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USI e BENEFICI delle foglie di NEEM (seconda parte)

di Luca Cozzi:(Inizio seconda parte)

In quale forma sia meglio assumere le foglie di Neem internamente mi porta a considerare un aspetto interessante che comunque si applica a tutte le erbe e non solo al neem. Parlo quindi di tinture, estratti, capsule, tea.

Estratti e Tinture della foglia di Neem: se una pianta contiene sostanze tossiche, queste si concentrano solitamente negli estratti e nelle tinture. Diversi estratti conterranno diverse concentrazioni di diversi principi attivi a seconda del solvente utilizzato e del metodo di lavorazione. L’estratto di Neem è noto soprattutto per i suoi promettenti usi medicinali, ma alcuni esperimenti condotti su estratti di foglie di neem hanno evidenziato spiacevoli effetti collaterali negli animali di laboratorio. Se non si sa esattamente cosa si sta assumendo e che cosa si sta facendo è fortemente sconsigliata l’auto-medicazione con estratti o tinture. L’uso di estratti dovrebbe essere lasciato agli esperti medici ayurvedici.

Le capsule di Neem sono molto popolari perché sono convenienti, facile da usare e perché si evita il sapore estremamente amaro delle foglie. Ma le capsule sono il modo meno efficace di utilizzare le erbe. Sono generalmente mal digerite, scarsamente utilizzate e spesso stantie e inefficaci, il che significa anche che sono senza dubbio sicure…

Tè di Neem: le erbe essiccate preparate in tisane o infusi sono solitamente sicure ed efficaci. Questo è vero anche nel caso delle foglie di neem. Un tè di foglie di Neem ha un sapore estremamente amaro ed è quindi consigliabile miscelare le foglie con altre erbe. Nella medicina ayurvedica il neem non viene mai usato da solo ma assieme ad altre erbe.

Ricordo infine ancora che l’uso interno delle foglie di neem può interferire con il concepimento e con la gravidanza. Se si sta cercando di avere un bambino è consigliabile evitare il neem. Ma allo stesso modo bisogna sapere che se si stà cercando un mezzo naturale di contraccezione, ad oggi non esistono ricerche che provino l’efficacia come contraccettivo delle foglie di neem per uso interno.

Riporto ora alcuni esempi di come poter utilizzare le foglie fresche o essiccate di Neem.

Per preparare l’estratto di foglie di Neem: coprire le foglie di neem con acqua in un rapporto di 1 a 5 (1 Kg di foglie e 5 Kg di acqua), lasciare le foglie in ammollo per 12 ore, non scaldare o bollire il mix perchè il calore abbassa il contenuto di Azadirachtina contenuto nelle foglie, trascorse le 12 ore macinare le foglie in acqua e poi filtrare il composto. Per filtrare bene il composto conviene dapprima filtrare utilizzando della garza così da eliminare il grosso e poi filtrare una seconda volta utilizzando appropriata carta filtro. Avrete ottenuto a questo punto un liquido chiaro e trasparente. Mettere l’estratto in bottiglia scura e conservare in frigorifero. Il consiglio è sempre, avendone la possibilità, di preparare giornalmene l’estratto così da poterlo assumere sempre fresco. L’estratto può anche essere aggiunto all’acqua del bagno per proteggere la pelle e combatterne le impurità. Se volete usare le foglie di Neem per il bagno ma non avete dell’estratto pronto, potete allora mettere a bollire dell’acqua con una buona dose di foglie (come per preparare un tea robusto) e poi aggiungerlo all’acqua del bagno.  Se invece volete preparare un’estratto da utilizzare per le vostre piante da giardino (azione fungicida, antiparassitaria e insetticida) allora, mantenendo gli stessi rapporti, lasciate le foglie a bagno per una settimana e poi spruzzatene l’estratto. L’esratto ottenuto sarà molto più potente ma nello stesso tempo anche dall’odore molto più intenso.

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Per preparare dell’acqua di neem da utilizzare in caso di prurito agli occhi, occhi rossi, congiuntivite ecc bollire dieci foglie fresche di neem in un litro d’acqua per dieci minuti, mettere alcuni pezzi di cotone a bollire assieme così che possano assorbire le impurità. Lo stesso mix può essere utilizzato per gargarismi per curare il mal di gola e come lavaggio della bocca per il trattamento di malattie gengivali oltre che per prevenire la carie. Per preparare invece un’acqua per lavare il viso mettere a bollire in acqua una buona dose di foglie (come per preparare un tea robusto), far bollire per qualche minuto poi filtrare e aspettare che il composto sia diventato freddo. Lavarsi il viso più volte al giorno permette di sfruttare le proprietà antibatteriche del Neem in caso di acne e punti neri con risultati eccellenti.

