stoffa, due o tre litri di una soluzione fatta con l’estratto di semi di neem.

Conservare i prodotti vegetali

Per immagazzinare prodotti alimentari come legumi, frumento, riso e altre derrate, possono essere adottati i seguenti metodi:

  • Per un kg di qualsiasi tipo di granaglia , bisogna usare 10 gr di polvere di semi di neem. La polvere può essere raccolta in un sacchetto di stoffa e posizionata all’interno dei contenitori.
  • La polvere dei  rizomi di Acorus calamus può essere mescolata nella proporzione di 1 kg a 50 kg di grano. Per lo stoccaggio del riso, è consigliato un kg per 100 kg di riso. Questa polvere può essere messa in una busta di panno che viene inserita nel contenitore dove è immagazzinato il prodotto.

    (Fine seconda parte)

 

USI E BENEFICI delle foglie di NEEM (prima parte)

Le foglie di Neem dovrebbero ottenere l’attenzione che meritano ma finora non è stato così, non perlomeno nel mondo occidentale. Molte persone hanno sentito parlare dell’olio di neem e delle sue proprietà come insetticida, ma pochi sono consapevoli delle stupefacenti e innumerevoli proprietà medicinali delle foglie di neem. In India la situazione è diversa, la Medicina Ayurvedica ha da sempre utilizzato le foglie. Oltre il 75% dei rimedi ayurvedici contengono neem e solitamente vengono utilizzate le foglie (o suoi estratti), a volte la corteccia, i frutti, i fiori e quasi mai l’olio estratto dai semi. La foglia è comunque la parte della pianta maggiormente conosciuta dalla medicina occidentale, una ragguardevole parte degli studi scientifici sul neem sono stati fatti con le foglie di neem o estratti della stessa.
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L’olio di neem è l’olio estratto dalla spremitura dei semi e non, come qualcuno erroneamente crede, ottenuto dalle foglie. L’olio può essere reso sicuro per il consumo e soprattutto l’uso di olio di neem come anticoncezionale (pillola maschile) continua a generare moltissimo interesse. Tuttavia ha davvero bisogno di speciali conoscenze e trattamenti prima di poter essere assunto internamente.
Non così per le foglie. Le foglie di Neem sono considerate sicure anche per l’assunzione interna, su base regolare o giornaliera, escludendo però le donne in attesa o che stanno cercando di concepire. Per migliaia di anni le persone del subcontinente indiano hanno assunto foglie di neem per via interna senza che ci siano mai state eventuali segnalazioni di effetti collaterali negativi.
Naturalmente è necessario utilizzare il buonsenso come si dovrebbe fare con qualsiasi erba. Per assicurarsi che non vi siano reazioni allergiche si consiglia sempre di provarne una piccola quantità e, altro aspetto importante, non esagerare mai perchè è completamente falso che “se 1 fa bene, 10 fa meglio”. Pur avendo un alone di mistero che spesso può far apparire magiche le proprietà medicinali delle piante, così non è e la pianta di Neem stessa non è una cura magica che risolve ogni problema prendendone a sufficienza, ma può aiutare in moltissimi ambiti, se assunta in modo sensato.
Nel 2005 è stato pubblicato un lavoro intitolato: Medicinal properties of neem leaves: a review. È una raccolta di studi scientifici e studi clinici esistenti. Mostra in maniera impressionante quanto versatili siano le foglie. Ecco ciò che è stato scritto circa i benefici delle foglie di neem: “La foglia di Neem e suoi costituenti hanno dimostrato di possedere proprietà immunomodulanti, antinfiammatorie, antiiperglicemiche, antiulcera, antimalariche, antifungine, antibatteriche, antivirali, antiossidanti, proprietà antitumorali e antimutageniche.”

