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Piante della Val d’orcia – l’iperico

DA LUIGI GIANNELLI – 18/12/2013

PUBBLICATO SULLA RIVISTA “PER LA VAL D’ORCIA”

Sicuramente, tra le piante erbacee, l’Iperico è una delle piante che gode del massimo prestigio! Inoltre, nella Val d’ Orcia è pianta frequente e comune, tutti gli anni si trova ed ha meravigliose proprietà; a volte è meno comune a volte occupa interi ettari, se lasciati incolti.

In verità l’abbiamo già citata in relazione ad un preparato che richiedeva anche l’uso delle “borse” dell’ Olmo. Ma è giusto dedicarle lo spazio che merita, visto che è pianta largamente usata sia nella tradizione popolare sia nella moderna Erboristeria.

Dioscoride, il medico delle legioni del I° secolo d.C., nella sua “Materia Medica” (ovvero la raccolta di rimedi singoli ed alcuni preparati più grande dell’ area mediterranea antica), cita l’ Iperico nel III° Libro dell’opera, in ben quattro capitoli (dal 165° al 168° – vers. Mattioli); questo perché di questa pianta ne vengono riconosciute più specie e più varietà; a nostro modesto parere, alla fine, se è vero che a seconda delle zone e delle aree geoclimatiche si possono trovare varietà e specie molto affini tra di loro del genere “Hypericum”, tutte aventi le stesse proprietà.

Passiamo al testo (che riportiamo nella versione del XVI° secolo del Mattioli, con piccole varianti per la migliore comprensione del testo):

<< Cap. 165° –  Dell’ Hiperico. Chiamano alcuni l’ Hiperico androsemo [ovvero “sangue umano”], altri corio [cuoio, ma anche pelle, per l’attività che ha su di essa], & altri chamepitio [“simile al Pino”], per avere il suo seme odore di ragia di Pino; è pianta ramuscolosa. Ha le foglie simili a quelle della Ruta, il fiore giallo, simile alle Viole bianche; questo fiore sfregato tra le dita, emette un liquido simile al sangue, per questo è stato nominato “Androsemo”. Ha le silique pelosette, di forma allungata e rotonda, di grandezza dei garni di Orzo; nelle quali è dentro il seme nero, di odore resinoso; nasce in luoghi coltivati ed aspri. Provoca l’orina, applicato ai genitali femminili, provoca i mestrui. Bevuto nel Vino cura la terzana e la quartana [febbri ricorrenti tipiche di malattie come la malaria]. Il seme bevuto quaranta giorni continui, guarisce le sciatiche [e qui si intende sia l’aspetto neurologico sia quello articolare]. Le foglie applicate come empiastro insieme al seme, giovano alle ustioni da fuoco.>>

<< Cap. 166° – Dell’ Asciro. Ovvero Asciroide, ovvero Androsemo, è anche questa una specie di Hiperico, ma differente per la sua grandezza, è più folto ed i suoi rametti sono più lunghi, più legnosi & rosseggianti, le foglie sottili, & i fiori gialli. Produce il seme di odore resinoso, come quello del’Hiperico; sfregato con le dita, subito insanguina le mani; & perciò lo hanno chiamato Androsemo [vedi sopra]. Giova bevuto il seme in un sestario di Acqua Melata [un sestario era poco più di mezzo litro (540 ml) e l’Acqua Melata era preparata bollendo insieme uno o più litri di acqua con un litro di miele, fino a tornare – evaporando l’acqua a un litro], alle sciatiche; perciò scioglie gli Umori Cholerici [vale a dire biliari], ma bisogna continuare a beverlo fino a perfetta salute. Anche esso si applica utilmente come empiastro sulle ustioni da fuoco >>.

<< Cap. 167° – Dell’ Androsemo. L’ Androsemo è diverso sia dall’ Hiperico che dall’Asciro, poiché cresce con rami duri & legnosi, & sottili, & rosseggianti fusti; & le sue foglie sono tre o quattro volte più grandi di quelle della Ruta, le quali quando si tritano, rendono un liquido simile al Vino [rosso!]. Sono nella sommità dei fusti assai concavità di ali [vuol dire che le foglie, unite due a due, formano verso il fusto o il ramo una concavità], dalle quali escono alcuni ramoscelli a forma di penna, attorno ai quali sono i fiori gialli, & piccoli. Serrasi il suo seme puntato di più linee in frutti a forma di vasetto, simile al quello del Papavero Nero. Le chiome triturate, spirano odore resinoso. Il seme bevuto al peso di due dracme [8-9 gr circa], solve gli Humori Cholerici [Biliari] del corpo; sana le sciatiche, ma occorre dopo la purga, bere un po’ d’acqua. L’ erba applicata come

empiastro cura le ustioni da fuoco e ristagna il sangue >>.

