L’incenso

L’incenso così comunemente chiamato è una oleo-gommo-resina estratta per incisione della corteccia delle piante del genere Boswellia. Questo essudato ha avuto un ruolo di primaria importanza in tutte le culture del passato, utilizzato sia per funzioni religiose che per pratiche sanitarie. Oggi, con i mezzi a nostra disposizione, possiamo studiare le caratteristiche biochimiche e gli effetti farmacologici dell’incenso, confermando le qualità che un tempo gli venivano  attribuite attraverso un’analisi che, secondo le regole della scienza moderna, potremmo definire intuitiva.

Con il termine incenso si abbraccia l’intero gruppo di resine che venivano bruciate dall’uomo sin dalla notte dei tempi sulle braci, da sole o insieme ad altre erbe aromatiche, fresche oppure secche, per generare profumi mistici. Queste resine erano usate in gran parte del mondo antico, dalle regioni mesopotamiche alle asiatiche, per diversi scopi terapeutici e per rituali mistico-religiosi.

Pur essendo questa resina molto costosa e dunque appannaggio esclusivamente delle classi più abbienti e dei sacerdoti, l’ampio uso che ne veniva fatto diede vita ad un importante commercio della stessa, sviluppando anche delle aree commerciali e città come Petra in Giordania, e strade quali “la via dell’incenso”, rotta che collegava via terra l’Oceano Indiano con il Mar Mediterraneo.

L’impiego dell’incenso in ambito religioso e liturgico è davvero molto antico, spazia dalle religioni politeiste alle monoteiste, poiché si pensava che l’incenso ed il suo profumo avessero un’influenza sul comportamento e sull’umore delle masse, e che fossero anche un dono gradito agli dei e persino ai defunti. Divenne infatti anche parte integrante dei funerali e di ogni altro genere di culto. Per il fatto che i fumi di questa resina già erano conosciuti per le proprietà antisettiche e ricordando quelle che erano le condizioni igieniche dell’epoca, veniva usata molto spesso anche per deodorare e disinfettare gli ambienti dai cattivi odori. Una perfetta fusione quindi tra usi sacri e profani.

La preparazione e l’impiego dell’incenso era per tutte le civiltà una pratica molto spirituale. Fra gli antichi Egizi addirittura gli alberi dai quali si ricavava la preziosa sostanza erano considerati sacri e solo gli uomini puri potevano raccoglierlo dalla corteccia.

Proprio gli Egizi ci hanno tramandato la ricetta per preparare il leggendario Kyphi, composto da incenso e mirra, usato esclusivamente durante le pratiche religiose.

Per la religione cristiana assume una grande importanza andando a simboleggiare proprio il Cristo (che dal greco significa “unto”, ossia il Messia); e non a caso sono proprio i Re Magi ad offrirlo in dono a Gesù Bambino.

L’incenso è stato usato molto anche come rimedio curativo per svariati problemi, sia per uso interno che esterno, entrando a far parte dei rimedi nella medicina Egizia e Mediterranea, nella medicina Cinese ed in quella Ayurvedica.

Venne citato da Ippocrate,  da Galeno, dalla badessa Ildegarda di Bingen, da Paracelso, da Sebastian Kneipp, fino ad arrivare ai giorni nostri inserito in diverse formulazioni, come nel balsamo di Fioravanti.

Veniva usato per i più disparati disturbi, per l’alito cattivo, per le malattie infiammatorie e nervose, per problematiche bronchiali, dall’asma all’influenza, per le emicranie, i problemi intestinali, come disinfettante ed antimicrobico anche durante le pestilenze.

La medicina Ayurvedica in particolare usava, ed usa ancora, inserire l’incenso nelle preparazioni contro le forme artritiche ed artrosiche. Oggi numerose aziende produttrici di prodotti fitoterapici usano l’incenso in estratto secco sia da solo che in formulazioni rivolte a combattere ogni forma d’infiammazioni, dalle croniche alle acute, da quelle di natura traumatica a quelle di natura autoimmunitaria.

L’incenso è il nome con cui genericamente si intende parlare delle gommo-oleo-resine secrete da diverse piante arbustive del genere Boswellia, appartenenti alla famiglia delle Burseraceae. Questi alberi possono svilupparsi solo in determinate condizioni ambientali e sono anche molto sensibili alle loro eventuali variazioni ed è per questo che nascono solo in pochissime aree geografiche: nell’entroterra della costa dell’Africa orientale, nell’Arabia meridionale e al centro e al nord dell’India orientale. Crescono in presenza di clima caldo e con scarse precipitazioni; l’acqua che gli è necessaria la ricavano dalla rugiada mattutina e dalla poca umidità del suolo asciutto.

Fra le piante più importanti e conosciute citiamo la Boswellia sacra o carterii Birdw., detta anche Frankincense, la Boswellia frereana e la Boswellia thurifera o serrata, detta Salai Guggul ed anche olibano, dall’aroma tipicamente agrumato.