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Se si prova ad andare nella pagina web PubMed e si fa una ricerca con il vocabolo “neem” associato al vocabolo “foglia o foglie”, si possono trovare alcuni degli studi che sono stati pubblicati fino ad oggi e sono veramente tanti. Essendo i titoli delle ricerche molto tecnici e scientifici, non a tutti possono risultare familiari, ma alcune parole potrebbero saltare all’occhio anche ai meno ferrati: HIV/AIDS, cardioprotettivo, risposta immunitaria, cellule del tumore, immunità anti-tumorale…
Per dare un senso all’apparente “senza senso scientifico”, di seguito vengono fornite ulteriori informazioni per aiutarvi a meglio comprendere i benefici delle foglie di Neem e mostrarvi come poterle utilizzare.
Il Neem è stato spinto, soprattutto a partire dagli anni 90’, come l’erba delle meraviglie, una droga miracolosa in grado di risolvere ogni cosa. “Le foglie di Neem curano il diabete” si legge alle volte in alcuni titoli.
Grandioso! Come potete immaginare a molti occidentali piacerebbe prendere semplicemente una pillola al giorno piuttosto che cambiare abitudini alimentari malsane. Non stupisce infatti che in molti mercati le capsule contenenti foglie di neem stiano vendendo bene. Ma c’è un altro aspetto del neem. L’olio di Neem può essere tossico, come possono le foglie essere sicure? Le foglie non dovrebbero contenere gli stessi principi attivi come l’olio estratto dai semi? E se le foglie sono più sicure, quanto più sicure?
In migliaia di anni di uso nella medicina tradizionale e in decine di anni di studi scientifici, le foglie fresche o essiccate di neem non hanno mai evidenziato effetti collaterali per qualcuno o qualcosa.
Tuttavia, alcune persone hanno reazioni a diverse sostanze, farmaci, alimenti o erbe. Inoltre, a seconda di che cosa si sta prendendo ci possono essere interazioni inaspettate. Se si prende il neem per la prima volta, provare a prenderne solo un poco e vedere cosa succede. Potreste essere la prima persona a mostrare una reazione allergica al neem.
Per le informazioni conosciute sull’utilizzo delle foglie di Neem per uso interno, si può affermare che l’assunzione, anche giornaliera, non ha mai creato problemi o causato disturbi ad alcuno. Da una ricerca effettuata da noi (non perchè si sia più bravi, ma solo perchè presenti sul territorio ce lo siamo potuti permettere), in Bangladesh, nelle comunità contadine, principalmente di religione Hindù, era ed è abitudine delle madri, prima di dormire, mettere a bagno in un bicchiere d’acqua alcune foglie fresche di neem e far bere l’acqua ai figli il mattino seguente. Le madri lo fanno perchè cosi gli è stato tramandato da generazioni, ad oggi la ricerca ha confermato che questo utilizzo permette di prevenire e combattere l’elmentiasi. Tuttavia vorrei suggerire ancora una volta di lasciarsi guidare dalla regola del buon senso e dai consigli di esperti. Il Neem è una pianta molto potente. Per sicurezza potete iniziare a prenderne poco e vedere come reagisce il vostro corpo. Certamente un’altro aspetto da non sottovalutare rispetto alla sicurezza è la provenienza. Stiamo parlando di una pianta con oltre cento principi attivi, non si tratta di una singola sostanza che può essere misurata esattamente. Che cosa esattamente si sta prendendo quindi varia, a seconda della zona di provenienza, se da raccolta spontanea o da coltivazione, come è stata coltivata, in quale periodo dell’anno è stata raccolta, come è stata processata e immagazzinata e così via. Per cui riassumendo le regole: 1) trattare il neem come qualsiasi altra erba medicinale potente, con buon senso e rispetto; 2) acquistare prodotti biologici da venditori affidabili ed esperti; 3) usare il neem con moderazione, come suggerito, e osservare da vicino i risultati. (Finora nessuno caso è mai stato denunciato di sovradosaggio delle foglie).