<< Cap. 168° – Del Cori. Il Cori il quale chiamano alcuni Hiperico, che produce le foglie simile all’ Erica, rosse, più grasse, & più piccole, non più alta di una spanna, d’odore aggradevole a acuto. Il seme bevuto provoca i mestrui, & l’orina. Preso con Vino, giova ai morsi di quei ragni che chiamano “Falangi” [ragno comune, di specie diverse e diverse dimensioni, che si trova dall’ area mediterranea fino all’Africa, dove si trovano esemplari molto grandi; in realtà non è particolarmente velenoso], alle sciatiche, ed allo spasimo detto “opisthotono”. Si applica come unzione sul corpo con Pepe, nei rigori [tremiti] che precedono le febbri, ed all’ “opisthotono” utilmente con olio.>>.

L’ opistotono è una caratteristica tensione-spastica, di varia origine o traumatica o da avvelenamento o da infezione da tetano o altro, che provoca la piegatura della colonna vertebrale (tutta), all’indietro, tenendo chi la soffre nella tipica posizione “ponte”; esiste un quadro di Sir Charles Bell, che mostra un ammalato di tetano con opitostono (il quadro è del 1809 ed è “fotografico”).

Galeno, il medico di Marco Aurelio (rimase a corte fino alla morte, ai tempi di Settimio Severo, dato che morì circa a 82 anni, in barba a chi dice che al tempo dei Romani la gente viveva meno di 40 anni. Al solito dipende chi; ancor oggi ci sono popoli poverissimi, dove le malattie, la malnutrizione, la fatica fisica estrema non consentono di essere longevi; la longevità è dovuta a fattori sociali, non di “epoca”), parla dell’ Iperico nel VIII° Libro del suo “Le virtù dei semplici medicamenti” (semplici intesi come “ingredienti di medicamenti complessi”):

<< L’ Iperico scalda e dissecca, è composto di così sottili parti, che provoca i mestrui e l’orina; per avere questi effetti non basta assumere il seme solamente, ma tutto il frutto [ovvero il fiore maturato]; questo applicato come empiastro da fresco, non solo cicatrizza le ferite e le ulcerazioni, ma anche le ustioni da fuoco. Essiccato e ridotto in polvere e applicato alle ulcerazioni purulente e umide, le sana. Alcuni lo danno per la sciatica >>. Poi anche Galeno fa riferimento ad Asciro ed Androsemo, che considera varietà dell’Iperico, con proprietà analoghe a quelle che dice Dioscoride, non nomina il Cori, ma dice che l’Iperico è chiamato anche “Dionisio”. Fa una interessante aggiunta << Il decotto fatto nel Vino è cura valorosa per le ferite grandi >>.

Insomma, sia Dioscoride che Galeno, riconoscono che esistono varietà della stessa pianta, e che hanno più o meno le stesse proprietà; Galeno è più sintetico, ma molto più preciso.

In effetti, fin dall’antichità sono riconosciute all’Iperico tre grandi attività: 1 – quella su ferite, ulcerazioni e contro le ustioni da fuoco; 2 – quella sull’apparato neuro-articolare, in particolare per la sciatica; 3 – una azione neurologica centrale (tremori ed opistotono). Oggi gli è riconosciuta l’azione antidepressiva; se gli antichi non l’hanno rilevata, è perché il tipo di depressione (malattia da sempre riconosciuta, raccontata con parole diverse) nel mondo antico, si esprimeva in modi diversi ed  era curata con le piante cordiali, come la Rosa, la Viola, la Borragine.