Con il genere Boswellia ci riferiamo all’albero che ha un’altezza media di tre o quattro metri, ha un aspetto tozzo con il fusto corto ed i rami nodosi, delle radici incredibilmente profonde e ramificate in grado di estendersi intorno all’albero per un raggio di oltre cinquanta metri e in profondità può arrivare fino ai trenta metri.

Le foglie sono piuttosto piccole limitando così la superficie di esposizione al sole, riducendo quindi al minimo l’evaporazione dell’acqua. Sono alterne, con stilo mollemente tomentoso, senza stipole, riunite in un denso ciuffo apicale o spaziate sul ramo giovane, composte, imparipennate, lunghe dai 15 ai 25 centimetri, perlopiù arrotondate alla base e con apice ottuso, alquanto ondulate o crenato dentate. La Boswellia serrata, pianta che cresce esclusivamente in India, ha come differenza con le sue parenti africane la struttura delle foglie che sono più dentellate delle altre.

I fiori sono peduncolati, abbastanza piccoli e raccolti in racemi semplici e lassi; anche il frutto è piccolo e obovato, con pericarpo liscio e carnoso.

La resina si ottiene praticando un’incisione sottile sulla corteccia dell’albero in modo che dai dotti resiniferi esca il lattice che al sole indurisce rapidamente. In Africa viene raccolto in genere da ottobre ad aprile, in India invece da giugno a settembre. La quantità di resina che un albero può produrre varia a seconda della grandezza della pianta e della sua posizione geografica: quello africano ne produce dai tre agli otto kg, mentre quello indiano dai due ai tre kg.

L’incenso entra in commercio sottoforma di masse dure, il cui colore può variare dal bianco-giallastro al bianco-rossastro, al cui interno spesso si trovano lacrime piriformi più trasparenti.

E’ difficile stabilire da quali e quanti principi attivi sia composta l’oleo-gommo-resina, per la diversità  di specie delle piante da cui viene estratta e dei climi in cui esse crescono.

Possiamo dire che sono sempre presenti:

–         Acidi triterpenici pentaciclici (acidi boswellici costituiti principalmente da acido b-boswellico e suoi derivati, acodo a-boswellico e g-boswellico;

–         Acidi triterpenici tetraciclici: acidi tirucallenici;

–         Polisaccaridi: D-galattosio, D-arabinosio, D-mannosio e D-xilosio;

–         Altri: olio essenziale (a-pinene, a-fellandrene, alcoli sesquiterpenici, aldeide anisica e fenoli) e fitosteroli (b-sitosterolo);

–         L’incensole acetate, recentemente scoperto.

Abbiamo parlato precedentemente di come in passato venisse usato l’incenso per le più disparate problematiche. Ora, grazie alle ricerche effettuate, possiamo confermare la fondatezza di numerosi usi tradizionali.

La piante maggiormente studiate sono state la Boswellia serrata, probabilmente perché è la resina di questo albero che viene usata nella medicina Ayurvedica, inserita in formulazioni note per il loro notevole effetto antinfiammatorio, e la Boswellia carterii, nota invece per gli altri usi liturgici dell’incenso. Ho trovato una lista impressionante di pubblicazioni, edite dalle riviste scientifiche internazionali, riguardanti esperimenti effettuati con  metodiche di ogni genere, utilizzando gli estratti di incenso sia in vivo che in vitro, per uso interno e per uso esterno. Sono stati fatti studi anche sul fumo dell’incenso, che mettono in luce quanto sia dannoso a livelli di cancerogenicità respirarlo; questo purtroppo è un dato di fatto, qualsiasi cosa portata a combustione sviluppa delle micro particelle (IPA) potenzialmente cancerogene.

Altre ricerche sull’incenso hanno anche evidenziato come l’effetto psicoattivo non sia solo suggestione ma reale, dato da una molecola che è l’incensole acetate isolata dalla resina.

La potente attività antinfiammatoria clinicamente dimostrata è essenzialmente attribuita all’acido boswellico, ma anche quest’incensole acetate sembra che giochi un ruolo importante inibendo l’attivazione di una proteina (la NF-kB) nella risposta infiammatoria.

Andiamo ora a spiegare in poche parole cosa succede in un processo infiammatorio: l’infiammazione o flogosi è una cascata di processi che avvengono in un tessuto vivente in risposta ad un evento lesivo. I principali mediatori del processo infiammatorio sono i leucotrieni e le prostaglandine, che prendono origine da un comune precursore che è l’acido arachidonico, un acido grasso polinsaturo che costituisce la membrana cellulare e che viene liberato, a seguito di opportuni stimoli, dall’enzima fosfolipasi. Nella forma libera l’acido arachidonico può entrare in due differenti vie metaboliche: una è la via della ciclo ossigenasi che porta alla sintesi di prostaglandine e trombossani; l’altra è una reazione catalizzata dall’enzima 5-lipossigenasi e porta alla sintesi dei leucotrieni. Gli stessi leucotrieni sono poi coinvolti anche nei meccanismi di immuno-stimolazione caratteristici dell’artrosi, provocando la migrazione dei leucociti dal sangue ai tessuti infiammati. Inoltre fanno aumentare il livello delle transaminasi nel sangue e bloccano le reazioni cataboliche che provocano la degradazione cellulare del tessuto connettivo che porta poi alla deformazione degli arti.

