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Tutela dati sensibili Erboristi Mediterranei.

L’Associazione Erboristi Mediterranei a tutela sia dei dati sensibili come ricette e formule sia di coloro che hanno avuto la pazienza e la fiducia nella trasmissioni a fini etici e professionali delle stesse ai soci membri, si astiene dal diffondere ricette e formule esatte e tecniche produttive anche semplici e casalinghe, così come dati critici (cioè informazioni che rendono un prodotto estrattivo, di qualsiasi genere, di qualità eccellente, protetto da degrado chimico-fisico e inquinamento microbico e che conservi al massimo grado le proprietà e le virtù delle/della pianta/e di partenza).

Lo stesso vale per informazioni a carattere legale e amministrativo e per tutta la documentazione che si trovano negli Archivi del Presidente, Vicepresidente e dell’Associazione.

Questo materiale è patrimonio comune dei membri dell’Associazione Erboristi Mediterranei e non può essere liberamente divulgato ai non soci.

ABC dell’ Erboristeria Tradizionale a cura della D.ssa Carmela Patania ” D “

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ inizio della vita professionale dell’ Erborista in primis viene dettato dalla volontà di applicare i concetti che sono stati impartiti dal mondo accademico  apportando una ” ventata di novità ” nel luogo ove si vuole mettere radici e/o dalla passione dell’ individuo di creare un posto di lavoro autonomo.

Man mano che il percorso erboristico prende vita, ovvero il seme è stato inoculato ed è germinato, entriamo nella fase di sviluppo e crescita, arriva il momento in cui è opportuno dire ” ad alta voce ” e dar valore al filone culturale della tradizione erboristica mediterranea. Da piccolo erborista si diventa Erborista Tradizionale.

Per dare solidità e portare avanti questo mutamento è opportuno fare delle scelte oculate impartite non solo dal punto di vista culturale ma anche dal punto di qualitativo/economico. Quindi per ottenere, in semplici parole, effetti salutari mediante consigli erboristici che rientrano nella prevenzione primaria per il cittadino, aventi fondamenti etici – professionali, è opportuno scegliere determinate realtà lavorative che seguono il processo di lavorazione della pianta officinale sin dalla raccolta perciò la scelta oculata degli erborati da dispensare è indispensabile. Laboratori artigianali e/o aziende che rispettano e seguono il tempo naturale della lavorazione della pianta e che aprono le porte delle loro ” officine ” danno valore al nostro operato.

La capacità di saper discernere, ovvero scegliere minutamente le cose o le idee che ci rappresentano, è fondamentale per distinguersi e far capire così al cliente che è opportuno chiedere il consiglio ad un professionista quindi all’ Erborista Tradizionale prima di acquistare o prendere per via interna o esterna prodotti erboristici acquistati via internet.

L’ Erborista Tradizionale non è semplicemente un venditore ma un professionista che ha scelto un mestiere che fa da ponte fra l’ Uomo e la Madre Natura mediante consigli oculati e in armonia con l’ essere umano e con ciò che lo circonda.

D.ssa Carmela Patania

“L’ Acqua di Melissa una tra le cordiali acque di vita” della D.ssa Carmela Patania

Sin dal primo momento che vidi la boccetta di Acqua di Melissa sullo scaffale, durante il tirocinio, mi son chiesta “ Quale storia intrigante è dissolta in quei pochi ml dato che  riporta in etichetta la dicitura …dei Padri Carmelitani Scalzi”?

Tutto iniziò da questa domanda e capii che ogni preparato erboristico non è solo un prodotto ma è anche un messaggero della propria storia sin dal momento in cui fu formulato sino ai suoi sviluppi ai giorni nostri.

Modificata nei secoli sia la ricetta sia il processo estrattivo per renderla unica di un determinato Convento dei Frati Carmelitani, l’ Acqua di Melissa dei Padri Carmelitani Scalzi è stata un medicamento di pronto intervento considerato alla stregua di panacea contro ogni tipo di malattia… ai giorni nostri diremo “ è di moda “!

Inserita tra le Acque di vita poiché dal punto di vista della tecnica farmaceutica la formulazione dell’ Acqua di Melissa è un alcoolato di melissa composto (prodotto derivante dalla distillazione, dopo macerazione per alcune ore sino a due giorni, nel solvente idroalcolico di piante medicinali fresche) ad oggi è ancora questa la tecnica che si deve usare per cui occorrerebbe accertarsi che la dicitura < acqua > non nasconda un procedimento di semplice soluzione di miscele di olii essenziali in alcool.

“ Durante la preparazione dell’ Acqua di melissa si assiste ad un processo di estrazione nel quale entrano in contatto sin dal primo momento tutte le droghe, quindi interagiscono reciprocamente creando una nuova entità: Estrazione unica. Siamo di fronte ad un processo in cui una nuova esistenza prende vita, in maniera del tutto originale, avente una sua identità ben precisa e finita tale da essere considerata rimedio” Carmelo D’ Amore – ALCH –

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Tutto ha inizio dalla Melissa officinalis L.  pianta mellifera ( Meliphyllon: le sue foglie espandono l’ odore di miele – Dioscoride- ) di antichissima conoscenza e uso da parte dell’ uomo, a riguardo Ildegarda di Bingen scriveva: “  L’ uomo che ne mangia ride volentieri, poiché il suo calore tocca la milza e il suo cuore ne viene rallegrato “ e Avicenna scriveva: “ la melissa dispone la mente e il cuore all’allegria”.

Ma il suo utilizzo non era limitato solo per uso interno, infatti Dioscoride applicava le foglie di Melissa sulle ferite cutanee e Plinio il Vecchio, la raccomandava per arrestare le emorragie.