Dalla tarda romanità in poi, emerge la preparazione dell’ estratto oleoso di Iperico, quello che si usa fare triturando le sommità fiorite, miste a fiori già “maturati” in frutti, e ponendole a macerare in olio vegetale, esponendo i vasi di vetro al Sole per una decina di giorni e poi lasciare macerare il tutto al buio. Un tempo si metteva del Vino bianco insieme, che poi veniva fatto bollire e evaporare, così si accentuava il processo di estrazione e si sterilizzava la massa olio-pianta. Poi il tutto veniva fatto scolare e spremuto, separate le ultime tracce di residuo acquoso. Chi scrive ha usato un’altra tecnica: alla pianta fresca triturata, aggiunge del Sale, che blocca tutti gli eventuali processi degradativi; dopo esposizione  al Sole, macerazione successiva, poi scolatura, pressatura, filtrazione accurata, si ottiene un oleolito di Iperico di grande potenza.

Ma potenza per fare cosa? Ebbene l’oleolito di Iperico è straordinariamente efficace per la cura delle ustioni da fuoco, come dicevano gli antichi, per le ulcerazioni torpide, per le piaghe da decubito, per le ferite in generale. Utile metterlo anche negli oli per i massaggi per i dolori nevritici e articolari.

Invece, oggi, per uso interno l’ Iperico è usato solo come antidepressivo.

Ma guardiamolo anche con una visione moderna; cosa contiene?

Contiene: olio essenziale (a sua volta composto in prevalenza di metilottano, metildecano, nonano, andecano, a e b-pinene, limonene, mircene, cariofillene, decanale, ottanale, a-terpineolo, geraniolo) flavonoidi (iperina, rutina, quercetina), diantroni (ipericina, emodinantrolo), tannini, fitosteroli, acidi organici, furanocumarine.

Azioni accertate oggi: per uso esterno – antiinfiammatoria, cicatrizzante, antiustioni e antipiaghe da decubito. Per massaggi antireumatici.

Tisane e composizioni fitoterapiche

ATTENZIONE! QUESTO ARTICOLO E’ STATO PUBBLICATO SULLA RIVISTA “L’ ERBORISTA” – EDIZIONI TECNICHE NUOVE SPA, TRA FEBBRAIO E MARZO 2007.

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E PROPRIETA’ DELLA CASA EDITRICE.

PER GENTILE CONCESSIONE.

AUTORE: LUIGI GIANNELLI

In questa occasione ci occuperemo delle tisane e delle composizioni fitoterapiche per il trattamento degi squilibri legati all’ Elemento Fuoco ed all’asse fegato-cistifellea.

In pratica le nostre composizioni interverranno sia sulla secrezione biliare, sia sui suoi effetti  a livello intestinale, renale, della reattività immunologica (come allergie, intolleranze, reazioni autoimmuni), di alcune particolari dermatosi, e soprattutto sulle principali vie metaboliche; sono disfunzioni “biliari”, in modo diretto o indiretto le dislipidemie, il diabete, l’iperuricemia.

Tutti i processi infiammatori sono in qualche modo legati all’ aspetto Igneo, Biliare. Un soggetto arrossato, irascibile, pieno di pruriti e magari anche con alcuni tessuti (da quelli di organi interni a quelli cutanei e articolari) fortemente infiammati.

E’ chiaro che ogni affezione nasce dal concorso di molti Elementi e Umori e sistemi organici, ma alcune sono prevalentemente dominate dal Fuoco-Bile gialla.

Volendo agire tempestivamente su organi, funzioni, Umori, non possiamo esimerci dal trattare un problema secondo varie angolazioni, magari con cicli di trattamento, in parte sintomatici, in parti “di terreno” e/o di drenaggio specifico.

Rammentiamo che la maggior parte di queste composizioni va somministrata dopo un breve decotto (dai due ai cinque minuti), seguito da una prolungata macerazione (da due ore a tutta una notte), filtrando e bevendo in tre-quattro volte lontano o prima dei pasti principali, anche a temperatura ambiente. Sconsigliamo di bere tisane appena tolte dal frigorifero. La dose è di 20 gr di miscela al giorno per 1 litro di acqua oligominerale.

Incominciamo con una composizione, forse banale, ma che permette un drenaggio biliare intenso e specifico.