L’acido boswellico esplica la sua azione antinfiammatoria fondamentalmente attraverso due meccanismi di azione:

1- inibisce selettivamente la 5-lipossigenasi bloccando così la sintesi dei leucotrieni che sono i principali responsabili della formazione dell’infiammazione acuta e cronica.

2- inibisce la migrazione leucocitaria dal sangue ai tessuti infiammati e di conseguenza l’elastasi, enzima proteolitico presente nei leucociti e responsabile della distruzione del collagene e dell’elastina, quindi dei tessuti coinvolti nel processi infiammatorio, prevenendo così la degenerazione articolare.

Per quanto riguarda invece l’attività psicoattiva dell’incenso bisogna dare il merito all’incensole acetate che si è mostrato un agonista di un canale ionico (TRPV3) presente nella pelle ed implicato nella percezione del calore, e presente nei neuroni, dove non è ancora ben chiaro il suo ruolo, tuttavia entra nelle reazioni a cascata che generano ansia e depressione. Infatti utilizzando l’elettroencefalogramma si è potuto constatare come l’odore dell’incenso amplifichi l’attività corticale ed il processo inibitore della risposta motoria. Ciò significa che aumenta le nostre capacità intellettive ed al contempo rilassa il sistema nervoso, confermando con basi biologiche l’efficacia dell’uso che ne veniva fatto secondo tradizioni culturali e religiose.

L’utilizzo dell’incenso non ha nessun effetto collaterale, sono riportati esclusivamente rari casi di reazioni cutanee di natura allergica.

Gli acidi boswellici non hanno effetti tossici, infatti sono stati somministrati per bocca dosi massicce di estratto secco della resina ai ratti a digiuno, dimostrando di non danneggiare in nessun modo lo stomaco e non provocando neanche tossicità epatica. Non ci sono dati sul suo uso in gravidanza e allattamento, comunque può essere usato in età pediatrica a partire dal quarto anno di età senza nessun rischio.

Raccogliendo tutti questi dati, osserviamo che le sue qualità sono molteplici, tanto da essere impiegato per aiutare il corpo a superare numerose malattie comprese quelle seriamente invalidanti.

Possiamo dire quindi con dei risultati alla mano che la Boswellia ha proprietà antinfiammatorie ed antiartritiche sia per uso esterno che interno. Può essere pertanto impiegata nel trattamento di numerosi disturbi sia di natura autoimmune quali l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la malattia di Bechterew, il lupus eritematoso, la psoriasi, sia per le altre affezioni di natura infiammatoria a carattere cronico quali l’osteoartrite, la spondilite cervicale, le affezioni del tratto urogenitale, la gotta, l’asma bronchiale e l’enfisema polmonare; quindi è utile inserire l’estratto della boswellia sia nei trattamenti per le infiammazioni di natura transitoria, ma soprattutto è importante usarla per le malattie seriamente invalidanti essendo un notevole aiuto per recuperare il proprio benessere senza però alcun tipo di controindicazioni ed effetti collaterali, tipici dei farmaci che ora vengono consigliati per affrontare questo tipo di malattie come quelli di natura steroidea, tipo il cortisone, ed i classici FANS.

Inserita in pomate o in unguenti possiede comunque un’azione antinfiammatoria e addirittura può essere un valido aiuto all’epidermide per prevenire i danni dei raggi UV.

Per quanto riguarda l’effetto sulla psiche del profumo dell’incenso, i dati confermano quanto sia rilevante il suo contributo nelle meditazioni, nelle preghiere e in tutti quei rituali che mettono in comunicazione il corpo con la propria spiritualità, avendo un’azione rilassante e al contempo aumentando le attività percettive.

E’ entusiasmante osservare come le culture da cui discendiamo conoscevano tutte queste qualità della preziosa resina senza però possedere i nostri avanzati strumenti di indagine e come il nostro lavoro quindi è stato quello di confermare ciò che già sapevano.

Accendiamo le braci e bruciamo più incenso…chissà che non ci rimetta in contatto con la nostra vera essenza!

 Ira Archilei

BIBLIOGRAFIA:

▪  “L’incenso” di Peter Grunert, Pisani Editrice;

▪  The FASEB Jurnal article fj.07-101865. Published on line May 20, 2008;

▪  Neuropsychobiology. 2009;59(2):80-6. Epub 2009 Mar 27;

▪  BMC Complement Altern Med. 2009 Mar 18;9:6;

▪  Jurnal Ethnopharmacol. 2006 Sep 19;107(2):249-53.Epub 2006 Mar 17;

▪  Mol Pharmacol. 2007 Dec;72(6): 1657-64.Epub 2007 Sep 25;

▪  J Cereb Blood Flow Metab. 2008 Jul;28(7): 1341-52.Epub 2008 Apr 16;

▪  “Nuovo erbario figurato”, G. Negri; Ed. Ulrico Hoelpi;

▪  “Botanica farmaceutica”, E. Maugini; Ed. Piccin;

▪  Wikipedia.

Un pensiero su “L’incenso”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *