Archivi categoria: Altri articoli

Sesto ragionamento ” L’HABITUS UMANO ” del Maestro Simone Iozzi

L’HABITUS UMANO

– DIVAGAZIONI E CONSIDERAZIONI PRELIMINARI –

Rappresenta la conformazione generale dell’ habitus umano la cui nozione ha particolare
importanza per definirne l’unità corporea quale l’insieme di aspetti strutturali esprimenti il soma individuale riconoscibile mediante l’osservazione disponente anatomica della massa corporea nei le sue sembianze craniali, toraciche e addominali.

In sostanza; si tratta della prevalenza di alcune varianti sul soma individuale tra quelle riscontrabili nell’ambito della razza umana e, più specificamente, varianti dovute al prevalere di talune varianti morfologiche d’insieme.

Pur limitando l’argomento alla definizione sopra enunciata, apparentemente così semplice,
racchiude in sé un concetto molto complesso sulle varianti dei tratti somatici quali quelli esprimenti l’unità corporea dell’individuo. In altri termini un habitus umano come uno e tutto associativo in stretto rapporto tra morfologia e funzione.

In sintesi, ogni individuo ha un suo particolare assetto corporeo interpretabile come fisionomia di fondo corrispondente alla unità vivente che è, appunto l’individuo, ossia “un sistema vitale a se stante, apparentemente omogeneo, in perpetua reazione con l’ambiente, composto da parti tra loro combinate in un’unica entità indivisibile comprendente tutti gli attributi fisiologici. biochimici e psichici che contraddistinguono ogni individuo dai suoi simili”.

RIGUARDA LA COMPLESSIONE CORPOREA DÌ FONDO

Rappresentare un Habitus umano delineante la sua complessione corporea dì fondo quale sistema
polifunzionale organizzato in reciproci incanalamenti caratterizzati da estese reti di comunicazione di supersistema a circuiti multipli, limitatamente una organizzazione tra compositi sostrato organici diversi tra loro, assoggettati a dinamiche processuali tra loro diverse, a patto però che conservino la loro singolarità funzionale.

Per fare alcuni esempi, la struttura del fegato, la sua doppia circolazione, i suoi rapporti con le vie biliari implicano che sia in rapporto con la digestione, ma non in grado di fornire informazioni sulle numerose operazioni biochimiche compiute in sede di metabolismo intermedio. Cosi la struttura del rene, le sue vie escretrici unitamente al rapporto con il sistema circolatorio, portano a pensare che abbia una funzione “depurante”, ma non che tenga sotto controllo l’equilibrio elettrolitico e la riserva alcalina e della messa in circolo una sostanza in grado di controllare la differenziazione delle cellule staminali del midollo osseo in cellule della serie rossa.

Anche il fatto che ogni dinamismo biologico richieda la cooperazione di due o più apparati
organici non sempre risulta dalla sola compagine anatomica. E’ il caso della circolazione sanguigna, il cui flusso arterioso è affidato alla forza di contrazione cardiaca, mentre quello venoso è esplicato dalla contrazione muscolare e, nelle grosse vene, dalla pressione negativa provocata prevalentemente dalla contrazione del diaframma.

Inoltre il fegato grazie alla sua attività metabolica aggiunge o rimuove molecole organiche
secondo necessità, mentre i polmoni apportano ossigeno ed eliminano anidride carbonica, il tratto
gastrointestinale rende possibile all’ organismo l’ assorbimento dell’ acqua ingerita con le sostanze nutritizie; il rene elimina la giusta quantità di prodotti catabolici, acqua e sali; e così via nella lunga

lista delle attività regolate dell’ organismo tramite:

– vie di ingresso come l’assunzione;

– vie intermedie come il metabolismo;

– vie di raccordo come le nervose, le circolatorie, le endocrine

– vie di uscita come l’escretizie.

unitamente a

– garantire un continuo apporto di ossigeno e di nutrienti al sistema;

– garantire la raccolta e l’eliminazione delle scorie organiche prodotte dal proprio metabolismo;

– garantire la costanza delle condizioni fisico – chimiche necessarie al proprio ambiente interno.

Movimento circolare inizia con la digestione dove la materia attinta dall’esterno va incontro ad una intensa disintegrazione “specifica per specie molecolare”, ed è dopo il loro assorbimento che si ha una intensa reintegrazione in molecole aventi “specificità di sostrato”.