E’ adatta in tutti quei casi che un blocco “Freddo” e ostruttivo a livello della cistifellea; è costituita solo da piante Calde:

Curcuma         30 %

Fumaria          30 %

Boldo              20 %

Rabarbaro       10 %

Combreto       10 %

Quando invece si vuol preparare un composto Freddo e depurativo, agente nel lungo periodo, si possono usare piante Fredde:

Cicoria                       20 %

Bardana          30 %

Gramigna       10 %

Parietaria        20 %

Tarassaco       10 %

Quest’ultima è adatta per le sindromi allergiche, alternata con quella del primo tipo; la prima espelle il Calore Biliare, la seconda lo compensa, mentre delicatamente lo espelle.

Utili sono i Fiori Freddi, come la Viola Tricolor e il Papavero rosso; esse per la eccessiva freddezza è opportuno abbinarle a piante più Calde, prima tra tutte la Curcuma.

Curcuma           50 %

Papavero rosso  25 %

Viola tricolor   25 %

Grande antidermatosico e antipruriginoso:

Papavero rosso   20 %

Viola tricolor    20 %

Olmo                 40 %

Fumaria             20 %

Le composizioni preparate con piante Calde, possono essere usate in tutte le stagioni (anche in quelle Calde), dato che comunque la loro azione è “centrifuga”; il drenaggio biliare è volto verso l’esterno.

Invece le composizioni Fredde vanno molto bene soprattutto in Primavera, dominata dall’ Elemento Aria, Caldo e Umido. Anzi sono particolarmente adatte, dato che da un lato rinfrescano – se ce ne fosse bisogno – l’eccesso di Calore, a volte accumulato durante l’inverno, a causa di una alimentazione ricca di grassi, carni, cibi lungamente cotti. E’ vero che questi cibi sono adatti alla stagione invernale, ma è anche vero che spesso c’è chi esagera.

In ogni caso il drenaggio biliare con piante Calde va fatto quando occorre rapidità, soprattutto se ci sono disturbi intestinali, fatti infiammatori ad organi interni, tendenze a squilibri metabolici.

La tisana con Curcuma e Rabarbaro va benissimo quando si vuol preparare l’organismo ai trattamenti più specifici per i problemi metabolici, come dislipidemie e diabete.

L’ utilizzo di tisane con piante Fredde è più adatto quando si vuole un effetto nel periodo lungo, dolce, delicato e soprattutto, preventivo.

Inoltre, quello con piante Fredde è particolarmente utile quando si vuole agire per prevenire reazioni allergiche, legate alla stagionalità, come le pollinosi.

La tisana a base di Bardana è perfetta come cura/prevenzione delle reazioni allergiche primaverili.

Abbiamo visto che piante come la Fumaria, l’Olmo, la Viola e il Papavero rosso sono particolarmente indicate nelle dermatosi.

Attenzione:

le dermatosi indicano due grandi squilibri, che se non trattati, possono evolvere in malattie ben più gravi: da un lato c’è una debolezza di stomaco (e ne parleremo meglio per le tisane che servono a “governare” l’Elemento Acqua) e dall’altro c’è un notevole squilibrio epatico, che conferisce soprattutto rossore e prurito.

Quindi in questi casi occorrono, oltre alle piante stomachiche, anche piante che rinfrescano il fegato e drenano rapidamente la Bile gialla (secrezione biliare) ristagnante.

Olmo, Gramigna e Piantaggine agiscono sul Calore epatico e su quelli, conseguenti, intestinale e renale.

Utili, oltre a Parietaria e Piantaggine (che agiscono sui fatti semplicemente infiammatori anche su quelli ulcerosi) che si costituiscono sulla mucosa intestinale, le piante diuretiche, sia Fredde, come l’Equiseto (anche esso cicatrizzante intestinale), sia Calde come l’Ononide e le radici delle Ombrellifere, soprattutto di Finocchio e di Sedano.

Grande pianta epatica è l’ Agrimonia, che compie le sue funzioni sulla “massa” epatica, favorendo la ricostruzione dell’epatocita funzionale, come nelle steatosi e le cirrosi nei primi stadi, ma è anche un ottimo diuretico e un importante regolatore metabolico.

L’Agrimonia si accompagna molto bene al Cardo Mariano della quale è complementare ricostruttore dell’epatocita, alla Ceterach, che sblocca e alleggerisce la milza, la Malva che compie una potente azione emolliente e antiinfiammatoria su tutto il tubo digerente (stomaco e intestino). E’ anche, a somiglianza dell’Elicriso (che vedremo dopo), un antiallergico, anche se delicato.

