LA MEDICINA IPPOCRATICO-GALENICA (seconda parte)

LA MEDICINA IPPOCRATICO-GALENICA 2
di Anna Paola Tortora tratto da un’intervista con Paolo Ospici

Medicine a confronto: la mediterranea e la cinese
Medicina tradizionale cinese e medicina mediterranea sono meno diverse tra di loro di quello che si possa pensare. Se la seconda si basa su alcuni elementi e di questi si occupa, quella cinese si interessa dei processi. Il fatto di concentrare la propria attenzione sugli elementi ha portato, nell’approccio mediterraneo, allo sviluppo maggiore di alcune discipline in occidente piuttosto che in Cina. Paragonando scritti antichi, ma contemporanei tra di loro, la descrizione anatomica galenica è molto più dettagliata rispetto a quella di un autore orientale dello stesso periodo storico. Questo non significa che non siano entrambe valide e complete. La scelta dell’approccio è personale.
La medicina cinese individua sul corpo una serie di canali, definiti meridiani. Galeno era consapevole che nel corpo esistono dei flussi energetici, ma il tipo di approccio che decise di adottare non contemplava il trattamento del meridiano. Se quindi la medicina di derivazione cinese si basa sulla ricerca dell’equilibrio energetico all’interno di questi canali e di riflesso degli organi ad essi connessi, Galeno prende in considerazione l’organo in sé e da questo parte; se il medico agopuntore risolve il deficit dell’organo intervenendo sul meridiano, Galeno nel suo approccio adotta un procedimento inverso, agisce sull’organo per risolvere il problema energetico. Uno sguardo più attento però alle droghe impiegate nella tradizione cinese e quella mediterranea, porta in evidenza che le erbe adoperate nella cura di patologie simili sono le stesse (il riferimento è a piante disponibili e conosciute in entrambe le aree geografiche) nonostante l’approccio ad esse, come dimostrato, sia opposto.
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Lo scopo della medicina, qualunque essa sia insomma, è il raggiungimento del benessere psicofisico, una condizione che interessa dunque sì il corpo ma anche il suo rapporto con la psiche e con l’ambiente che lo circonda.
L’analisi olistica (e quindi ogni genere di approccio che segue questa corrente, compresa la medicina mediterranea) prevede prima di tutto l’individuazione del terreno, ovvero la comprensione del contesto patologico. Successivamente si passa all’analisi del disturbo che produce una perturbazione dell’equilibrio del terreno. È necessario quindi operare una distinzione tra il “cronico” (il terreno che si potrebbe chiamare anche predisposizione) e l’”acuto”, ovvero il sintomo accusato del soggetto. Il secondo può essere trattato in modo mirato (mediante farmaci naturali o di sintesi quando necessario). Il terreno è il solo aspetto ad essere indagato mediante un approccio olistico, indipendentemente da quale filone terapeutico si scelga di seguire. Di fronte ad un soggetto che lamenta una problematica, lo specialista che adotta una visione ippocratico-galenica ha il dovere di non fermarsi al sintomo ma di indagare lo stato di salute generale del paziente (terreno), per comprendere chi ha davanti e scovare in modo profondo l’origine del disturbo per poi agire su questo mediante la dottrina e, nel caso dell’arte erboristica, con l’ausilio delle piante e delle loro proprietà.
Un’infezione batterica grave, ad esempio, non può non essere curata con l’antibiotico. Un abbassamento delle difese immunitarie invece è campo di intervento delle terapie olistiche. La difficoltà è nella diagnosi: l’immunodepressione non è sempre determinata dallo stesso fattore scatenante. Per non sbagliare strada l’operatore deve avere una buona conoscenza del sistema di riferimento che utilizza: nella fattispecie, secondo la visione mediterranea, la problematica potrebbe essere determinata da un umore flemma ma anche da melanconia. Il soggetto definito “flemmatico” e quello individuato come “melanconico” però sono tra di loro completamente differenti tra loro e diverse sono le ragioni portano alla determinazione dello medesimo terreno. Nel melanconico la causa sarà psichica, nel flemmatico di origine organica.
Lo specialista che segue l’approccio galenico per comprendere chi ha davanti può avvalersi di una scienza antica quale la Fisiognomica. Essa ha lo scopo di comprendere lo stato di equilibrio di una persona sulla base dell’indagine di ciò che l’operatore percepisce dai sensi e dall’osservazione dell’aspetto fisico.
La diagnosi, che richiede molta esperienza, viene effettuata grazie alla propria sensibilità ma ogni chiave interpretativa deve essere adattata agli schemi e dalla dottrina che egli ha appreso e interiorizzato negli anni. Per favorire il raggiungimento di uno stato di salute, si cercherà il punto più vicino all’equilibrio delle forze che governano il mondo e il corpo umano.

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Esempi pratici
Il reflusso gastroesofageo è un problema molto diffuso ed è spesso originato da un’infiammazione dello stomaco. Ogni organo del corpo, come già visto, è collegato con un elemento. È stato già descritto come un eccesso di freddezza dello stomaco ne provochi la malattia. Utilizzando espedienti che ne ristabiliscano la giusta condizione e che sprigionino calore, esso potrà ritrovare l’equilibrio: piante che tecnicamente sembrerebbero controindicate per curare le affezioni del digerente, in realtà svolgono la loro azione curativa, non come palliativi ma in maniera definitiva.
Non è raro, poi, che patologie dello stomaco si ripercuotano sull’intestino, manifestandosi sotto forma di infiammazione (eccesso di calore). Può succedere ad esempio che l’organismo cerchi autonomamente di compensare l’eccessiva freddezza dello stomaco producendo calore (infiammazione appunto). Il medico che utilizza un approccio di derivazione ippocratico-galenica, andrà ad agire su quella che secondo la sua diagnosi risulterà essere la causa del disagio. In un caso come quello sopra descritto, l’eccesso di calore che affligge l’intestino provocando lesioni ulcerose ad esempio, può essere determinato dall’eccesso di freddo dello stomaco. Scaldando quest’ultimo (anche se può sembrare contraddittorio vista la presenza di un’infiammazione) si interverrà sia sul sintomo che sulla causa, giungendo al riequilibrio di entrambi gli organi.
Molto diffuse, soprattutto tra le donne dopo una certa età, sono osteoporosi e osteopenia. Secondo un approccio classico esse sembrerebbero essere “solo” le conseguenze di una carenza di calcio: la terapia quindi potrebbe limitarsi all’assunzione di integratori contenenti vitamina D e calcio, appunto. Differentemente, secondo l’approccio ippocratico galenico, le carenze di calcio e le patologie ad esse correlate, possono essere affrontate nutrendo la milza. Ad essa è collegato l’elemento “terra” che, a sua volta, è governato delle parti solide. L’osso è la parte solida per eccellenza del corpo umano: nutrendo la milza, dunque, automaticamente l’apparato scheletrico risulterà rinforzato.
Articolo tratto da Benessere.com a cura di Anna Tortora

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