Quindi questa semplice e umile pianta deteneva già da sola tantissime proprietà grazie al suo fitocomplesso ma i monaci vollero potenziare il suo effetto e ampliarne l’ utilizzo nei vari mali .

La storia intrigata della formulazione dell’ Acqua di Melissa ha solo due punti fermi: l’ origine conventuale della ricetta e i componenti accessori tutti di origine esotica.

Agli inizi ‘600 le farmacie dei monasteri sono molto attive. Le loro preparazioni sono frutti di un’ eredità derivata prima dal mondo arabo e poi dalla cultura medievale ed alchemica rinascimentale. La distillazione non ha segreti e si è in grado di produrre anche in grandi quantità per soddisfare bisogni salutistici di un gran numero di persone che affollano i monasteri.

I primi documenti attestano che l’ Acqua di Melissa sembra venir ideata nella farmacia del convento dei Padri Carmelitani Scalzi in Rue de Vaugirard a Parigi nel 1611 ma sorge un dubbio a riguardo dell’ origine esotica di gran parte dei componenti: scorza di limone, frutti di coriandolo, chiodi di garofano, noce moscata e corteccia di cannella dato che in quel periodo la flotta francese ha più compiti militari che commerciali ed i suoi traffici sono indirizzati specialmente verso le Americhe. Verso l’ Oriente guarda Venezia, e i suoi rapporti di interscambio commerciale della Serenissima.

Oltre ad un documento conservato presso la biblioteca Marciana di Venezia, durante un pranzo un frate carmelitano, si sente male e il Padre Superiore fece subito portare l’ Acqua di Melissa per farlo rinvenire. Se ne deduce che la preparazione era già pronta in convento inoltre ho trovato in un’ operina lieve “ Il caffè di campagna “ composta da Baldassarre Galuppi ( intorno alla metà del ‘700, compositore più completo e di maggiore successo dell’ Italia settentrionale) su libretto di Pietro Chiari, poeta di corte di Francesco III di Modena che recita così “ un po’ d’ acqua di melissa che già sviene il poverino … lo farò resuscitar … oh che gusto da provar “.

Inoltre riporto dall’ Abate Pietro Chiari Bresciano “ tu sei l’ anima mia le mie viscere belle, il mio core il mio fegato , la milza e le budella. Ad un’ occhiata tua che sia tenera e fissa, vo in sugo di viole, vo in acqua di melissa “.

Ma anche il Goldoni la cita nella commedia “Il bugiardo” come «spirito di melissa» poiché viene utilizzata per rianimare, dopo un mancamento, la prota­gonista Rosaura.

Questo vuol dire che il rimedio era di uso comune in particolare per trarre d’impaccio dalla situazione imbarazzante dello svenimento!

Continuando a parlare della formulazione dei Padri Carmelitani Scalzi di Venezia loro utilizzavano sino al 1982 il Dracocephalum moldavicum L. detta << Melissa della moldavia >> o << Melissa turca >> una labiata affine alla melissa ma originaria di una vasta regione detta << altopiano Sarmatico >> poiché il suo profumo era più persistente, infatti si utilizzava in profumeria e liquoreria. Appena la falciata, i monaci subito la distillavano per due volte e poi miscelata agli altri O.E. della formula, questi ultimi in quantità inferiori  rispetto alle altre acque di melissa. Ciò che caratterizza questa acqua di melissa è il colore giallo.

NOTA: E’ da ricordare che i giardinieri italiani nel 1596 la utilizzava per le loro opere floreali grazie al colore dei fiori color azzurro.

Un altro esempio italiano è l’ Acqua di S. Maria della Scala – Che si prepara dai Religiosi Carmelitani Scalzi – dal quale riporto per gentile concessione di Marco Sarandrea le Invenzione e virtù medicinali “ Il pestifero morbo del quale Roma l’ anno 1764 era infestata e che mieteva gran parte dei suoi abitanti, diè impulso ai Farmacisti del Convento a comporre un’ antidoto, che avesse le qualità di preservativo e cura….Essa si compone di varie sostanze corroboranti e carminative scelte nel regno vegetale, molto omogenee perciò all’ economia animale.

Essa rianima le forze vitali ( sincopi, svenimenti, dolori di capo ). Arresta le emorragie di sangue provenienti da debolezza, risana le ferite, calma il dolore dei denti, ottimo dentifricio, sana contusioni, giova per i dolori reumatici e per lo scorbuto. Lo stesso si dica per le morsicature di animali velenosi e per le malattie degli occhi esponendoli all esalazione di questo specifico.

Si usa internamente come disinfettante e preserva da qualsiasi malattia epidemica. E’ di grato profumo per toilette. ( In guardia dalle molteplici imitazioni messe nel commercio da disonesti speculatori ) Chiedere sempre la vera che porta impressa sul flacone: ACQUA DI S. MARIA LA SCALA “.

La formulazione del centro italia è ancora in produzione grazie a Marco Sarandrea che scrive:  “ l’ acqua di melissa veniva prodotta da mio nonno Marco già negli anni ’20 con il nome di “ Acqua spiritosa di Melissa “ ovviamente ispirata nella produzione dal fratello di mio nonno che era un frate cappuccino Padre Paolo da Collepardo, studioso e conoscitore dell’ arte erboristica. Successivamente mio padre Mario riprese a produrla negli anni ’60 ’70  anche perché richiesta da molti monasteri che per carenza di vocazioni non riuscivano più a produrla. Controllando i ricettari di mio padre ho scoperto he non utilizzava una sola ricetta ma molteplici mantenendo invariati circa il 90% degli ingredienti della ricetta classica dei Carmelitani e cambiando a piacimento il resto degli ingredienti quasi a volerla renderla inimitabile. In sostanza penso comunque che la ricetta di riferimento sia quella della farmacia dei Carmelitani della Scala di Roma detta “ acqua di melissa antisterica “, denominazione singolare come se fosse ad uso esclusivo delle donne. Alla domanda “ perché produrla ancora “ poiché è un prodotto erboristico dell’ erboristeria tradizionale europea che va mantenuta e protetta ma soprattutto divulgata perché è efficace “.

