UNA QUESTIONE DI BUON SENSO

 

In risposta alla questione sollevata da alcuni colleghi Erboristi sull’acritica valutazione dei testi tradizionali ,delle medicine e tradizioni popolari e la contestualizzazione del pensiero di Paracelso sui Nuovi e vecchi dogmi :

“Indubbiamente l’argomento è interessante e meriterebbe ben altro spazio che non un forum su fb, comunque ci piacerebbe dire la nostra visto che ci picchiamo di essere “tradizionalisti”. Prima di tutto bisogna dire che qualsiasi riprosizione acritica, dal nostro punto di vista, è sbagliata, e questo include la scienza moderna altrimenti dovremmo accettare la cancerogenicità del finocchio e persino della lavanda (quest’ultimo studio è stato pubblicato in Inghilterra e per fortuna è passato quasi inosservato). Quindi il senso critico è una virtù da coltivare sempre e comunque e chi non ce l’ha farebbe bene a procurarselo. Per quel che riguarda Paracelso, data la mole immensa del suo lavoro, andrebbe interpretato per l’appunto in modo critico e non estrapolando un solo passo da un singolo testo. Così facendo, emerge chiaramente che più che con Galeno o con la dottrina degli umori, che altrove peraltro colloca tra le vie per la salute, sebbene non la più importante, ce l’ha con il galenismo della sua epoca, e cioè con gli accademici suoi contemporanei. Del resto la ricerca alchimica è una ricerca aristotelica a tutti gli effetti, e non poteva essere altrimenti, avendo come oggetto d’indagine il quinto elemento, quello invisibile riconducibile al “divino”. Che poi qualcuno, anche se vorremmo sapere chi visto che tra le nostre conoscenze tra colleghi non ce n’è che si comportino così, riproponga acriticamente le ricette di Ildegarda o di Galeno solo perché di Ildegarda o di Galeno certamente sbaglierebbe. Riproporle però a fini esemplificativi e didattici, per mostrare come si praticava la medicina una volta e per mostrare un punto di vista che ha permesso, e questo va detto, a tutta la tradizione erboristica di arrivare fino ai nostri giorni, è a nostro giudizio opera meritoria, se si recidono le radici l’albero muore. Quindi, facendo la sintesi, nessuna accettazione acritica di nessuna dottrina, antica o contemporanea, i paradigmi cambiano ma le erbe e gli erboristi (speriamo) restano, finora almeno è stato così.”

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