Infine, se ne guardiamo la macrostruttura corporea nel suo procedere osserviamo come alla sua
incessante inquietudine funzionale si sovrapponga un decorso di mutamento molto più lento
palesato dalla osservazione empirica della fisionomia umana, poiché ben diversa è la compagine
corporea nel neonato, da quella di un bambino, del giovane, dell’adulto e dell’anziano.
A periodi medi di tempo si ha perciò un’incessante escalation dell’organismo fino al suo destino finale che è la cessazione del fenomeno vita.

Quinto ragionamento ” RIGUARDA LA STRUTTURA DELLA CELLULA ” del Maestro Simone Iozzi

La materia vivente ci si presenta con una enorme varietà di forme e di funzioni indissolubilmente legate. Circa un milione di specie animali e 280000 circa di piante sono attualmente conosciute, e per nessun gruppo l’attuale sistematica è ben lontana dalla completezza.
Ma, pur con questa molteplice diversità, gli organismi viventi posseggono comuni attributi che li riuniscono tra loro, separandoli dal mondo inorganico e, per quanto diversi tra di loro, si distinguono da una pietra o da un campione di specie chimica, quindi tra loro si assomigliano.
Però, anche se immediata l’intuizione di ciò che è vivo, non è facile dare una breve definizione degli attributi biologici comuni all’intero mondo dei viventi poiché, in genere, presentano una conformazione estremamente complessa fin in ogni individuo e nei vari momenti di vita di ogni individuo: e la loro organizzazione deve pur avere una matrice comune, e questa è da ricercarsi nelle caratteristiche morfo funzionali identificabili nella cellula eucariota che presenta

– una morfologia
più o meno ben definita nelle loro diverse forme e una base comune che si ritrova nella cellula. Possiamo dire perciò, che tutti i sostrati organici di fondo sono costituiti da una o più unità cellulari composte ognuna essenzialmente da una massa protoplasmatica contenente il citoplasma e il nucleoplasma;

– una biochimica
esplicata nel citoplasma tramite gli organuli ivi presenti che svolgono incessantemente due ordini di fenomeni opposti, disintegrativi, con liberazione di energia (fenomeni catabolici), o costruttivi o reintegrativi (fenomeni anabolici) con immagazzinamento di energia. La sostanza vivente presenta perciò un continuo ricambio ana – e catabolico: insieme rappresentano il “metabolismo cellulare”:

– una irritabilità’
a fronte di stimoli e di reagirvi in determinate maniere, e se lo stimolo non è troppo forte, alla sua cessazione il protoplasma rientra nella condizioni quo ante
L’irritabilità è una proprietà veramente generale della sostanza vivente? E difficile dirlo, perche è difficile definire il fenomeno. Certamente la risposta è affermativa, se intendiamo interpretare ll fenomeno in senso “dinamico”, anche se risulta oltremodo complicato sotto il profilo del metabolismo cellulare

– un apparato morfo funzionale;
atto a svolgere adeguatamente ogni funzione della cellula all’interno di un habitat umorale (ialoplasma o citosol) adeguato specificamente conosciuto come gradiente biochimico o umorale quale quello che l’evoluzione naturale ha prestabilito filologicamente e ontologicamente fin dai primi nucleotidi apparsi sulla Terra;
– un rinnovamento:
continuo della componente citoplasmatica esteso a tutto il periodo di vita della cellula fino al suo arresto corrispondente alla morte.
Infatti, per rinnovamento è inteso il complesso di adeguamenti in grado di generare, conservare, accrescere e riprodurre ogni singola cellula, e sappiamo anche come ogni sua attività è vincolata all’attività dei suoi organuli quale elemento fondante di tutta la sua organizzazione, e l’ialoplasma che ne fa parte presenta carattere colloidale.
– si riproduce:
unitamente a quello dello sviluppo, dell’accrescimento e della differenziazione.
– una ereditarietà acquisita geneticamente:
nei suoi caratteri morfologici e funzionali
– un ordine:
sostanzialmente formato da protidi (o albumine) complesse i cui gruppi prostetici rappresentano gli strumenti più idonei a caratterizzare i fenomeni vitali.

Terzo ragionamento riguardo lo stato eucrasico interno del Maestro Simone Iozzi

Claude Bernard sottolineò come l’organismo umano sia composto di due ambienti: uno esterno
rappresentato dalla parte strutturale, e uno interno rappresentato dai liquidi extracellulari della componente umorale interna detta, nel nostro caso, stato eucrasico fisiologico di fondo nel quale si trovano tutti gli elementi molecolari e un ambiente fisico (pH, elettrolitico e osmotico), necessari a mantenere il rapporto tra usura e rigenerazione dei vari sostrati che costituiscono l’intero organismo: a patto però che la fitness del quoziente umorale rotei intorno a determinate concentrazioni all’interno di “intervalli di normalità” detti “valori soglia”, con limiti superiori e inferiori.