Esempi di impiego del prodotto:

  1. antisettico, il contenuto alcolico si aggira intorno il 60-70%  per la disinfezione della pelle, ferite, scottature, acne, micosi, dermatiti in generale.
  2. Svenimenti, capogiri, raffreddore, shock emotivi: qualche goccia sul fazzoletto e far fiutare, bagnare le narici, frizionare la fronte.

3.  Disturbi di stomaco: un cucchiaino con un po’ d’acqua o caffé, o alcune gocce su una zolletta di zucchero da succhiare lentamente il prodotto o semplicemente frizionando sullo stomaco ( nausee e indigestioni )

4.  Mal di denti: poche gocce in bocca o inzuppare un po’ di cotone o un fazzoletto e accostarlo alla zona dolente.

5. Mal di testa, stress, vertigini, emozioni e insonnia: versarne sulla mano, inumidire fronte e tempia.

6. Infiammazioni della bocca e della gola: 10/15 gocce in un bicchiere con poca acqua e fare gargarismi, sciacqui 3 o 4 volte al giorno.

7. Infiammazioni respiratorie: alcune gocce in bocca su una zolletta di zucchero in poca acqua 2 o 3 volte al giorno.

8. Infiammazioni di pelle e scottature: strofinare varie volte con un batuffolo di cotone inumidito di alcune gocce.

9. Forfora e caduta dei capelli: frizionare i capelli con un po’ di gocce dopo lo shampoo e prima di sciacquarli.

10. Punture d’insetti: massaggi.

11. Per la preparazione di tisane e soluzioni: dopo un pasto abbondante e frettoloso aggiungere un cucchiaio del prodotto in poca acqua calda.

12. Nei disturbi digestivi specialmente legati all’ emotività, stress e indigestione legati ai pasti frettolosi e non rilassati: versare 2 cucchiaini da caffè di acqua di melissa in un bicchiere di acqua molto calda e bere a piccoli sorsi.

Alcune Ricette:

ALCOOLITO COMPOSTO, DI GRATO PROFUMO E SPECIALI VIRTU’ TERAPEUTICHE

Concilia il sonno ed è indicatissimo negli esaurimenti nervosi e in tutti gli stati di ipereccitabilità ( nervosismo )

Ricetta:

foglie di melissa appena raccolte 1 libbra

lauro bacche 1 oncia

cumino semi 1 oncia

mirra 1 oncia

castorei 2 dracme

vino bianco 2 decime di libbra

dopo una sufficiente digestione distillare sino a dimezzarne il volume

Acqua di Melissa dei Carmelitani della Rue de Vaugirard:

melissa, limone scorze, coriandolo frutti, cannella corteccia, calamo aromatico rizoma, acqua 1L, alcool a 80° 2L. ad oggi l acqua di melissa prodotta ha in etichetta: melissa, chiodi di garofano, crescione, coriandolo, noce moscata, limone e cannella.

Acqua di Melissa dei Padri Carmelitani Scalzi di Venezia:

non si conosce la formula ma viene indicato come componente fondamentale Dracocephalum moldavicum L. il cui olio essenziale distillato due volte comparirebbe nella proporzione del 0,750% mentre il restante è dato da una miscela di olii essenziali di cedro, garofano e cannella.

Acqua di Melissa o Spirito dei Carmelitani del Ricettario Fiorentino 

edito a Venezia nel 1802:

Melissa colta di recente una libbra e mezzo, cedro scorze 4 once, coriandoli semi 8 once, noci moscate, garofani, cannella ana 2 once, radici di angelica once 1, spirito di vino rettificato libre 8- Acqua di melissa semplice libre 2. Si tagliano le erbe, s’ acciacchino le droghe secche, e si tenghino infuse nei fluidi sopradescritti per ore 24 e di poi a bagnomaria si stilli libbre 7 di fluido.

Alcool con melissa composto Della Farmacopea del dottor Campana 1832 che lui chiama Acqua di melissa spiritosa:

pianta fresca di melissa 2 libbre, scorze di limone fresche, once quattro, noci moscate once due, coriandoli, once otto, cannella – garofani di ciascuna mezz’ oncia, angelica un’ oncia, alcool libbre 10. Mescola e tieni in digestione per tre giorni e poi stilla a bagno maria , per ottenere libbre dieci di fluido, il quale rettificherai con nuova distillazione.

Farmacopea Ufficiale del Regno di Italia 6° ed. 1940

SPIRITUS MELISSAE COMPOSITUS

ALCOOLATO DI MELISSA COMPOSTO

Acqua spiritosa di melissa – Spirito di melissa

foglie di melissa 50parti

buccia di limone 40parti

noce moscata  20parti

cannella 10 parti

garofano 10 parti

alcool di 60° 1200 parti

si facciano macerare per 24 ore, nell’ alcool, le droghe opportunamente preparate: si coli il ricavato si distilli su bagno maria per ottenere 800 parti di prodotto.

Liquido limpido, senza colore, fortemente aromatico.

Preparazione semplice di Pierre Lieutaghi: 

Melissa foglie 120g, Limone scorza fresca, Noce moscata, Coriandolo di ciascuno once una, garofano chiodi, Cannella di ciascuna 15g, alcool a 50° 2L. Far macerare in recipiente coperto e a fuoco dolce ( mite temperatura) per otto giorni. Dopo filtrare e conservare ben chiuso in flaconi da 100ml.