(Fine Prima parte)

La medicina Tibb e Unani

Il sistema di medicina UNANI deve la sua origine alla Grecia (Unan in arabo significa Grecia). Unani è la parola araba utilizzata per indicare ionico o greco. I paesi musulmani confinanti con la Grecia la chiamavano Yunanistan, o la terra degli Unanis. ‘Tibb’ significa conoscenza degli stati del corpo umano, sia in salute che in malattia, o in altre parole, medicina. ‘Tibb-E-Unani’ è quindi un’antico sistema medico, collaudato nel tempo, risalente a circa 5000 anni fa e con le sue origini in Grecia.

Fu il filosofo-medico greco Ippocrate (460-377 A.C.) che per primo vide nella malattia e nella cura il risultato di processi naturali. Separando quindi la magia dalla religione le diede lo status di scienza. Il quadro teorico della medicina Unani è basato sugli insegnamenti di Ippocrate. Dopo che un folto gruppo di altri studiosi greci ebbe arricchito notevolmente il sistema con moltissime altre informazioni, Galeno (131-210 D.C.) venne riconosciuto, e per questo si distinse, come colui il quale stabilizzò le fondamenta del sistema. Basandosi quindi sui fondamentali della medicina ippocratica alcuni medici musulmani come Al-Razi (Rhazes) (850-925 D.C.) e Ibn Sina (Avicenna) (980-1037 D.C.), Al Zahravi (Albucasis) il chirurgo e Nafis del Ibn, per citarne solo alcuni, hanno costruito un imponente sistema medico.

La Medicina Unani si arricchì moltissimo assorbendo ciò che vi era di migliore negli allora sistemi contemporanei di medicina tradizionale in paesi quali: Egitto, Siria, Iraq, Persia, India, Cina e molti altri in Medio ed Estremo Oriente. La medicina Unani ricevette un grande impulso durante il Regno degli Abbasidi e in India, dove il sistema di medicina Unani venne introdotto dagli arabi, divenne una scienza rispettabile e ‘razionale’, e velocemente si radicò nel territorio e nella cultura Indiana.

Quando i Mongoli attaccarono e devastarono le città della Persia e dell’Asia centrale come Shiraz, Tabrez e Geelan, gli studenti e i medici della medicina Unani fuggirono in India. Il sultanato di Delhi, le dinastie islamiche Khiljis e Tughlaqs e gli imperatori Mughal offrirono protezione di Stato per gli studenti e assunsero inoltre dei dottori, alcuni come dipendenti dello Stato e altri come medici di corte.

Tra il XIII e il XVII secolo in India la medicina Unani raggiunse il massimo splendore. Tra coloro che in quel periodo diedero preziosi contributi allo sviluppo di questo sistema vanno ricordati: Abu Bakr Bin Ali Usman Ksahani, Sadruddin Damashqui, Bahwa bin Khwas Khan, Ali Geelani, Akbal Arzani e Mohammad Hashim Alvi Khan. Gli studenti e i medici della medicina Unani, che si stabilirono in India, non erano soddisfatti dalle droghe conosciute fino allora. Decisero quindi di sottoporre i farmaci indiani a sperimentazioni cliniche. A seguito delle loro sperimentazioni numerosi nuovi farmaci nativi vennero inseriti nel sistema medico Unani arricchendolo ulteriormente.

Durante l’occupazione Britannica la medicina Unani subì una battuta d’arresto e il suo sviluppo divenne più difficile a causa del ritiro del patrocinio governativo. Fintanto però che la medicina Unani ebbe presa tra le masse, continuò comunque ad essere praticata. Grazie agli sforzi e all’impegno profusi dalla famiglia Sharifi a Delhi, dalla famiglia Azizi in Luchnow e dal Nizam di Hyderabad (Nizām, versione abbreviata di Nizam al-Mulk, che significa Governatore del Regno, è stato il titolo dei sovrani nativi dello Stato di Hyderabad, India, fin dal 1719) la medicina Unani sopravvisse al periodo britannico.

Un eccezionale medico e studioso di medicina Unani, Hakim Ajmal Khan (1868-1927) difese la causa del sistema in India. Lo sviluppo della medicina Unani, nonché di altri sistemi indiani di medicina, ha acquisito notevole slancio solo dopo l’indipendenza. Tuttavia già prima dell’indipendenza vennero nominate diverse commissioni che sottolinearono il futuro importante ruolo che la medicina Unani avrebbe giocato tra i sistemi di medicina indigena. Nel 1969 il Governo Indiano fondò il ‘Central Council for Research in Indian Medicine and Homeopathy’ (CCRIMH) per sviluppare la ricerca scientifica nei diversi rami dei sistemi di medicina indiani quali le medicine Unani, Ayurveda, Siddha, lo Yoga, la Naturopatia e l’Omeopatia. Sotto l’egida della CCRIMH le attività di ricerca sono continuate fino al 1978 quando vennero istituiti quattro consigli di ricerca separati, uno per la medicina Unani, uno per l’Ayurveda e la Siddha, uno per lo Yoga e uno per la Naturopatia e Omeopatia. Questo venne fatto per permettere ulteriori sviluppi in consonanza con le filosofie di base dei rispettivi sistemi. Fin dalla sua istituzione il Consiglio centrale per la ricerca in medicina Unani (CCRUM) ha fatto sforzi concertati per poter fornire una base scientifica a questo sistema medico secolare e a trovare soluzioni valide per i problemi di salute delle persone.

Al fine di semplificare la formazione e regolare la pratica nei sistemi di medicina indiani il Governo, con una legge del Parlamento, la ‘Indian Medicine Central Council Act’ del 1970, ha istituito il ‘Central Council of Indian Medicine’ (CCIM). Attualmente la medicina Unani, con professionisti riconosciuti, dottori, ospedali e istituzioni per la formazione e la ricerca, costituisce parte integrante del sistema sanitario nazionale. Oggi l’India è considerata leader mondiale per la medicina Unani. Il Governo offre sempre più sostegno e fondi per lo sviluppo diversificato della medicina Unani, così da trarre il massimo beneficio da questo sistema nel fornire assistenza sanitaria alle masse.

La medicina Unani, come qualsiasi altra forma di scienza medica, si sforza di trovare le migliori soluzioni possibili con le quali una persona può condurre una vita sana con il minor numero di malanni. Prescrive farmaci, diete, bevande e altri regimi inclusi i codici di condotta che servono per favorire il mantenimento e la promozione di una buona salute, così come la prevenzione e la cura della malattia. L’obiettivo ultimo di queste prescrizioni scientifiche e divieti è la creazione di una società sana.

I sistemi di medicina tradizionale sono senza dubbio prevalenti in molti paesi del mondo ma, la maggior parte di essi, sono empirici. D’altra parte, la medicina Unani e le sue derivazioni hanno principi di base razionali e scientifici. Si distingue da altri sistemi medici, così come i farmaci che usa, che sono tutti di origine naturale sia alla fonte che nelle forme. La medicina Unani enfatizza mantenere i composti naturali che appartengono al corpo umano e quindi prescrive solo rimedi naturali. La medicina Unani crede che le malattie possano essere tenute sotto controllo con l’uso di acqua fresca e pulita, respirando aria pulita e consumando alimenti freschi. Dovrebbe, allo stesso modo, essere mantenuto un buon equilibrio tra il corpo e la mente affinché il processo metabolico possa avvenire facilmente così come l’evacuazione dei rifiuti del corpo. La medicina Unani crede inoltre che ogni forma di vita sia stata originate dal mare.

Ci sono 8 differenti specializzazioni nella medicina Unani:

  • Medicina interna

  • Chirurgia

  • Ginecologia inclusi Ostetricia e Pediatria

  • Malattie della testa e del collo

  • Tossicologia

  • Psichiatria

  • Terapia di ringiovanimento compreso la Geriatria

  • Sessuologia

  • Terapia di Condotta

  • Dietoterapia

  • Idroterapia


Risvolti storici della chirurgia nella medicina Unani:

Per ragioni storiche nel periodo medievale la pratica della chirurgia veniva fortemente contrastata e scoraggiata. Ma in tempi antichi i chirurghi Unani hanno eseguito operazioni di chirurgia cerebrale molto difficili, laparotomie e operazioni di chirurgia plastica. Nonostante l’apatia generata dalla legge coloniale, la fede delle persone nella loro cultura e medicina tradizionale permise di mantenere vivi gli altri rami del sistema medico Unani. È grazie a questa massa di base ed all’utilità di questo sistema medico che dopo l’indipendenza il Governo Indiano prese diverse iniziative per proseguire e rilanciare questa scienza della salute.