Ogni varianza al di fuori dall’intervallo di normalità, rappresenta uno “stressor” dando
inizio a risposte adattive aggiuntive da parte dell’organismo onde far rientrare la fitness all’interno dell’intervallo di normalità.

Adeguamento definibile come risposta adattiva attraverso il cambiamento dei flussi umorali a fronte di modifiche nei loro parametri finali’: è un costo adattivo che l’organismo paga per rientrate nello stato eucrasico di fondo.
Nel caso che tale adeguamento risulti insufficiente, l’organismo entra in stato discrasico primario detto fase di allarme; stato tollerato dall’organismo solo per brevi periodi senza produrre alcun rilevante danno organico.

Infatti, la presenza di uno stato discrasico primario l’organismo, a mezzo dei propri automatismi
fisiologici di controllo (funzioni organiche), genera una immediata risposta suppletiva al
cambiamento; una volta rientrato nello stato eucrasico fisiologico, l’ organismo esce dallo stato
discrasico primario.

Quando in presenza di una inefficiente risposta adattiva da parte di uno più automatismi
fisiologici, inizia un iter disbiologico che porta al sovraccarico secondario avviando reazioni a
cascata fino a produrre un incipiente stato da maladattamento eucrasico che può sfociare in una
sindrome da maladattamento corporeo.

Lo stato discrasico primario consegue generalmente abitudini di vita inadeguate, come lo scarso
esercizio fisico, una dieta incongrua, eccesso di fumo, abuso di alcool, ecc. Va da se quanto più tali abitudini vengono protratte, e quanto più precoce è l’età di inizio di questi stili di vita e tanto maggiore sarà il rischio di un sovraccarico discrasico secondario da rappresentare l’input necessario ad una condizione patogenetica incipiente.
Va fatto presente che, mentre gli effetti del carico discrasico primario di per se risultano privi di effetti patogenetici, il sovraccarico discarico secondario può dare inizio ad effetti a cascata il cui epigono è un danno sostratiale e il sintomo ne è l’epifenomeno finale.

L’evoluzione della sindrome da maladattamento corporeo procede tramite sei fasi quali;

a – iniziale scompenso eucrasico da presenza di stressor;

b – attivazione dei servomeccaismi fisiologici di compensazione;

c – se insufficienti si ha assoggettamento agli stressor

d – cui segue il carico discrasico primario;

e – se non risolto da avvio al sovraccarico discrasico secondario

f – conseguente sindrome da maladattamento corporeo.

Immagine in copertina autorizzata: ” water ” di Live art www.live-art.It

Secondo ragionamento riguardo la presenza di uno stato protoplasmatico a cura del Maestro Simone Iozzi.

In uno stato colloidale poli disperso, quale quello che costituisce la componente del protoplasma, si ritrovano sali inorganici, amminoacidi, zuccheri semplici o complessi, piccole molecole, ecc; sostanze fisicamente disciolte nella fase acquosa e quindi determinanti la condizione fisica della sostanza vivente. Inoltre, essendo altamente liofili, hanno forte tendenza ad associarsi alle molecole di acqua della fase disperdente mediante legami di idrogeno e forze di Van der Waals (solvatazione). Fenomeno di notevole importanza in quanto garantisce la stabilità del sistema colloidale protoplasmatico permettendoli una trasformazione reversibile dallo stato di sol a quello di gel.

Il passaggio da una condizione fisica all’altra non avviene casualmente, ma è legato a precise situazioni chimiche, fisiche e metaboliche; dove particolare importanza hanno la temperatura, la pressione, l’osmolarità, il pH, la concentrazione degli elettroliti, il livello energetico del sistema e, in ultima analisi, il grado di attività della cellula.
I colloidi, strutturati in catene proteiche, hanno la possibilità di organizzarsi in un fine reticolo tridimensionale abbinandosi nei punti di incrocio con legami più o meno stabili a formare molecole, alle quali sono ancorate sostanze di natura diversa (enzimi, cofattori, lipidi, metaboliti, ecc.): organizzazione principalmente legata ai processi del metabolismo cellulare, ma che in determinate circostanze possono esercitare sensibili influenze sulla stessa organizzazione reticolare dei colloidi protoplasmatici.

Alla luce delle moderne conoscenze, l’ipotesi che un reticolo macromolecolare possa reversibilmente trasformarsi in un sistema di particelle indipendenti si concilia poco con alcuni aspetti essenziali della fisiologia cellulare, come la regolarità di svolgimento dei processi metabolici e la distribuzione compartimentale del lavoro nelle cellule.

D’altra parte la materia vivente non può essere configurata come uno specifico sistema fisico ma piuttosto come un’organizzazione complessa di cui lo stato colloidale di alcuni componenti rappresenta soltanto un aspetto particolare.

“Primo ragionamento sul sostrato corporeo e la sua normalizzazione funzionale” del Maestro Simone Iozzi

La materia vivente ci si presenta con una enorme varietà di forme e di funzioni indissolubilmente legate. Circa un milione di specie animali e 280000 circa di piante sono attualmente conosciute, e per nessun gruppo l’attuale sistematica è ben lontana dalla completezza.

Ma, pur con questa molteplice diversità, gli organismi viventi posseggono comuni attributi che li riuniscono tra loro, separandoli dal mondo inorganico e, per quanto diversi tra di loro, si distinguono da una pietra o da un campione di specie chimica, quindi tra loro si assomigliano.
Però, anche se immediata l’intuizione di ciò che è vivo, non è facile dare una breve definizione degli attributi biologici comuni all’intero mondo dei viventi poiché, in genere, presentano una conformazione estremamente complessa fin in ogni individuo e nei vari momenti di vita di ogni individuo: e la loro organizzazione deve pur avere una matrice comune, e questa è da ricercarsi nelle caratteristiche morfo funzionali identificabili nella cellula eucariota che presenta una morfologia più o meno ben definita nelle loro diverse forme e una base comune che si ritrova nella cellula. Possiamo dire perciò, che tutti i sostrati organici di fondo sono costituiti da una o più unità cellulari composte ognuna essenzialmente da una massa protoplasmatica contenente il citoplasma e il nucleoplasma. E’ nel citoplasma si compiono incessantemente due ordini di fenomeni opposti, disintegrativi, con liberazione di energia (fenomeni catabolici), o costruttivi o reintegrativi (fenomeni anabolici) con immagazzinamento di energia. La sostanza vivente presenta perciò un continuo ricambio ana – e catabolico: insieme rappresentano il “metabolismo cellulare”.
Inoltre la sostanza vivente, a fronte di input stressogeni, reagisce in determinate maniere, e se lo stimolo non è troppo forte, alla sua cessazione il protoplasma rientra nella condizioni quo ante .

L’irritabilità è una proprietà veramente generale della sostanza vivente? E difficile dirlo, perche è difficile definire il fenomeno. Certamente la risposta è affermativa, se intendiamo interpretare ll fenomeno in senso “dinamico”, anche se risulta oltremodo complicato all’interno di un habitat umorale (ialoplasma o citosol) adeguato specificamente conosciuto come gradiente biochimico o umorale quale quello che l’evoluzione naturale ha prestabilito filologicamente e ontologicamente fin dai primi nucleotidi apparsi sulla Terra.

TRA SALUTE E MALATTIA del Maestro Simone Iozzi

Tutti siamo a conoscenza dei quadri perniciosi classificati dalla patologia la cui distinzione morbosa si fonda, in particolare, sulla presenza di alterazioni funzionali di vario tipo quali quelli che riscontriamo nei differenziati sostrati organici offrendo indicazioni atte riconoscere e classificare le varie malattie abbinabili ad una patogenesi per la quale esse si producono ed evolvono.

Senza entrare in eccessivi particolari di come si giustificano parleremo qui (in fitoterapia Tradizionale Erbosistica) di un loro significato più ampio, ovvero di stato al suo interno riferito al nozione di malattia. Sulle generali possiamo dire che abbiamo due stati certi riguardo al concetto di vita e del suo contrapposto che è la morte. In quest’ordine lo stato di malattia non vi rientra poi che essa continuamente muta ed evolve, quindi è passibile di risoluzione, di cronicizzazione e può condurre allo stato certo che è la morte. Può condurre alla morte ma non è la morte, perciò non considerabile come vita né tanto meno come morte, ma un fatto certo che sta alla vita e può concludersi con la morte.

Per definizione la vita, come stato certo, possiamo ricercarla all’interno di condizioni biologiche possibili e accertabili riassumibili come rappresentazione di un complesso di funzioni organiche che resistono alla morte. Ma specifichiamo meglio questa rappresentazione.

La vita in sé e di per sé è dunque una condizione singolare e caratteristica rappresentata e sostenuta da un insieme di condizioni biologiche che consentono alla materia vivente di alimentarsi, di crescere e di riprodursi. Affinché tali processi (funzioni organiche), abbiano la possibilità di svolgersi adeguatamente occorre la presenza al suo interno di costanti (ovvero di un equilibrato stato umorale come gradiente biochimico e di costanti fisiologiche quali l’osmosi, il pH, l’elettrolitiche): questo per la semplice ragione di garantire il proprio fisiologico procedere onde resistere alla morte che è la cessazione di ogni fenomeno vitale.

In pratica si ammette che la morte si ha quando cessano le funzioni vitali ed in particolare le tre grandi funzioni quali la funzione nervosa, la cardiocircolatoria e la respiratoria. Esse non cessano mai drasticamente (salvo certe condizioni traumatiche), ma gradatamente venendo sostituite da altri fenomeni quali i precadaverici.

La condizione della vita è dunque indissolubilmente legata all’incessante sforzo da parte dell’organismo di resistere alle influenze perniciose di origine endogena o esogena che tendono ad annullarne il fisiologico scorrimento.

Quand’è dunque che inizia la malattia, come essa evolve e come si conclude? E’ difficile dare una risposta esaustiva al quesito al di fuori di una contesto anatomo – patologico certo, come pure è difficile dare una risposta esaustiva al concetto di normalità fisiologica e al suo contrario di anormalità fisiologica. (Normalità, dal latino norma, nella sua comune eccezione significa regola o legge: la malattia, per il suo carattere di anormalità, è una eccezione ed esiste perché vi è la norma)

simone iozzi

PROPREDEUTICA ASPETTI RAGIONATI SULLLA PHYISIS UMANA 1/2 – del Maestro Simone Iozzi

  • Concretizzare l’uomo come microcosmo che racchiude in sé il macrocosmo.
  •  Come fenomeno vivente – forma – corpo – e nuomeno; essenza e psiche.
  • Aspetti interdipendenti che agiscono uno sull’altro.
  • Aspetti di una unità qual è l’individuo umano.
  • Ma è anche figlio della terra madre/matrice di vita.
  • Chi la conosce veramente? giacché in essa agiscono atti conosciuti
  • atti  imponderabili non ancora sufficientemente noti

DIVAGAZIONI E CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

Ogni volta quando osserviamo un organismo vivente, pluricellulare, non finiamo mai di stupirci di quanto

siano ben organizzati tutti i miliardi di cellule che lo compongono e come queste contravvengano al

disordine cui la vita non può sfuggire dalla sua immanenza: come la sua continuità sia strettamente legata

alla capacità di utilizzare materia ed energia che attinge dall’ambiente a suo esterno restituendoli poi sotto

forma di scorie e di calore.

Sappiamo come l’organismo umano viva grazie alle sue cellule, e come queste operano in un incessante

rimaneggiamento dei metaboliti presenti nel loro citoplasma formato da un delicato film liquido

contenente sostanze che conducono alla formazione di altre sostanze e così di seguito fino al prodotto

finale e, nel contempo, di eliminare biossido di carbonio e tutti i prodotti di scarto del proprio metabolismo.

Sappiamo anche che partendo da corpi chimici relativamente semplici la cellula sia in grado di costruire

composti altamente complessi tramite continui rimaneggiamenti sequenziali di scissioni e nuove risintesi

fino al prodotto finale: ovvero a molecole organiche i cui diversi destini biologici sono attribuite le

particolarità di ogni “via metabolica” atte a costituire una estesa rete di canalizzazioni il cui significato

risulta fondamentale per l’esplicazione di vita organica. Inoltre hanno necessità di un quid umorale interno

(citato dal Cannon come milieu interne), caratterizzato dalla presenza acqua, oligoelementi, vitamine, ecc,

la cui omogeneità va soggetta ad un incessante rimaneggiamento in termini di equilibrio dinamico secondo

un copione ontologicamente preordinato.

Sappiamo anche come la sostanza vivente abbia in comune tutta una serie di caratteristiche che

permettono di distinguerla dalla non viva: che possiede una propria individualità, una propria

organizzazione, una propria diversità, tutto intimamente connesso, interconnesso e mediamente

interdipendente tramite una complessa rete di relazioni nella quale tutti gli attributi biologici necessari

alla vita vi sono esplicati e regolati

Una sostanza vivente assoggettata a processi di autocontrollo su avvicendamenti che producono o

riproducono continuamente se stessi nei propri modelli di organizzazione molecolare, in subordine alla

preservazione di reciproche interconnessioni tra i vari cicli metabolici a patto pero che conservino la loro

individualità processuale.

Potremmo chiederci infine se sia opportuna un riflessione sulla individualità processuale dei cicli

metabolici. La risposta è affermativa poiché nei sistemi organici si esplicano in termini di coerenza tra

scissione e risintesi svincolati da una linearità di causa – effetto.

Viene allora spontaneo chiedersi come sia possibile tutto ciò, e il fatto stesso che ci poniamo questa

domanda significa che non diamo ancora una risposta esaustiva, poiché ciò che sottende ai processi vitali

appartiene a cose che non possiamo oggi completamente dimostrare con le nostre attuali conoscenze

In Erboristica è dunque fondamentale l’importanza data al continuo rimaneggiamento della

intercambiabile reciprocità tra le connessioni raffiguranti un sistema di canalizzazione di estese vie

metaboliche tanto da rappresentare, nel loro insieme, un supersistema a circuiti multipli in subordinate al

concetto che tutto agisce su tutto e tutto coordina tutto subordinatamente alla condizione individuale del

momento in atto connessa e necessitata di “sistema finalisticamente organizzato”, legittimandolo (citando

Lamarck) “in forza di una necessità interiore degli organismi viventi secondo i propri bisogni di

appressamento filogenetico ontologicamente definibile come vincolo di sopravvivenza”, trova sostegno

principalmente nella solidale inclinazione a riunire in un comune denominatore recepibile come “sistema

aperto, cellulare, delimitato da un confine selettivo qual è la pelle percorso da flussi” prospettato da Pietro

Omodeo, “nella misura in cui abbraccia incondizionatamente il paradigma riguardo l’ottimizzazione di

“ambienti mutevoli” all’interno della compagine umana concepita come solidale compagine di strutture

caratterizzare da corpi chimici che entrano a farne parte, poiché niente fa parte del nostro organismo che

non dipenda da un incontro tra corpi chimici aggregati tra loro; ed è naturale che sia così perché noi siamo

“relazione tra sostanze diverse”, dove la nostra stessa esistenza è un concerto di “incontri” tra corpi

chimici i quali, aggregandosi dentro di noi, formano e mantengono momento dopo momento il nostro

organismo in un comune accordo convergente verso un unico scopo..Dove i corpi chimici che ne fanno

parte, se studiati separatamente, non hanno in sé l’idea della vita se non quando, aggregandosi all’interno

della cellula, vanno a formare lo stato di fondo dei vari sostrati organici

La sostanza vivente ci si presenta dunque con un ordine, con una forma, o meglio con disegni più o meno

complessi di forme ben definite, sulle quali si impiantano le funzioni: Dobbiamo subito sgombrare il campo

dall’ozioso dilemma, se sia la funzione a creare la struttura, o se preesista un sostrato morfologico su cui si

impiantano poi le funzioni. Forma e funzione son inscindibili, sono i due aspetti cui si presenta un’unica

realtà con facoltà indissolubilmente legate e interdipendenti, che non sono mai caotiche quando le

osserviamo a determinati livelli ai quale corrispondono determinate proprietà chimico – fisiche che, negli

organismi viventi si parla di funzioni, implicando velatamente un certo finalismo o come riconoscimento

obiettivo di una certa coordinazione tra strutture e proprietà tra loro tale da rendere possibile la vita: una

certa forma di vita, coordinata messa a punto filogeneticamente e ontologicamente predeterminata lungo

tutto il suo percorso evolutivo.

E’ sopra questi argomenti che è nata, e si svolge tutt’ora, la discussione tra finalismo e determinismo, tra

Fitoterapia Tradizionale Erboristica e Fitoterapia Clinico Farmaceutica: argomenti che lo scrivente si è

sempre tenuto lontano visto che su questo punto non possiamo disquisire, poiché finalisti e deterministi

non possono diversificarsi, poiché ambedue parlano di funzioni e di organi, apparati e sistemi nei quali

troviamo sempre un elemento microscopico nella struttura della cellula

segue la seconda parte…

COS’E’ L’UOMO IN FITOTERAPIA TRADIZIONALE ERBORISTICA – appunti di lavoro – del Maestro Simone Iozzi

OSSERVAZIONI E CONSIDERAZIONI  PRELIMINARI:

  • Concretizzare l’uomo come microcosmo che racchiude in sé il macrocosmo.
  •  Come fenomeno vivente – forma – corpo – e nuomeno; essenza e psiche.
  • Aspetti interdipendenti che agiscono uno sull’altro.
  • Aspetti di una unità qual è l’individuo umano.
  • Ma è anche figlio della terra madre/matrice di vita.
  • Chi la conosce veramente? giacché in essa agiscono atti conosciuti ed atti  imponderabili non ancora sufficientemente noti

Ogni volta quando osserviamo  un organismo vivente pluricellulare, non finiamo mai di stupirci di quanto siano ben organizzati tutti i miliardi di cellule che lo compongono e  come  queste contravvengano al disordine cui la vita non può sfuggire dalla sua immanenza. Come la sua continuità sia strettamente legata alla capacità di utilizzare materia ed energia che attinge dall’ambiente al suo esterno restituendoli poi sotto forma  di scorie e di calore.

Sappiamo anche come  ogni organismo vivente viva grazie alle sue cellule, e come queste operano in un incessante rimaneggiamento dei metaboliti  presenti nel loro citoplasma formato da un delicato film liquido contenente organuli e sostanze che conducono alla formazione di altre sostanze e così di seguito fino al prodotto finale quali le proteine e, nel contempo, di eliminare biossido di carbonio e tutti i prodotti di scarto del proprio metabolismo.

Sappiamo anche che partendo da corpi chimici relativamente semplici l’organismo sia in grado di costruire composti altamente complessi  tramite  continui rimaneggiamenti sequenziali di scissioni e nuove risintesi fino al prodotto finale: ovvero a molecole organiche  a cui i diversi  destini  sono attribuite le particolarità di ogni singola “via metabolica” fino a costituire una estesa rete di canalizzazioni il cui significato risulta fondamentale per l’esplicazione della vita quale quella che conosciamo.

 Sappiamo anche come la materia vivente abbia in comune tutta una serie di caratteristiche che permettono di  distinguerla dalla  non viva: che possiede una propria individualità, una propria relazionalità, una propria diversità in un tutto intimamente connesso, interconnesso e mediamente interdipendente a mezzo di una  complessa rete di relazioni  tramite la quale,  tutti gli attributi indispensabili alla vita poiché assoggettata a processi di autocontrollo sopra gli avvicendamenti  dei cicli metabolici che producono o riproducono continuamente se stessi nei propri modelli di organizzazione molecolare,  a patto pero che conservino la loro individualità processuale.

 Potremmo  chiederci infine se sia opportuna un riflessione sulla individualità processuale dei cicli metabolici. La risposta è affermativa poiché nei sistemi organici essi si  esplicano in termini di coerenza  tra scissione e risintesi comunque slegati  da una linearità di causa – effetto.

Fondamentale è dunque l’importanza data al  continuo controllo sulle multiformi occorrenze tra i diversi comparti dell’organismo attraverso una efficiente intercambiabile reciprocità tra le connessioni di un sistema di canalizzazione con estese vie reciprocamente comunicanti da rappresentare, nel loro insieme, un supersistema a circuiti multipli assoggettati al nozione del tutto agisce su tutto e tutto coordina il tutto,  in subordine alla condizione di “sistema  finalisticamente organizzato”, legittimato (citando Lamarck) “in forza di una necessità interiore degli organismi viventi secondo i propri bisogni di appressamento filogenetico ontologicamente definibile come vincolo di sopravvivenza”,   trovando sostegno principalmente nella  solidale inclinazione  a riunire in un comune denominatore di  “sistema aperto, cellulare, delimitato da un confine selettivo qual è la pelle percorso da flussi” come prospettato da Pietro Omodeo, “nella misura in cui abbraccia incondizionatamente il paradigma riguardo l’ottimizzazione di “ambienti mutevoli” all’interno della struttura umana concepita come solidale compagine di strutture caratterizzate da corpi chimici che entrano a farne parte,  poiché niente fa parte del nostro organismo che non dipenda da un incontro tra corpi chimici  aggregati tra loro; ed è naturale che sia così perché noi siamo “relazione tra sostanze diverse”, dove la nostra stessa esistenza è un concerto di “incontri” tra  corpi chimici i quali, aggregandosi dentro di noi, formano e mantengono momento dopo momento il nostro organismo in un comune  accordo convergente verso un unico scopo. Dove i corpi chimici che ne fanno parte, se studiati separatamente, non hanno in sé l’idea della vita se non quando,  aggregandosi all’interno della cellula, vanno a formare lo stato di fondo  componente sostratiale dell’organismo.

La sostanza vivente ci si presenta dunque con un ordine, con una forma, o meglio con disegni più o meno complessi di forme ben definite sulle quali si predispongono le funzioni: Dobbiamo subito sgombrare il campo dall’ozioso dilemma, se sia la funzione a creare la struttura, o se preesista un sostrato morfologico su cui  si impiantano poi le funzioni. Forma e funzioni son inscindibili, sono i due aspetti cui ci si presenta un’unica realtà mai caotica quando la osserviamo a determinati livelli  implicante velatamente un certo finalismo connesso alla vita:  una  forma di vita acquisita   lungo tutto il suo  percorso evolutivo.

E’ sopra questi argomenti che è nata, e si svolge tutt’ora, la discussione tra finalismo e  determinismo: argomenti che  lo scrivente si è sempre tenuto lontano visto che su questo punto non possiamo disquisire, poiché finalisti e deterministi parlano ambedue di funzioni e di organi, apparati e sistemi, di condizioni ambientali interne ecc, sulle quali troviamo sempre un elemento microscopico nella struttura della cellula.

 

Tutela dati sensibili Erboristi Mediterranei.

L’Associazione Erboristi Mediterranei a tutela sia dei dati sensibili come ricette e formule sia di coloro che hanno avuto la pazienza e la fiducia nella trasmissioni a fini etici e professionali delle stesse ai soci membri, si astiene dal diffondere ricette e formule esatte e tecniche produttive anche semplici e casalinghe, così come dati critici (cioè informazioni che rendono un prodotto estrattivo, di qualsiasi genere, di qualità eccellente, protetto da degrado chimico-fisico e inquinamento microbico e che conservi al massimo grado le proprietà e le virtù delle/della pianta/e di partenza).

Lo stesso vale per informazioni a carattere legale e amministrativo e per tutta la documentazione che si trovano negli Archivi del Presidente, Vicepresidente e dell’Associazione.

Questo materiale è patrimonio comune dei membri dell’Associazione Erboristi Mediterranei e non può essere liberamente divulgato ai non soci.

ABC dell’ Erboristeria Tradizionale a cura della D.ssa Carmela Patania ” D “

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ inizio della vita professionale dell’ Erborista in primis viene dettato dalla volontà di applicare i concetti che sono stati impartiti dal mondo accademico  apportando una ” ventata di novità ” nel luogo ove si vuole mettere radici e/o dalla passione dell’ individuo di creare un posto di lavoro autonomo.

Man mano che il percorso erboristico prende vita, ovvero il seme è stato inoculato ed è germinato, entriamo nella fase di sviluppo e crescita, arriva il momento in cui è opportuno dire ” ad alta voce ” e dar valore al filone culturale della tradizione erboristica mediterranea. Da piccolo erborista si diventa Erborista Tradizionale.

Per dare solidità e portare avanti questo mutamento è opportuno fare delle scelte oculate impartite non solo dal punto di vista culturale ma anche dal punto di qualitativo/economico. Quindi per ottenere, in semplici parole, effetti salutari mediante consigli erboristici che rientrano nella prevenzione primaria per il cittadino, aventi fondamenti etici – professionali, è opportuno scegliere determinate realtà lavorative che seguono il processo di lavorazione della pianta officinale sin dalla raccolta perciò la scelta oculata degli erborati da dispensare è indispensabile. Laboratori artigianali e/o aziende che rispettano e seguono il tempo naturale della lavorazione della pianta e che aprono le porte delle loro ” officine ” danno valore al nostro operato.

La capacità di saper discernere, ovvero scegliere minutamente le cose o le idee che ci rappresentano, è fondamentale per distinguersi e far capire così al cliente che è opportuno chiedere il consiglio ad un professionista quindi all’ Erborista Tradizionale prima di acquistare o prendere per via interna o esterna prodotti erboristici acquistati via internet.

L’ Erborista Tradizionale non è semplicemente un venditore ma un professionista che ha scelto un mestiere che fa da ponte fra l’ Uomo e la Madre Natura mediante consigli oculati e in armonia con l’ essere umano e con ciò che lo circonda.

D.ssa Carmela Patania