 

Ecco la nostra piccola, amata e profumata Acqua di Melissa, un rimedio erboristico tradizionale nel quale è impressa tutta la nostra storia sia politica sia spirituale e la flora mediterranea. Una piccola boccetta dalle mille virtù da poter indicare nei disturbi che la vita moderna, attraverso i suoi ritmi frenetici, crea nel nostro organismo, in primis le gastralgie poiché non si mangia seduti e in silenzio con gli altri commensali e neanche si ha il tempo per masticare.

 

TRADIZIONE E ADATTAMENTO AI TEMPI del Dott. Luigi Giannelli

INTERVENTO PER IL CONVEGNO DEL 22-23 OTTOBRE 2016  FANO ( PU )

Cari amici e amiche, colleghi e Sorelle e Fratelli e Maestre e Maestri dell’Arte,

sono felice e onorato di poter partecipare, almeno in questa forma al Convegno. Mi onora che mi sia stato chiesto un intervento “a distanza”, nonostante la presenza di persone del più alto livello del nostro ambito Erboristico e Tradizionale.

Da un intervento del Maestro Simone Iozzi, che considero il Primo tra di noi, ed il primo, insieme ad Angelo Severi (due primi possono coesistere: si chiamano “comprimari”!), che mi ha, mi hanno instradato verso lo studio, l’applicazione pratica e la divulgazione di quella che noi definiamo “Erboristeria Tradizionale” con l’aggiunta dell’aggettivo “Mediterranea”.

Riteniamo che chi si è discostato ed ha disconosciuto le conoscenze e soprattutto i modi di affrontare e conoscere il Mondo secondo la Tradizione Ancestrale, abbia commesso un errore gravissimo, e consegnato di fatto l’Erboristeria in mano ad altre categorie professionali ed alla fine l’ha gettata nelle fameliche fauci della grande distribuzione.

In se’ questi eventi non sarebbero pericolosi, ma per fare questo conoscenze e modi sono stati distorti e pervertiti, resi inconoscibili e impossibili ad essere più compresi ed usati al giorno d’oggi.

Senso e concetto di Tradizione.

Per Tradizione si intende “trasmissione”, sottinteso di conoscenze; conoscenze tecniche, scientifiche, ma anche di ordine Spirituale.

Nell’antichità, e in modo simile sia in Oriente sia in Occidente, insieme ad una conoscenza tecnico-pratica e dei fenomeni naturali (oggi definibile come scienza) è sempre connessa con forti connotazioni Spirituali; non si può fare o conoscere nulla, se non si percepisce dietro l’Atto (compiuto o rilevato) una Divina Potenza, che tutto governa.

Per lunghi periodi della Storia, anzi fin nella profondità della Preistoria, prima di accedere ad una Arte pratica o ad un sistema conoscitivo o ad una Istituzione Religiosa o Spirituale , occorreva comunque un lungo Apprendistato ed una speciale procedura di Accesso Selezionato, detta “Iniziazione”.

Occorreva superare delle prove, anche fisiche, anche dolorose, per mostrarsi degni o degne per praticare qualsiasi attività.

Il massimo Maestro e guida di questo ambito è Renè Guenon (testi caratteristici: “IL Re del Mondo”, “Simboli della Scienza Sacra”), ma anche accademici come Mircea Eliade (“Arti del metallo e Alchimia”, Lo Sciamanesimo e Tecniche dell’Estasi”) o il suo allievo J.P. Couliano (“I viaggi dell’Anima”), Elemire Zolla, Robert Graves, che hanno scritto numerosi e fondamentali testi sulla Tradizione e sui suoi molteplici e complessi significati.

Ma mentre Renè Guenon rivendica il primato sempre e comunque del concetto di Tradizione Ancestrale (come del resto un altro autore come Julius Evola), gli altri, essendo degli Accademici moderni si adattano e adattano la loro esposizione al mondo di oggi, alla comprensione di coloro che OGGETTIVAMENTE non sono e non possono essere iniziati.

Certo è che per tutti i “tradizionalisti” la Rivoluzione Industriale e le sue premesse (come l’Illuminismo) sono malviste. E in buona parte con ragione. Oggi assistiamo alla maggiore degenerazione di questo evento, in sé ed all’inizio positivo.

Ma passiamo ora alla parte che interessa questa occasione, quella della “pratica” e della “teoria”, tecniche e saperi complessi e coerenti relativi all’ Arte del Sanare.

Tradizione Colta (La “Medicina Tradizionale Mediterranea”).

Per millenni Greci, Etruschi, Fenici, furono i migliori mercenari, corsari, briganti per conto di Egizi e altre Civiltà Mesopotamiche (Babilonesi, Assiri, Neo-Babilonesi), e nel VII° secolo esplose la Grande Scienza Greca. Fu la fusione tra molte Civiltà Millenarie che si concretizzò con la Medicina, l’Astronomia, la Matematica, la Filosofia Greche. Vedi anche gli studi di Egle Trovato e David Heath di Ragusa.

Poi con l’Ellenismo, cioè dal III° secolo a.C. si concretizzò l’indirizzo potentemente scientifico della “Grecità”. Unita al mondo Macedone, dal quale nasce (con Alessandro Magno) anche la conquista e quindi i contatti stretti con vari Paesi d’Oriente (dalla Persia, all’India, alla Cina!).