Teoria ippocratica della medicina:

La prima teoria fondamentale del sistema Unani venne stabilita dal filosofo greco Ippocrate e si fonda sulla convinzione che il corpo dell’individuo è composto da quattro elementi fondamentali che insieme sono chiamati ‘Anasir-e-Arba’ (Hava, Pani, Mitti, Dhup). Questi quattro elementi, o fluidi biologici, costituiscono, in diverse permutazioni e combinazioni, gli ‘Umori’ (Akhlat cioè il sangue (Dam), il muco (Kafa), la bile (Safra) e la bile nera (Souda). Si può quindi affermare che la medicina Unani si fonda sui principi di base e cioè la presenza dei quattro umori nel sangue umano. Finché questi umori si mantengono in un equilibrio normale, in quantità normale e nelle normali regioni del corpo, il sistema degli umori funzionerà in modo normale. Le malattie sono il risultato di eventuali squilibri alla costituzione degli umori o cambiamenti nella loro quantità e qualità. Nel corso dei secoli diversi altri studiosi hanno migliorato e ampliato la portata del sistema Unani. Secondo la disciplina Unani così com’è oggi, il corpo umano è composto da 7 componenti naturali di base chiamati ‘Umoor e Tabaiyah’ I quali sono responsabili del mantenimento della salute. Questi componenti sono:

  • Elementi (Arkan)

  • Temperamento (Mizaj)

  • Umori (Akhlaat)

  • Organi (Aaza)

  • Forze neuro vitali (Arwah)

  • Facoltà (Quwa)

  • Funzioni (Afaal)

La perdita di uno qualsiasi di questi componenti di base o l’alterazione del loro stato fisico potrebbe portare a malattie o alla morte. È altamente indispensabile considerare tutti questi fattori in modo da raggiungere la diagnosi corretta e di conseguenza il corretto trattamento e il percorso riabilitativo. I medici Unani spiegano che c’è una speciale abilità nascosta in ogni individuo chiamata il meccanismo di difesa del corpo, o nel linguaggio tecnico Unani – ‘Tabiyat-e-Muddabare Badan’. Il ‘Tabiyat’ può essere definito come la somma totale delle funzioni strutturali e del carattere psicologico dell’essere umano. Il ‘Tabiyat’ o natura umana è il miglior medico e mantiene l’equilibrio dei quattro umori o ‘Akhlat’. La quantità e la qualità dovrebbero essere invece secondo la composizione chimica naturale del corpo.

Diagnosi e trattamento

Per la diagnosi di una malattia, gli aspetti più importanti sono l’ascolto del ‘Nabz’ (polso), l’esame del ‘Boul’ (urina) e del ‘Baraz’ (materia fecale). Per quanto riguarda la cura tutte le malattie sono trattate seguendo quattro linee.

  • La prima è il ‘Ilaj-bil-tadbir’ (Terapia di regime). Le speciali tecniche usate in questa terapia sono il ‘Dalak’ (massaggio), il ‘Riyazat’ (esercizio) e l’’Hammam’ (bagno di vapore).

  • La seconda linea di terapia è conosciuta come ‘Ilaj-bil-ghiza’ (Dietoterapia) nella quale viene suggerito al paziente il tipo di cambiamento nella qualità e quantità della dieta. Viene chiesto al paziente di limitare e modificare la sua dieta, ai pazienti malnutriti viene invece prescritta una dieta equilibrata, a volte al paziente è anche chiesto di rinunciare del tutto il cibo.