Una eccellente tisana a base di Agrimonia, in due versioni, serve a curare l’iperuricemia e la gotta:

Agrimonia,

Betulla,

Frassino,

Mais stigmi, parti uguali, magari con un po’ di più di Agrimonia;

l’altra versione:

Agrimonia 40 %,

Ceterach 20 %,

Malva 20 %,

Papavero rosso 20 %,

eccellente equilibratore e antiinfiammatorio nelle forme epatitiche.

Grandioso rimedio, derivante dalla tradizione popolare e colta, eccellente nelle dislipidemie, come ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, è questo:

Carciofo 20 %,

Betulla 20 %,

Equiseto 20 %,

Curcuma 40 %.

Altro rimedio drenante biliare, di grande potenza nelle forme di psoriasi ribelle è anche essa a base di piante molto amare, come il Carciofo e la Centaurea minore:

Carciofo 20 %,

Centaurea minore 10 %,

Olmo 30 %,

Ononide 20 %,

Equiseto 20 %.

Le composizioni epatiche sono, tra l’altro molto efficaci anche nelle affezioni virali, come quelle da raffreddamento; tra le piante si trova l’ Elicriso, pianta epatica molto Calda, adatta anche alle forme di degenerazione della cellula epatica (epatiti, cirrosi); si può supporre che queste composizioni abbiano anche una azione immunoattiva:

1 – Boldo 40 %,

Eucalipto 40 %,

Elicriso 20%.

con questa, prima se ne aspirano i vapori in un suffumigio, poi, quello che rimane, si beve ben caldo.

Agisce anche sulle riniti di origine allergica.

La seconda viene sia dalla tradizione popolare, ma si ritrova anche in una grande Farmacopea settecentesca (quella di Giovanni Andrea Murray, medico di Corte del Re di Danimarca):

2 – Camedrio,

Centaurea minore,

China, parti uguali.

essa è febbrifuga e, come l’altra agisce anche sulle infiammazioni intestinali e su quelle articolari.

Dato che il Camedrio è da tempo vietato, lo si può sostituire (con effetti più modesti), con il Carciofo.

Tale sostituzione era accettata anche da Galeno. Per la verità Galeno riteneva che il Camedrio può essere sostituito dal Romice, ma il Romice può essere sostituito dal Carciofo. In questi casi vediamo come più adatto, per il suo potente effetto coleretico e colagogo, il Carciofo.

Due parole sull’Elicriso: questa pianta fu ampiamente studiata e somministrata dal celebre medico Santini nella Garfagnana degli anni ‘50 e ‘60 del XX° secolo.

Esso, oltre all’azione epatica, coleretica, colagoga, drenante biliare, manifesta anche intense proprietà sulle affezioni articolari (anche nell’ artrite reumatoide, malattia autoimmune) e nelle forme ribelli della psoriasi; inoltre possiede anche una intensa azione anticefalalgica: il dolore di testa è una classica manifestazione biliare. E’ anche un eccellente rimedio per le affezioni mucose dell’apparato respiratorio; agisce potentemente sia sulle forme microbiche che su quelle virali. Seda la tosse e favorisce l’espettorazione. Inoltre è un grandissimo rimedio di tutte le forme allergiche.

Ma anche l’ Elicriso, come del resto l’Agrimonia, non è pianta che dà il meglio di sè da solo.

E’ molto Caldo, a volte troppo, e alcuni mal lo tollerano, da solo.

Non c’è dubbio che gli aspetti infiammatori e tussivi delle affezioni respiratorie siano correlate con una certa stasi biliare e con una Bile gialla irritativa che brucia e irrita in tutti i luoghi che “tocca” (quindi anche sull’apparato respiratorio).

Noi, sulla base dell’esperienza dei vecchi Erboristi e Medici del passato nemmeno tanto remoto, amiamo unire l’Elicriso a due grandi piante drenanti biliari: una è la Fumaria, che per gli antichi espelle la Bile per via renale e l’altra è la Curcuma, che la espelle per via intestinale; addirittura nei soggetti stitici, al posto della Curcuma (o in aggiunta) si può mettere del Rabarbaro. Droga lassativa si, ma anche energico coleretico e colagogo, secondo i medici di lingua e cultura Araba, soprattutto Mesuè, medico della Corte del califfo di Bagdad nel VII°-VIII° secolo d.C.