Sulla base di questi stretti contatti tra culture molto diverse, Occidentali e Orientali, nasce e si sviluppa la grande – e di fatto ancora comprensibile – cultura Occidentale e Europea. Le basi: Le Quattro Qualità (Caldo, Freddo, Secco, Umido), i Quattro Elementi (Fuoco, Aria, Acqua, Terra) e i Quattro Umori (Bile gialla, Sangue, Flemma e Malinconia). Su queste basi si fonda sia l’Arte Medica, e Veterinaria, sia la farmaceutica e la chimica/alchimia/spagiria, sia l’Arte Fisiognomica (fondamento di ogni sistema diagnostico) ma anche altri aspetti della Scienza Antica e i sistemi tecnologici, l’Astronomia e l’Astrologia, la Meteorologia, la metallurgia, la tintura tessile, l’edilizia, l’arte vetraria, l’agricoltura insomma tutte le conoscenze le arti e pratiche di epoca pre-industriale.

Emergono le alte figure dei medici come Ippocrate e le figure divinizzate e spostate in un epoca “al di là del Tempo” come Asclepio.

Infine emergono le figure soprattutto di Corte, in epoca Romana, come Galeno o nel Medio Evo Arabo-Islamico come Mesuè, Razes Avicenna. In Europa figure di Santi, come Santa Ildegarda di Bingen, ma in parallelo con la medicina colta e laica, nelle Università di Salerno e di Montpellier. Ciò proseguirà fino alla Rivoluzione Industriale e perfino oltre.

Tradizione Popolare (l’Erboristeria Tradizionale dei Popoli Mediterranei, in tutte le possibili varianti). Accanto alle classi dominanti delle varie culture, si affollano i Popoli, che hanno le stesse necessità. Anzi, fino ad una certa epoca, ambito colto e saperi e abilità popolari sono strettamente compenetrati. Il fabbro, il contadino, il vetraio, il tessitore ed il tintore DEVONO condividere saperi e abilità spesso comuni al medico, al notaio, all’architetto, al Principe (quale che sia).

Coll’allontanarsi tra di loro delle categorie sociali, mentre la Tradizione Colta si sviluppa per suo conto, anche quella popolare lo fa. Molte società tendono a chiudersi (vedi nell’economia dei villaggi sia durante l’Impero Romano sia – in modo diverso nel Medio Evo) e tendono a formarsi, in questi casi figure analoghe all’Antico Sciamano. Alcuni sono maggiori (i Grandi Guaritori), altri sono “minori”, come i guaritori familiari. In ogni famiglia, ma questo fino alla prima metà del XX° secolo, c’era una anziana o un anziano esperto di erbe, di cibi e di guarigioni.

Rammento gli esempi spesso riportati e desunti dalla Tradizione Popolare autentica:

  • Parietaria per colite (centro Italia) e emorroidi (sud Italia);

  • Agrimonia o Rose selvatiche bacche per le calcolosi renali;

  • Olmo, Sambuco, Salvia Pratensis e Iperico per le affezioni cutanee, dalle ustioni all’Herpes

  • Empiastri a base di farina di Fave e albume d’Uovo (e piante in sostituzione o Verbena o Crucifere) per la maturazione di ascessi e cisti purulente;

  • Piantaggine per ulcerazioni esterne o delle mucose interne.

Per alcuni, forse, banalità. Ma millenarie e……. funzionano.

Necessità e modalità di adattamento al Mondo di oggi, ai Tempi correnti.

Certo, oggi, soprattutto nell’Area degli Erboristi, può e deve consolidarsi (pena il totale spegnimento o assorbimento in figure che definire “minori” è dir poco) la ricerca, lo sviluppo, l’adattamento della Tradizione ai Tempi moderni. Tuttavia nel contempo è indispensabile che si manifesti una grande fermezza e fedeltà agli Antichi Principi.

Adattamento significa trovare il modo di comunicare in maniera semplice e chiara, sia all’interno dei gruppi e Associazioni professionali di Erboristi ed altri operatori della Salute (Medici e Farmacisti compresi) sia all’esterno, cioè al pubblico ed ai cittadini.

Adattamento per essere compresi (comunicazione), adattamento per la fabbricazione di prodotti rispettando sia i canoni-base del prodotto da riprodurre sia alle nuove tecnologie estrattive e preparative.

Ripeto: adattamento della COMUNICAZIONE, non dei concetti, che vanno salvaguardati e fedelmente riportati.

Sta qui, in fondo la vera difficoltà: entrare in un “altro mondo” quello della “mente antica” con la “mente moderna”. Si può. Basta rispettare i Principi, ma osservando accuratamente le reazioni di chi riceve la comunicazione. E qui grande aiuto lo dà la Fisiognomica!

Il corretto rapporto con la Scienza Moderna derivante dalla Rivoluzione Industriale.

Gli Antichi non avevano la nozione in termini moderni di quelli che oggi chiamiamo “principi attivi” e “fitocomplesso” (ovvero l’insieme di sostanze che compongono il contenuto delle piante, sia quelle considerate attive sia quelle considerate inerti; per la mente antica non esistevano “materie inerti”: tutto è vivo e attivo!). Tutte le culture, Occidentali e Orientali hanno osservato “sostanze” e “forze”, materia e energia, anzi, la parte più nobile e sottile di una certa “forza” sconfina nella realtà “sovrasensibile”, ovvero Spirituale.

Occorre usare quella che a volte mi è piaciuto definire “mente oscillante”, ovvero la mente moderna, del chimico e del tecnico farmaceutico e quella antica, del Sacerdote/Sciamano a volte del Mago (come è successo nel XVI° e XVII° secolo).

Conclusioni

Insomma, SI PUO’ salvaguardare la Tradizione Ancestrale con le sue basi, nella sua totale integrità. SI DEVE tuttavia fare un grande sforzo per poterla comunicare ai colleghi ed ai cittadini che in noi confidano.