  • La terza linea di terapia è ‘Ilaj-bil-dawah’ cioè vengono utilizzati farmaci di origine naturale. Possono essere di origine vegetale, animale o minerale, e sono disponibili in diverse forme quali Safoof (polvere), Haboob e Qurs (compresse), Sharbat (sciroppi) e Majoon, Itrifal e Khamirajat (semi-solidi).

  • ‘Jarahat’ (chirurgia) è la quarta linea di trattamento. Alcuni metodi chirurgici particolari utilizzati nella medicina Unani sono il ‘Fasad’ (salasso), l’’Hajamat’ (coppettazione), il ‘Taleeque’ (Hirudoterapia) e ‘Amle-kai’ (diatermia).

I trattamenti del sistema Unani sono costituiti da tre categorie di farmaci, prodotti cioè vegetali, animali e minerali che comprendono metalli, gemme e gioielli. Questi farmaci sono descritti con riferimento al loro gusto e proprietà (Khassosiyat) e potenza (Qoowat). Poiché le malattie sono causate da diversi fattori quali irregolarità dietetiche, fattori psichici e variazioni stagionali, nelle ricette si trovano spesso combinazioni di parecchie droghe. Prima della somministrazione, questi farmaci vengono elaborati in forma di succo, polvere, decotto, infusione, pillole, compresse, oli medicati, ghee e preparazioni alcoliche. Durante la preparazione e l’elaborazione di ricette medicamentose, va sempre tenuto a mente che, per quanto possibile, il farmaco dovrebbe essere utile nel trattamento di diversi disturbi, con un’azione terapeutica molto potente, dal gusto delizioso e con lunga durata. Migliaia di tali ricette e i loro particolari risvolti sono descritti nei testi di medicina Unani.

Ibn-Sina, il medico Unani più antico e che ha avuto un impatto di vasta portata nel mondo islamico e in quello occidentale, definì la medicina Unani come la scienza da cui apprendiamo i vari stati del corpo, quando è in salute e quando non lo è, i motivi per cui la salute rischia di essere persa e, quando persa, come essere ripristinata. La logica per mantenere una buona salute si basa sui concetti di ‘Hifzan-e-Sehat’ (igiene) e ‘Asbab-e-Sittah Zaruriah’ (le sei cause essenziali).

La medicina Unani ha sempre aiutato la gente dell’India e i paesi vicini a mantenere una buona salute. Li ha indirizzati sia nella loro vita quotidiana che nelle abitudini alimentari e li ha aiutati a guarire dalle malattie. La medicina Unani è quindi rimasta per molto tempo una parte integrante della loro cultura. Il sistema medico Unani è stato ben definito, ben sviluppato e i suoi farmaci collaudati e provati per secoli in modo da risultare generalmente non tossici e senza effetti collaterali.

Un crescente bisogno di assistenza sanitaria primaria

L’assistenza sanitaria primaria è assistenza sanitaria essenziale basata su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili. L’assistenza sanitaria deve essere universalmente accessibile a tutti gli individui e a tutte le famiglie di ogni Comunità, attraverso una loro reale e approfondita piena partecipazione e ad un costo che la Comunità e il Paese possono permettersi di mantenere ad ogni livello.

Nel sub continente indiano l’80% della popolazione vive nelle champagne o nelle foreste e si dedica al lavoro rurale. Questa naturale simbiosi tra l’uomo e la natura che lo circonda fa si che a tutt’oggi per semplici trattamenti e rimedi, si ricorra alle madre terra e ai suoi molti prodotti utili per la guarigione come erbe e arbusti con proprietà medicinali. In tale scenario, non è fuori luogo considerare il sistema di medicina Unani, che è essenzialmente un sistema naturale ed efficace di guarigione, oltre ad essere accessibile a tutti, perfettamente adatto per il raggiungimento di “buona salute” per tutti, così come auspicato nel 1978 ad Alma Ata nella International Conference on Primary Health Care, AlmaAta, USSR, 6-12. September 1978”.

Luca Cozzi

Khulna, 10 aprile 2014