“L’ eleganza della Capelvenere”

di dott.ssa Carmela Patania

Il nostro percorso di riscoperta delle piante officinali spontanee inizia con la Capelvenere che possiamo trovare nel nostro territorio (o come mi è capitato,trovandola nascosta nel cavedio dell’ Erboristeria)ma oramai cadute in disuso.Questa piccola felce elegante,dalle fronde piccole a ventaglio dentellate,sorrette da piccoli gamboncelli neri e lucidi,resistenti ed elastici come capelli,si muovono gentilmente al cadere delle gocce su esse.Cresce nei terreni calcarei e nei luoghi ombrosi,come sorgenti e su vecchi muri umidi.
Analizzando il suo nome scientifico Adiantum capillus-veneris L. possiamo ricavarne varie informazioni:dal suo nome greco ( a-diànto = non bagnato)spiega Teofrasto ” la foglia, quando è bagnata, non diventa umida, nè la rugiada si sofferma sulla foglia,perchè l’ umidità non si trattiene su di essa,fatto da cui deriva tale nome”, e secondo Plinio ” la pianta è verde in estate senza far cadere le foglie in inverno”.
Quindi il nome di “capillus Veneris” come la chioma asciutta della Dea appena emersa dalle acque,è stato conferito anche per la bellezza e l’ eleganza del suo portamento.La sua sopravvivenza è legata ad un habitat molto delicato poichè esige ambienti freschi e umidi costanti,inoltre non bisogna lasciare ristagni di acqua e non deve essere esposta a correnti d’ aria.Osservandola,è possibile captare subito la somiglianza delle fronde del Capelvenere con una voluminosa capigliatura,quindi in essa è intrisa la virtù di curare le calvizie e prevenire la caduta dei capelli,secondo Dioscoride “Impiastrata l’ erba fresca … fa rinascere i capelli caduti”. Quindi si prepara il decotto con la pianta fresca per essere frizionato sui capelli per prevenirne la caduta, come antiforfora e contro i capelli grassi.
A partire dal XVII, in Francia ed in Piemonte lo sciroppo di Capelvenere (sirop de capillare, capilèr)utilizzato per combattere i sintomi della tosse (antitussivo ed espettorante),veniva diluito nel latte caldo per preparare il mangia-e-bevi”bavarese ” o il “capilèr” succedaneo del tea o del caffè con uno schizzo di liquore.
Oggi trovare questa graziosa e fragile felce è diventato difficile a causa sia della scomparsa nelle nostre città di fontane sia per uno sconsiderato sfruttamento delle sorgenti,ma specialmente per la mancanza di rispetto verso questi luoghi.
Quindi,se trovate una Capelvenere invece di raccoglierla e strapparla,cercate di mantenere sano il luogo e successivamente,appena sarà più rigogliosa in autunno,dissotterrate il rizoma con un coltello ben affilato,e con esso anche una parte del pane di radici;queste nuove piante vanno subito interrate e ricoperte di terriccio fresco.Mi raccomando mantenete il terriccio umido e senza ristagni di acqua!

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