Osservando dal punto di vista moderno le piante (principi attivi), se questa operazione la si svolge in modo appropriato vediamo come gli Antichi avessero già visto le stesse cose, ma a loro modo. Non dobbiamo fare confusione. Dobbiamo avere una accanto all’altra la “scheda della pianta” secondo Tradizione (servendoci soprattutto di Dioscoride, Galeno e Avicenna, che abbiamo in Archivio in copie conformi), ma anche la scheda chimica, farmacologica e tossicologica secondo la Scienza Moderna e fare continuamente un lavoro di comparazione.

Grazie alla Fisiognomica, possiamo leggere in modo completo la diagnosi semeiotica e strumentale del medico moderno, anche in questo caso comparando e notando attentamente analogie e similitudine.

Grazie alla Dottrina della Segnatura, osserviamo i segni della Natura in ogni dove, con la Fisiognomica nei corpi, con portamento, struttura e colori sulle piante, ma anche sui minerali ed anche sugli animali, che ci servono per comprendere al massimo grado le analogie.

Ringrazio Simone Iozzi, uno dei più grandi e primi (con Angelo Severi) veri Maestri, per essere presente.

Può darsi che dica cose un po’ diverse da come le ho messe io, ma se si fosse sempre e comunque d’accordo non saremmo Maestro e Apprendista. Avremmo fatto una setta!

Ringrazio poi il Consiglio Direttivo dell’Associazione “Erboristi Mediterranei”, in primo luogo il Presidente Aldo Galante e la Vice-Presidente Carmela Patania, che si sono impegnati alla realizzazione ed alla riuscita di questo storico evento.

Non so quanta gente ci sarà. Ma il luogo sarà PIENO delle Anime di chi non è potuto venire e di quelle Sacre dei nostri Antenati.

Saremo i Custodi della Tradizione.

 

 

Primo incontro interdisciplinare per erboristi,medici e terapisti -Eremo Monte Giove -Fano(PU)22/23 ottobre 2016

 

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Erboristeria tradizionale oggi – primo incontro interdisciplinare a cura di Erboristi Mediterranei
Per Erboristi, Farmacisti, Medici e Terapisti

Erboristi Mediterranei in collaborazione con UNIPOSMS Scuola Medica Salernitana e Ass. Accademia Europea per la cultura del paesaggio PETRARCA, organizza l’ incontro interdisciplinare fra le varie figure professionali che si occupano del benessere del paziente dalla prevensione primaria mediante l’ uso delle piante officinali e i suoi derivati.

Interverrano:
Simone Iozzi Simone Iozzi Maestro Erborista
Carlo Montinaro Carlo Montinaro Medico
Karin Mecozzi Thaleia Natura Erborista
Carmela Patania Cali Carmela Patania Erborista
Muriel Rouffaneau Muriel Mulotine Erborista
Bartolomeo Antonio Scalizi Bartolomeo Antonio Scalzi Erborista

Laboratorio:

Karin Mecozzi

Info su costi e alloggio e contatti:
erboristamediterraneo@gmail.com
@Cali Carmela Patania 3403478836
@Aldo Galante 0881776802

Prenotazione del soggiorno tramite mail.

Sponsor:

Nonna Ortica  http://www.nonnaortica.it

Alch di Carmelo D’ Amore  http://www.alch.it

Sarandrea Marco & Co S.r.L http://www.sarandrea.it

Biokyma http://www.biokyma.com

 

Natura e Cultura Editrice: sconto soci

In collaborazione con Natura e Cultura Editrice, i soci di Erboristi Mediterranei potranno usufruire di uno sconto sui testi inseriti in catalogo ( * )

http://www.naturaecultura.com/Index.htm

La società cooperativa indipendente fondata nel 1989, è attiva nel campo dell’editoria con la pubblicazione di opere scelte in area antroposofica e non solo. Alla base della nostra attività editoriale vi sono l’idea e la speranza che le opere scelte possano offrire a ciascuno interesse e piacere nella lettura, come anche strade reali per riflettere e diventare attivi nella propria vita e nella comunità attraverso un lavoro di conoscenza e autoeducazione. I nostri titoli trattano di agricoltura biodinamica, alimentazione naturale, arti e meditazione, benessere, salute, lavoro biografico, crescita personale, infanzia, pedagogia, sociale ed altro ancora…

 

Nel meraviglioso ed interessante catalogo potrete trovare il libro della nostra socia Erborista Karin Mecozzi “ars herbaria – piante medicinali nel respiro dell’ anno” http://www.naturaecultura.com/Libri/ars_herbaria.htm

ars-herbaria

( * )sconto da concordare

Evento in Sicilia ” Andiamo insieme alla Festa dei Gelsomini “

Erboristi Mediterranei non si ferma, è sempre in movimento per scoprire e valorizzare non solo gli aspetti legati solo all’ Erboristeria Tradizionale e i suoi rimedi ma anche per dar luce ai custodi di specie vegetali legati alla nostra cultura erboristica mediterranea.

Regione: Sicilia
Questa volta la D.ssa Carmela Patania e la D.ssa Julia Karpova andranno alla ricerca dei gelsomini più profumati e han pensato bene di farlo in compagnia.
Vi porteranno ai vivai Malvarosa da Filippo Figuera per la Quarta Festa dei Gelsomini venerdì 30 settembre.
Se vi va di andare organizzatevi.

Contatti:

cali.augusta@gmail.com

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L’ evento è gratuito

Il Gelsomino, pianta sarmentosa che facilmente si arrampica… produce fiori nella sommità dei ramoscelli, come giglietti, … i fiori riscaldano e seccano nel secondo grado. Herbario Nuovo di Castore Durante

Dott.ssa Carmela Patania, Erborista Tradizionale e Ricercatrice/ Studiosa della tradizione colta e popolare dell’ area mediterranea e alla ricerca di materie aromatiche come parte integrante della tradizione religiosa e spirituale dell’ area mediterranea. Ambasciatrice ” AIGS “, Socio fondatore ” Erboristi Mediterranei” e titolare ” Erboristeria Tradizionale Cali ” ad Augusta ( SR ).