Un’altro utilizzo delle foglie di Neem è la preparazione di una pasta o crema di foglie di Neem. Può essere utilizzata per il trattamento di vari disturbi della pelle…acne, punti neri, eczema, psoriasi, scabbia; qualsiasi disturbo della pelle vi affligga, con l’applicazione della pasta di neem potrete avere incredibili benefici. Sono diversi i metodi utilizzati per preparare questo  erbolato e di seguito ne riporto alcuni.

Il metodo più semplice prevede l’utilizzo del mortaio e del pestello. Pestare alcune foglie fresche di neem con l’aggiunta di poche gocce d’acqua, quantità sufficiente a rendere cremoso l’erbolato. Usare il preparato così come è. Applicare sulla pelle e lasciare per venti minuti o fino a quando è quasi asciutto e poi risciacquare.

A volte nella preparazione vengono usate più piante, o parti di esse, come ad esempio nel trattamento tradizionale per combattere la scabbia, utilizzato anche in più di uno studio clinico,     dove vengono combinate quattro parti di foglie di neem e una parte di curcuma. Un’altra variazione è quella di coprire le foglie di acqua calda fino a quando non si siano ammorbidite, una volta morbide schiacciarle nella stessa acqua fino ad avere ottenuto una crema. È anche possibile utilizzare l’estratto di foglie; mescolare l’estratto con un’altra droga in polvere, ad esempio polvere di calamina (il suo nome deriva dal latino “calamina”, a sua volta dal greco “kadmeia”, che significa “terra di Cadmo”, in rifermento all’omonimo personaggio leggendario, fondatore di Tebe. La polvere di calamina è formata principalmente da ossido di zinco (ZnO), di colore bianco, oltre ad una piccola quantità di ossido di ferro; la combinazione dei due elementi crea questa graziosa e leggera polvere rosa. L’ossido di zinco, noto anche come zinco bianco o bianco di Cina, viene utilizzato negli unguenti medicinali come antisettico. Viene ricavato dalla zincite, un minerale che diventa ossido di zinco se esposto ad alte temperature. La polvere di calamina è uno dei componenti principali della tradizionale lozione di calamina, molto usata come lenitivo per episodi di eritema, urticaria e irritazione cutanea. Storicamente veniva mescolata con l’acqua di rose come ingrediente di una maschera lenitiva per il viso. Tradizionalmente la polvere di calamina è utilizzata all’interno di ciprie, polveri di talco e dentifrici)  o polvere di legno di sandalo. Raggiungere la consistenza di crema e quindi applicare.

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Ovviamente l’erbolato di neem può essere anche preparato partendo da foglie essiccate. Questo è un modo facile e veloce per fare un buon erbolato di neem utile per i piccoli disturbi della pelle come brufoli o foruncoli, infezioni della pelle, acne ecc. L’utilizzo dell’erbolato preparato partendo da foglie essiccate è solo molto più conveniente poiché le foglie essiccate sono molto più facili da mantenere e conservare. Mescolare una piccola quantità di foglie essiccate con una sufficiente quantità d’acqua fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Applicare sulla pelle e lasciare asciugare. Un’altro modo per preparare un efficacissimo erbolato di neem è l’utilizzo della pelle/corteccia dei ramo giovani. Strofinare la corteccia su una superficie ruvida con un pò di acqua fino ad ottenere una pasta marrone. La crema ottenuta può essere utilizzata tal quale oppure miscelata con la crema ottenuta dalle foglie.

Questi sono solo alcuni dei metodi più semplici ed abbordabili da chiunque, metodi usati come “rimedi casalinghi” e tratti dall’uso tradizionale che viene normalmente praticato nei villaggi Indiani e Bangladeshi. Per riuscire a trasmettervi quanto la pianta di Neem sia di vitale importanza nella quotidianità ed economia dei villaggi aggiungo anche un’altro modo in cui le foglie di neem vengono usate.

Nel controllo dei parassiti  nei prodotti immagazzinati è uso mettere alcune foglie secche di neem all’interno dei contenitori, questo permette di preservare in maniera ottimale i prodotti. Farina di frumento, curcuma in polvere, farina di mais, farina di riso, legumi, ecc vengono spesso infestati da parassiti come il coleottero rosso della farina, il coleottero  del sorgo, noci, frutta secca, ecc., quando questi prodotti alimentari vengono conservati in contenitori che per lungo tempo non vengono aperti.  Molte persone non sono consapevoli dei sintomi né delle ragioni per le quali avvenga l’infestazione da parassiti. La larva, così come l’adulto dell’insetto, rompe il duro rivestimento del seme e si introduce mangiando completamente l’endosperma contenuto nei chicchi. Nel caso della farina è stata anche riscontrata la presenza, all’interno dei contenitori, di deiezioni dei parassiti.  Di seguito riporto una parte tratta dall’articolo – Natural Remedies For Controlling Pests in Your House – scritto da  K Vijayalakshmi & Subhashini Sridhar del “Centre for Indian Knowledge Systems”.

