Settimo ragionamento ” LA FISIOGNOMICA ” del Maestro Simone Iozzi

Che il procedere dello sviluppo della figura umana consegua quello dei tre foglietti embrionali quali l’ectoderma, il mesoderma e l’endoderma è un fatto certo dell’embriologia. Ed è altrettanto certo fissandone i caratteri morfo – funzionali di composita biologicità intesa come entità associativa complessa (come precedentemente descritta nel capitolo sulla Physis umana) tanto da rappresentare l’indice più idoneo per un collegamento tra aspetto esteriore e dinamica vitale; sempre però che la rilevazione sia corretta e i limiti delle categorie umane siano basati su solidi criteri inerenti le varie componenti sostratiali della corporeità individuale

In sintesi, ogni individuo presenta un proprio profilo fisionomico designante un “sistema complesso a se stante, apparentemente omogeneo, in perpetua reazione con l’ambiente, composto da parti tra loro armonizzate in un’unica entità indivisibile comprendente tutti gli attributi anatomo/ fisiologici e biologici che la contraddistinguono dai suoi simili: ripartibile come tipologia, costituzione e temperamento. Ma vediamoli nei loro profili fondamentali.

COME TIPOLOGIA

Come inclinazione funzionale d’insieme che determina la complessione dei tre grandi sistemi caratterizzanti la complessione umana nei suo caratteri generali ravvisabili nel:

tipo craniale – o unità nervosa eminentemente psico – volitiva la cui complessione è di relazionare l’esperienza sensoriale connessa al fattore sociale con il soma, ed ha nell’ipotalamo il centro della resistenza cerebrale.

di derivazione ectomorfa ha grande sensibilità e incostanza psicologica e sensoriale, polso piccolo e flebile: si nutre di suoni e di luce che trasforma in immagini e sensazioni ed ha negli occhi e nelle orecchie la via di entrata. Tale tipologia è contraddistinta da tratti somatici longilinei.

Tipo toracico – o unità respiratoria: eminentemente ossigenante la cui funzione è di relazionare l’apparato cardio – respiratorio con il fattore atmosferico ed ha nel cuore il centro della resistenza energetica.

di derivazione mesomorfa ha grande sensibilità ai mutamenti atmosferici, polso celere e marcato: si nutre di aria atmosferica ed ha nelle narici la via di entrata. Tale tipologia è contraddistinta dal prevalere del torace sull’addome.

Tipo addominale – o unità gastrointestinale: eminentemente digestivo – assimilativa la cui funzione è di relazionare il fattore alimentare al metabolismo generale ed ha nel fegato il centro della resistenza molecolare (o corpi chimici).

di derivazione endomorfa: ha grande sensibilità ai mutamenti alimentari , polso pieno e forte: si nutre di materia ed ha nella bocca la via di entrata. Tale tipologia è contraddistinta dal prevalere dell’addome sul torace

COME COSTITUZIONE ORGANICA DÌ FONDO

Comprende quattro caratteristiche morfo – funzionali sostratiali che determinano il terreno biologico di fondo dell’organismo. Si hanno quattro configurazioni di base quali la:

pletorico – flogistica

flogistico – reattiva

mucoide – essudativa;

compulsivo – passionale;

COME TEMPERAMENTO

Corrispondente alla risposta adattiva del temperamento sopra una certa configurazione costituzionale. Si hanno quattro adattabilità di base quali:

l’angiopenumonico a risposta adattiva pletorico – congestizia;

l’endocrino – reticoloisticitario a risposta adattiva flogisico – irritativa;

il linfoghiandolare a risposta adattiva mucoide – catarrale;

l’encefalomidollare: a risposta adattiva compulsivo – dissociativa;

Riassumendo:

in generale possiamo osservare come il soma presenti aspetti fisionomici a varianza individuale che porta al concetto di complessione individuale specificati in tipologia, costituzione e temperamento.
Un primo gruppo di considerazioni sopra questo importante argomento riguarda la possibile associabilità tra i diversi aspetti dell’habitus umano, o solo tra alcuni di essi dato che la classificazione dei caratteri distintivi dei vari habitus non può basarsi sulla valutazione di un solo carattere fisionomico, ma sull’ accordo associante tra tipologia, costituzione e temperamento, tenendo di conto della varietà che tale coniugazione comporta.
Un secondo gruppo di considerazioni è connesso alla applicazione pratica dei parametri fisionomici di identificazione dei vari habitus umani, in quanto non è praticamente ammessa l’esistenza di tipi estremi, ovvero ideali, ma tutta una gamma di tipi intermedi all’interno dei tratti tipologici, costituzionali e temperamentali, poiché l’habitus umano comporta una estesa variabilità tanto da non poter essere descritto in poche classi fisionomiche anche perché, talvolta, l’associazione tra determinati aspetti tipologici, costituzionali e temperamentali riscontrabili in uno studio fisiognomico, può presentare analogie non corrispondenti , poiché possiamo trovarci alcune volte di fronte a caratteristiche di aspetti tipologici, costituzionali e temperamentali che sembrano allontanarsi (apparentemente) da quelli ritenuti fisionomicamente coerenti.
In conclusione, in concetto di habitus umano è molto articolato poiché presenta aspetti somatici che denunciano una certa difficoltà da poter raggiungere una sintesi esaustiva se non ponderatamente analizzata: se teniamo di conto del polimorfismo cui va incontro la razza umana la cui variabilità fisionomica oggettiva è ritenuta finita in quanto espressa attraverso la ristretta gamma delle tipologie. Per quanto riguarda invece la variabilità soggettiva dei caratteri fisionomici questi possono manifestarsi con forme più o meno miste da rappresentare un “continuum” tra tipologia costituzione e temperamento; il più delle volte tra costituzione e temperamento.
Infine ragionare sull’esistenza di un habitus umano come tipo globale non è affatto sostenibile, dal momento in cui è possibile trovarsi di fronte ad una più o meno integrazione di caratteri che si combinano, integrano o discostano a fronte dei singoli individui.
Concludendo: lo studio fisiognomico dell’ Habitus umano rappresenta, per la Fototerapia Tradizionale Erboristica, la sola via per specificare le diverse complessioni riscontrabili nei singoli individui, e come essi reagiscono a fronte di determinati input stressogeni cui possono andare incontro.