Dott.ssa Julia Karpova, Erborista e raccoglitrice .
Ideatrice del Progetto ” Ciaurisuli ” che coniuga studio del territorio, ricerca e riconoscimento della Flora locale con un appassionato percorso erboristico finalizzato alla trasformazione degli ingredienti vegetali in saponi, oleoliti ed oli essenziali.

Erboristi e Pellegrini

L Italia è conosciuta come il paese delle meraviglie sia culturali sia enogastronomiche ma aggiungerei anche erboristiche e paesaggistiche.

Grazie alla professionalità di Karin Mecozzi, Ass. Thaleia Natura e Accademia Petrarca ho vissuto Un’ esperienza da Pellegrino Che ha percorso 1000Km per ritrovare Le radici e l approccio Tradizionale all erboristeria.

L immersione in paesaggi ove il silenzio e il canto dell Aquila scandiscono il tempo, Anche in Un giorno riescono a risvegliare l Erborista Che è in ognuno di noi.

Erboristi Mediterranei in collaborazione con Università Popolare Uniposms “Scuola Medica Salernitana ” è presente nelle iniziative erboristiche del territorio Italiano affinchè sia possibile il recupero delle nostre radici basate Sulla cultura Dei Semplici.

D.ssa Carmela Patania

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Uso medicamentoso dell’Agarico bianco ( Fomes officinalis )di Luigi Giannelli

Si tratta di un fungo, chiamato da Dioscoride “radice” per la sua durezza. Il nome scientifico è Fomes officinalis e ha avuto largo utilizzo nell’antichità. Fino al XIX secolo è stato impiegato, sebbene il nome fosse un altro: Laricifomes officinalis, a sottolineare la sua predilezione per il larice.
Pier Andrea Mattioli, nel XVI compie un’opera monumentale: traduce la “Materia Medica”, ovvero lo studio delle singole droghe di uso medicamentoso, redatta da Dioscoride nel I secolo d.C. Ci sono anche delle composizioni, ma l’esigenza maggiore è quella di spiegare meglio l’attività delle singole droghe. È chiaro che questo, all’epoca, serviva proprio a conoscere le singole droghe, per usarle convenientemente per realizzare i medicamenti composti. Mattioli è un senese, che per non aver problemi in patria, si trasferisce a Trento, e si mette sotto la protezione del suo Arcivescovo, noto sostenitore di studiosi ed intellettuali. Ma Dioscoride? Nasce ad Anazarba, città della Cilicia, attuale Turchia, nel 40 d.C. e vi muore nel 90 d.C. Fu medico e farmacologo, al tempo dell’imperatore Nerone. Fu anche medico militare e in questa veste operò nelle legioni; la sua più importante presenza fu sotto le insegne di Lucilio Basso, durante la Prima Guerra Giudaica; ai tempi il massimo comando militare fu nelle mani di Vespasiano, che alla morte di Nerone, dopo un periodo di “anarchia militare” (in un anno si susseguirono ben tre pseudo-imperatori: Galba, Otone e Vitellio) ne prese il posto. Nerone morì nel 68 d.C., Vespasiano prese il potere nel 69 d.C. Quindi l’Autore viaggiò in Medioriente e può permettersi di giudicare le sciocchezze dette dai suoi contemporanei, che spesso parlavano per sentito dire. Lui, al contrario, vide dal vero molte piante e droghe che provenivano da quelle terre. Da Dioscoride vogliamo trarre una pianta, con la quale inizia il III Libro della “Materia Medica”, infatti la prima pianta di un certo libro era da considerarsi molto importante. Essa è un fungo, chiamato da Dioscoride “radice” per la sua durezza, Fomes officinalis, largamente usato nell’antichità e che è stato usato fino al XIX secolo. Oggi è chiamato Laricifomes officinalis (anche perché era chiamato “fungo del larice),

della famiglia delle Laricifomes e dell’ordine delle Poliporales. Dal ministero della Salute non è stato ancora riconosciuto ed è stato sostituito da Fomes fomentarius “o fungo da esca” usato per accendere il fuoco. Oggi gli viene attribuita una attività atropino-simile (è per questo che non è stato legalizzato) e secondo gli ultimi studi è attivo nell’ipercloridria gastrica, nella sudorazione profusa e nella scialorrea. (l’attivita’ atropino-simile non e’ rilevata nel Fomes Fomentarius)  In questi anni, l’uso di funghi medicamentosi sta entrando di moda, ma i più famosi hanno nomi giapponesi: sono il Maitake, lo Shitake e il Reishi. In epoca pre-industriale era usato come drenante della Flemma (Acqua Organica) perversa. Riporteremo il testo del Mattioli con alcune modifiche per una migliore comprensione. Materia Medica, Libro III, cap. 1° “Se ne trova in due specie, maschio e femmina; il migliore è la femmina che ha dentro a se canalicoli dritti. Il maschio è arrotolato in sé stesso, rotondo e serrato. Ambedue al primo gusto sono dolci, poi un po’ dopo viene fuori l’amaro. Nasce nella zona della Sarmazia che si chiama Agaria (1) […] ma nasce anche in Galatia e in Cilicia (2)”. C’è da aggiungere che cresce anche in Italia. “Ha l’Agarico virtù astringente e Calda. Fa bene nei dolori intestinali, agli Umori non trasformati, alle ulcerazioni, a coloro che cadono dall’alto. Si somministra nella febbre con Acqua Melata e quando non c’è febbre, si dà con Vino Melato al peso di due oboli (poco più di un grammo). Invece se ne dà utilmente  una dracma (tre grammi e mezzo circa) a chi soffre di fegato, ed al blocco biliare, a chi soffre di asma, al mal di reni, alla dissenteria,  e come diuretico; giova anche ai disturbi dell’utero ed a coloro che sono pallidi e senza colore. Si dà ai tubercolotici con Vino passito e a chi ha problemi di milza (3) con Aceto Melato. Si somministra così, puro, senza alcun liquido a chi vomita il cibo per debolezza di stomaco, ed a chi ha eruttazioni acide. Bevuto con acqua al peso di tre oboli (1,5 g circa), astringe gli sputi di sangue. Assunto con Aceto Melato, nello stesso peso, giova nella sciatica, ai dolori articolari ed alle crisi epilettiche. È emmenagogo e giova al meteorismo uterino; somministrato all’inizio, toglie il tremore ed il senso di Freddo, che precedono l’insorgenza delle febbri. Assunto al peso di una dracma (tre grammi e mezzo circa) o anche di due dracme (sette grammi circa) con Acqua Melata, ha azione lassativa/purgante. Assunto nella quantità di una dracma (tre grammi e mezzo) con Vino annacquato, giova negli avvelenamenti. Soccorre energicamente al morso dei serpenti, nella quantità di tre oboli (circa 5 grammi), bevuto con Vino. Insomma l’Agarico conviene a tutte le malattie degli organi interni, somministrato secondo l’età, e le forze delle persone, a chi va dato con Acqua, a chi con Vino, a chi con Aceto Melato, a chi con Acqua Melata (4)”. Il commento di Mattioli E questo è quanto spiega Dioscoride; Mattioli, ovviamente fa sempre seguire un suo commentario, spesso citando altri autori importanti dell’antichità o suoi coevi. Scrive innanzitutto che è un Fungo (cosa che è incerta nella descrizione di Dioscoride), che nasce sugli alberi. L’albero sul quale cresce più volentieri è il larice, ma non il solo. Mattioli sottolinea che nasce eccellentissimo sui Larici del Trentino e che Plinio, nell’8° capitolo del XVI libro della sua Storia Naturale (e Plinio è coevo di Dioscoride, ma non si sono mai conosciuti) e che viene sugli alberi che producono ghiande. Cita poi Galeno, che ne parla nel VI Libro de Le virtù dei semplici medicamenti, sua opera fondamentale, affine a quella di Dioscoride, ma più sintetica e precisa, secondo la Dottrina Umorale. L’agarico secondo Galeno e Mesue Anche Galeno, definisce l’Agarico “radice”. Ecco la sua descrizione:“La radice dell’Agarico, che nasce nel tronco, al primo gusto è dolce, ma successivamente diviene amara, con alquanto di acre e di leggermente astringente. È nella sua sostanza rarefatto, leggero. E perciò è manifesto per tutti questi aspetti che questa droga è composta di sostanza Aerea (Aria), e Terrea (Terra), ma assottigliata dal Calore. C’è pochissima materia Acquea (Acqua). Per questi motivi ha virtù Calda, dissolvente, fluidificante, e aprente in tutte le viscere. Perciò guarisce coloro che sono colpiti dal blocco della cistifellea e dall’ostruzione epatica, e necessitano del drenaggio biliare. Per gli stessi motivi, giova nell’epilessia, ai blocchi mucosi (ad esempio delle vie respiratorie, digestive e genitali, soprattutto), causati dal muco viscoso (Flemma/Acqua perversa). Giova ai morsi ed alle punture degli animali velenosi, che nuocciono con la Freddezza del loro veleno, sia applicato all’esterno sul morso, sia assunto per via orale al peso di una dracma (3,5 g circa), con Vino annacquato. Ha anche la virtù di purgare l’intestino”. Galeno ne scrive anche nel I Libro degli Antidoti, nel quale cita gli aspetti esteriori. Mesue (Yuhanna ibn Masahaui, medico del Califfo di Bagdad, VII secolo d.C.), dice nel suo Libro dei Semplici Solitivi che purga la Bile rossa (surriscaldata e infiammatoria) e la Flemma/ muco densa e viscosa. Pulisce il cervello (organo della Flemma), i nervi, la parte sensitiva, i muscoli, espelle il muco dalla nuca (cervicale). Pulisce l’apparato respiratorio dal muco viscoso e putrescente, ma anche lo stomaco, la milza, i reni, e l’utero, e le articolazioni. Come si capisce, e interrompiamo qui la storia dell’uso medicamentoso dell’Agarico bianco, sono tutti d’accordo, ognuno descrivendone gli effetti secondo la propria cultura. È importante sottolineare che tutti gli Autori citati sono legati alla Dottrina Umorale Ippocratico-Galenica. n Bibliografia Mattioli P.A. Discorsi sulla Materia Medicinale di Pedacio Dioscoride Anarzabeo, Venezia, 1557. (Rist. anastatica BiokymaAnghiari AR ‘93).

Note 1. Sarmazia (e quindi anche l’Agaria) è una zona che si trova tra le attuali Ucraina e Russia meridionale. Abitata dal popolo dei Sarmati. 2. Odierna Turchia. 3. Problemi di milza: la milza, secondo la dottrina umorale governa la struttura ossea, l’apparato emopoietico, la tiroide, l’utero, e la solidità degli organi. 4. I vari liquidi di somministrazione possiedono gradi diversi di Calore: l’Acqua è Fredda, il Vino è Caldo, il Miele che è Caldo, mescolato con Acqua o con Aceto (che è più Freddo dell’Acqua), dà “vettori” a Calore variabile, adatto, di volta in volta secondo la costituzione del malato e le circostanze generali dell’affezione curata.

*articolo pubblicato su Farmacia news -n°11  dicembre 2015.  edizioni Tecniche Nuove Editore