 

[..] Umidità e asciugatura

L’eccessiva umidità nei prodotto alimentari immagazzinati è una delle principali cause di malattie fungine come la muffa e inoltre attire molti parassiti. Quindi una periodica aerazione sotto il sole caldo,  dell’alimento immagazzinato, ne impedisce la formazione. È più sicuro immagazzinare le grandi quantità di granaglie in grandi sacchi. Prima di essere utilizzati, i sacchi,  vanno trattati con una soluzione preparata con i kernel del neem (il kernel è la parte dura che protegge il seme). Per peparare una soluzione al 10% con i kernel del neem, polverizzare 1 Kg di kernel di neem, raccogliere la polvere in un sacchetto di stoffa e metterlo in ammollo in 10 litri di acqua durante la notte. Il mattino successivo spremere bene il sacchetto e immergere per mezz’ora in questa soluzione i sacchi. Mettere i sacchi ad asciugare all’ombra e quindi utilizzarli per immagazzinare le granaglie. Questo metodo preserva il prodotto da attacchi di parassiti  per un anno. Per utilizzare questo metodo anche con i sacchi di stoffa sono necessari 2-3 litri di  Per 10 borse di stoffa, due o tre litri di una soluzione fatta con l’estratto di semi di neem.

Conservare i prodotti vegetali

Per immagazzinare prodotti alimentari come legumi, frumento, riso e altre derrate, possono essere adottati i seguenti metodi:

  • Per un kg di qualsiasi tipo di granaglia , bisogna usare 10 gr di polvere di semi di neem. La polvere può essere raccolta in un sacchetto di stoffa e posizionata all’interno dei contenitori.
  • La polvere dei  rizomi di Acorus calamus può essere mescolata nella proporzione di 1 kg a 50 kg di grano. Per lo stoccaggio del riso, è consigliato un kg per 100 kg di riso. Questa polvere può essere messa in una busta di panno che viene inserita nel contenitore dove è immagazzinato il prodotto.

    (Fine seconda parte)

 