Sesto ragionamento ” L’HABITUS UMANO ” del Maestro Simone Iozzi

L’HABITUS UMANO

– DIVAGAZIONI E CONSIDERAZIONI PRELIMINARI –

Rappresenta la conformazione generale dell’ habitus umano la cui nozione ha particolare
importanza per definirne l’unità corporea quale l’insieme di aspetti strutturali esprimenti il soma individuale riconoscibile mediante l’osservazione disponente anatomica della massa corporea nei le sue sembianze craniali, toraciche e addominali.

In sostanza; si tratta della prevalenza di alcune varianti sul soma individuale tra quelle riscontrabili nell’ambito della razza umana e, più specificamente, varianti dovute al prevalere di talune varianti morfologiche d’insieme.

Pur limitando l’argomento alla definizione sopra enunciata, apparentemente così semplice,
racchiude in sé un concetto molto complesso sulle varianti dei tratti somatici quali quelli esprimenti l’unità corporea dell’individuo. In altri termini un habitus umano come uno e tutto associativo in stretto rapporto tra morfologia e funzione.

In sintesi, ogni individuo ha un suo particolare assetto corporeo interpretabile come fisionomia di fondo corrispondente alla unità vivente che è, appunto l’individuo, ossia “un sistema vitale a se stante, apparentemente omogeneo, in perpetua reazione con l’ambiente, composto da parti tra loro combinate in un’unica entità indivisibile comprendente tutti gli attributi fisiologici. biochimici e psichici che contraddistinguono ogni individuo dai suoi simili”.

RIGUARDA LA COMPLESSIONE CORPOREA DÌ FONDO

Rappresentare un Habitus umano delineante la sua complessione corporea dì fondo quale sistema
polifunzionale organizzato in reciproci incanalamenti caratterizzati da estese reti di comunicazione di supersistema a circuiti multipli, limitatamente una organizzazione tra compositi sostrato organici diversi tra loro, assoggettati a dinamiche processuali tra loro diverse, a patto però che conservino la loro singolarità funzionale.

Per fare alcuni esempi, la struttura del fegato, la sua doppia circolazione, i suoi rapporti con le vie biliari implicano che sia in rapporto con la digestione, ma non in grado di fornire informazioni sulle numerose operazioni biochimiche compiute in sede di metabolismo intermedio. Cosi la struttura del rene, le sue vie escretrici unitamente al rapporto con il sistema circolatorio, portano a pensare che abbia una funzione “depurante”, ma non che tenga sotto controllo l’equilibrio elettrolitico e la riserva alcalina e della messa in circolo una sostanza in grado di controllare la differenziazione delle cellule staminali del midollo osseo in cellule della serie rossa.

Anche il fatto che ogni dinamismo biologico richieda la cooperazione di due o più apparati
organici non sempre risulta dalla sola compagine anatomica. E’ il caso della circolazione sanguigna, il cui flusso arterioso è affidato alla forza di contrazione cardiaca, mentre quello venoso è esplicato dalla contrazione muscolare e, nelle grosse vene, dalla pressione negativa provocata prevalentemente dalla contrazione del diaframma.

Inoltre il fegato grazie alla sua attività metabolica aggiunge o rimuove molecole organiche
secondo necessità, mentre i polmoni apportano ossigeno ed eliminano anidride carbonica, il tratto
gastrointestinale rende possibile all’ organismo l’ assorbimento dell’ acqua ingerita con le sostanze nutritizie; il rene elimina la giusta quantità di prodotti catabolici, acqua e sali; e così via nella lunga

lista delle attività regolate dell’ organismo tramite:

– vie di ingresso come l’assunzione;

– vie intermedie come il metabolismo;

– vie di raccordo come le nervose, le circolatorie, le endocrine

– vie di uscita come l’escretizie.

unitamente a

– garantire un continuo apporto di ossigeno e di nutrienti al sistema;

– garantire la raccolta e l’eliminazione delle scorie organiche prodotte dal proprio metabolismo;

– garantire la costanza delle condizioni fisico – chimiche necessarie al proprio ambiente interno.

Movimento circolare inizia con la digestione dove la materia attinta dall’esterno va incontro ad una intensa disintegrazione “specifica per specie molecolare”, ed è dopo il loro assorbimento che si ha una intensa reintegrazione in molecole aventi “specificità di sostrato”.

Infine, se ne guardiamo la macrostruttura corporea nel suo procedere osserviamo come alla sua
incessante inquietudine funzionale si sovrapponga un decorso di mutamento molto più lento
palesato dalla osservazione empirica della fisionomia umana, poiché ben diversa è la compagine
corporea nel neonato, da quella di un bambino, del giovane, dell’adulto e dell’anziano.
A periodi medi di tempo si ha perciò un’incessante escalation dell’organismo fino al suo destino finale che è la cessazione del fenomeno vita.