Grande formula per varie affezioni di origine (prevalente) biliare, come dermatosi pruriginose, dolori articolari di varia natura, cefalea, affezioni respiratorie con molto muco, tosse incoercibile, asma anche allergica, sinusite, oculorinofaringite, anche essa di origine allergica:

Elicriso 20 %,

Curcuma 30 %,

Rabarbaro 10 %,

Agarico bianco 20 %,

Cannella 20 %.

La Cannella, anche se oggi vi è stata scoperta una grande azione antidslipemica (quindi agente sull’area epatica) è un potente rimedio per lo stomaco, che concorre in modo determinante sulle affezioni prima descritte. L’ Agarico bianco è un notevole complemento dell’azione dell’Elicriso: esso “strappa” le mucosità respiratorie e i sieri aggressivi che si “rintanano” all’interno delle cavità articolari. Inoltre la coppia Elicriso-Agarico rappresentano un eccellente “squadra” immunoattiva, antivirale e antimicrobica in generale.

Anche l’ Agarico bianco, fungo delle Poliporacee, oltre all’azione immunoattiva e antimicrobica, possiede un’ottima azione coleretica e colagoga, e per questo rientra nella composizione di molti liquori digestivi.

La “tribù” delle Composite ci dà una bella quantità di piante agenti sulla secrezione biliare e per il drenaggio biliare e renale, oltre al Carciofo: sono spesso Fredde, ma agiscono nel medio-lungo periodo  e servono come regolatori metabolici (colesterolo, trigliceridi, glicemia, uricemia), come la Bardana, il Tarassaco e la Cicoria.

Si possono associare sia a piante diuretiche, che ne intensificano l’effetto generale e ai coleretici più energici, che rendono le cure più rapide, come la Curcuma, il Boldo, il Combreto.

Ma torniamo al nostro Fuoco Biliare.

Quali sono i segni caratteristici sulla persona, la postura il carattere e che segnalano la necessità di operare attraverso le composizioni che abbiamo esaminato?

Un portamento fiero e altero, rapidità di movimenti, uno sguardo intenso, ardente, con gli occhi socchiusi e con una continua tendenza a stringere di più l’occhio destro, dolorabilità (di varia origine) sulla parte destra e soprattutto nell’area scapolare (la “faretra di Diana”), una emicrania più che altro nella parte destra o cefalea dopo l’assunzione di bevande alcoliche, di cibi fritti, di salumi, cefalea derivante dall’inazione (il soggetto “impostato” dalla Bile ha necessità di azione e movimento), l’ irascibilità, la tendenza alla violenza ed al comando, tutte cose che abbiamo già visto quando abbiamo parlato, in precedenti interventi, del Fuoco Biliare.

Le reazioni autoimmuni, le epatiti, la congestione e la stasi biliare su base emotiva, la tendenza alla formazione di calcoli o sabbia biliare. Il grande Calore mal circolante, è destinato a concentrarsi in alcuni organi, diversi a seconda dei soggetti, creando infiammazioni, reazioni autoimmuni e calcoli biliari.

Tutte le tisane, soprattutto quelle Calde e drenanti e quelle unite a diuretici, servono soprattutto a smuovere, a far circolare questo grande Fuoco ed a utilizzarlo in modo proprio. Le stesse affezioni metaboliche indicano una stasi di Fuoco: espellendo l’eccesso e/o favorendo la sua circolazione, insieme con rinfrescanti epatici (come la Gramigna, la Parietaria, L’Equiseto, la Bardana, la Cicoria, ma anche il succo degli Agrumi e le bacche di Rosa Canina), servono egregiamente a dominare e governare il Fuoco Biliare e epatico e a risolvere la maggior parte delle affezioni connesse alla sua stasi.

Per coloro che non volessero prendere le tisane, per il poco tempo disponibile e per il loro non sempre gradevole sapore, si possono sostituire con miscele di tinture madri o estratti fluidi, rammentando tuttavia che gli effetti saranno meno pronti e un po’ più blandi.

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BIBLIOGRAFIA

 

Platone – Opere complete – varie edizioni

Lucrezio T.C. – “De rerum natura” – varie edizioni

Apuleio – “Metamorfosi” – varie edizioni

Vitruvio P. – “De Architectura” – a cura di P. Gros – Einaudi – Torino 1997

Varrone M. T. – “Opere scelte” – Classici UTET 1974 – rist. 1996

Plinio G.S. “Storia Naturale” – vers. M.L. Domenichi – Venezia – 1612

Plinio G.S. “Storia Naturale”a cura di G.B. Conte – Einaudi – Torino 1983-1995

Plutarco “Quaestiones conviviales” – varie edizioni

Dioscoride P.  “Materia Medica” – vedi vers. Ruellio – Venezia 1538 e Mattioli – Venezia 1557 e                                                                                                                                                               1568.

Galeno C.  “De Compositione medicamentorum secundum locos” – vers. J. Cornario – XVI° sec.

Galeno C. “De Antidotis”

Galeno C. “De Compositione medicamentorum per genera”

[le tre opere sopra citate fanno parte di una raccolta danneggiata del  XVI° sec.].

Galeno C. “Methodi Medendi” – Edizione generale – Venezia 1565

Galeno C. “De Simplicium medicamentorum facultatibus” vers.   Gaudano – Lione 1547

Alessandro di Tralles  – “I Dodici libri di Medicina” – Venezia 1573 (originale: VI° secolo d.C.)

Erboristeria tradizionale

L’ Erboristeria Tradizionale è un’ attività commerciale concentrata sulla figura professionale chiave ovvero l’  Erborista. Oggigiorno questa professione, dedita all’ ascolto dei piccoli disturbi quotidiani e ai consigli erboristici preparati ad personam per mantenere lo stato di benessere del cliente, si è culturalmente impoverita, divenendo quasi un consigliere per l’ acquisto di creme profumate o dell’ ultima panacea “scoperta” su Internet.

Quindi è lecito porsi la domanda: ” Chi è l’ Erborista? Un professionista, un commerciante e/o un custode della Tradizione “?

La figura professionale è regolamentata  dalla legge del 6 gennaio 1931 n.99, che definisce l’ Erborista  un diplomato (oggi anche laureato) che può coltivare, raccogliere e ricavare dalle piante officinali i preparati più semplici come enoliti, oleoliti, alcoliti etc. etc., mettendo in primo piano il legame che coesiste tra le piante endemiche ed autoctone del territorio e la figura professionale .

” Nella natura tutto il mondo è una farmacia che non possiede neppure un tetto” Paracelso

Nel passato, ancora oggi nei piccoli centri abitati, era lecito trovare oltre al Farmacista anche l’ anziano/a  del paese che consigliava rimedi semplici per placare i piccoli disturbi quotidiani mediante l’ utilizzo di piante che si trovavano nell’ orticello o in campo aperto.

Chi non ha mai sentito dire da un parente più anziano che la Spaccapietra ( Ceterach officinarum ) è utile per disgregare i calcoli renali?

La tradizione erboristica infatti, oltre ad essere custodita nei grandi libri e nei ricettari antichi, è il frutto anche della cultura popolare tramandata oralmente specialmente per quelle formulazioni che prevedevano le piante officinali  che si trovavano in loco.

Quindi nell’ Erboristeria Tradizionale la pianta officinale è ingrediente fondamentale e prezioso per riproporre oggi le antiche formulazioni ( storicamente efficaci)  sia quelle custodite dai monaci e dagli speziali ( medicina colta ) sia quelle tramandate dai guaritori ( medicina popolare ).

L’ Erborista Tradizionale oltre ad essere un professionista della salute ha anche un compito più importante che è quello di preservare il patrimonio culturale mediante lo studio dei testi Antichi e la ricerca dei rimedi popolari. Egli deve quindi custodire, riproporre al cliente e far rivivere nel presente ciò che gli Antichi hanno volutamente trasmetterci affinchè la nostra salute sia preservata.

E’ ormai raro incontrare un’ Erboristeria che offra oltre 60 piante con le quali comporre una tisana in base alle differenti costituzioni poichè è più facile trovare negozi con miscele già preparate che possono creare anche effetti indesiderati, se somministrate durante una terapia farmacologica.

Quindi è opportuno che l’ Erborista tradizionale odierno deve essere capace di far coesistere le conoscenze scientifiche attuali con la tradizione erboristica la quale è basata sia sulle piante ma anche sull’ individuo e dell’ ambiente che lo circonda.

” La natura è causa e cura delle malattie” Paracelso

Erborista Tradizionale

D.ssa Carrmela Patania