Sul Cipresso

di LUIGI GIANNELLI

Il Cipresso, questo albero maestoso, capace di raggiungere età e dimensioni ragguardevoli (altezza fino a 50 metri!), caratterizza il profilo dell’orizzonte toscano; spesso è stato usato come “colonnato” per delimitare strade di campagna, più o meno asfaltate.
E’ un albero che ormai ha “colonizzato” tutto il bacino mediterraneo, ma in realtà la localizzazione di provenienza è il Medio-Oriente; pare che siano stati i Fenici a diffonderlo in tutti i loro approdi, compreso il nostro “stivale”. E per due motivi: primo perché è bello, ed è stato via via selezionato il tipo piramidale-longilineo, adatto anche come barriera frangivento; secondo perché adatto a costruire molti manufatti, dai mobili alle navi; la presenza anche nel tronco di un olio essenziale e resine, impedisce l’attacco dei tarli ed altri parassiti, in più garantisce un ottimo potere galleggiante.
A questo punto passiamo alle “fonti” mediche antiche, che più ci affascinano, e grazie alle quali i nostri antenati lo hanno usato regolarmente nella pratica terapeutica.
1 – FONTE – “MATERIA MEDICA” DI DIOSCORIDE – LIBRO I° – CAP. 83° (vers. Mattioli).
<< Il Cipresso ha Virtù Fredda e astringente, le sue fronde si bevono per bloccare i flussi che discendono alla vescica, con Vino Passito e un po’ di Mirra. E anche al trattenimento dell’orina. I suoi galbuli (falsi frutti) si bevono sempre con Vino, per l’emottisi, per le varie forme di diarrea, per le varie forme di asma e per la tosse. Alle stesse affezioni giova il semplice decotto. Pestati con Fichi secchi ammorbidiscono le durezze (fibrosi?) e guariscono i polipi nasali. Con Aceto e triturati con Lupini, fanno cadere le unghie distorte. Applicati come cataplasma, risolvono le ernie inguinali. Stesse virtù hanno le foglie. Si crede che il fumo ottenuto con foglie e galbuli, serva a scacciare le Zanzare. Le foglie triturate e messe sulle ferite, ne favoriscono la cicatrizzazione e bloccano le emorragie. Pestate e cotte in Aceto, fanno i capelli neri. Applicate tal quali o con polenta (ottenuta con Grano o Farro, visto che all’epoca di Dioscoride, non c’era il Mais) cura il Fuoco Sacro (piaghe da Herpes zoster), sulle ulcerazioni serpeggianti, sui “carboni” (manifestazioni cutanee di Clostridium antracis) e nelle infiammazioni oculari. Incorporate con Cera d’Api e applicate sullo stomaco, ne rafforzano le funzioni >>.
2 – FONTE – “LE VIRTU’ DEI SEMPLICI MEDICAMENTI” DI GALENO – LIBRO VII°.
<< Le foglie, i germogli, i galbuli del Cipresso, quando sono freschi e applicati sulle ferite, ne facilitano la cicatrizzazione, anche se sono di notevoli dimensioni. Ciò è dovuto alla capacità di disseccare, senza acredine né Calore, e di questo ne è testimone il gusto. Certo, nel Cipresso appare una certa “mordacità”, ma con molta amarezza ed ancora di più virtù/gusto acerbo. Ha in sé una piccola quantità di acredine e Calore, che permette alla sua acerbità di penetrare a fondo, ma quanto basta e così non riscalda né irrita. E quindi esso dissolve e consuma quell’Umidità che sta nascosta nelle piaghe corrotte e putride. Gli altri rimedi che Scaldano e Disseccano, è vero che asciugano e consumano l’ Umidità, ma la parte acre/Calda ed irritante in eccesso che posseggono la richiamano di nuova dai tessuti circostanti. Perciò giova il Cipresso nelle ulcerazioni intestinali, perché dissecca e rafforza
Ma oggi? Oggi, addirittura, si sono scoperte proprietà medicamentose meno note nell’antichità. Il Cipresso è una delle piante più attive in campo circolatorio, al punto da fare da “concorrente” alla più nota (com’è strano, il mondo!) Gink-go biloba.
Le sostanze più importanti che contengono i galbuli (falsi frutti), che sono la parte più attiva della pianta, sono un olio essenziale (diverso da quello delle foglie e da quello del legno), che a sua volta contiene alfa-pinene, delta-carene, canfene, mircene, limonene, terpinolene, terpinen-4-olo, terpinil acetato, cedrene, cadinene, cubenene, cedrolo, karamahenolo, biformene, sandaracopima, radiene, manololo. Oltre all’olio essenziale contiene anche diflavoni, tannini, acido glicolico, sostanze antiaggreganti-piastriniche e sostanze ormono-simili femminili.
Le sue attività sono innumerevoli; è attivo nelle affezioni digestive (è un ottimo digestivo, ma anche antiinfiammatorio e antiulcera); è ottimo nelle affezioni respiratorie (fluidificante del muco e antitussivo); è attivo nelle sindromi vascolari, dalle vene varicose alle emorroidi, sia per uso esterno che per uso interno.
Inoltre contiene sostanze, analoghe a quelle contenute nel Ginkgo biloba, che favoriscono la circolazione periferica e soprattutto cerebrale. A questi effetti non sono estranee sostanze simili a quelle presenti nel Gink-go ed aventi anche una azione anti-aggregante piastrinica.
Inoltre contiene sostanze ormono-simili femminili, che lo rendono utile nelle composizioni per le turbe menopausali o anche per le turbe mestruali giovanili.

Intervista a Luigi Giannelli. Lo scopritore della Medicina Tradizionale Mediterranea

intervista di Sara Sottoriva ,Ira Archilei e Dina Liuzzi a Luigi Giannelli, laureato in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche.
Specializzato in Scienze e Tecnologie Cosmetiche e diplomato in Erboristeria, dal 1977 si occupa specificamente della ricerca,traduzione e comparazione di opere mediche di epoca pre-industriale,romane e medievali. Nel 1994 fonda e coordine l’attivita’ dell’Archivio di medicina Tradizionale Mediterranea.

Incontri di Medicina Tradizionale Mediterranea a Milano

Giovedì 8 Maggio si terrà a Milano un incontro di Medicina Tradizionale Mediterranea.

L’evento è aperto a tutti gli erboristi e gli operatori del settore che vogliono approciarsi o approfondire l’argomento. Non serve una preparazione di base in quanto è un gruppo-studio nato con la finalità di scambiarsi opinioni, studiare e fare esercizio.

Chiunque fosse interessato può contattarci all’indirizzo dell’associazione ‘Erboristi Mediterranei’: info@erboristimediterranei.com

Vi aspettiamo!

“L’ eleganza della Capelvenere”

di dott.ssa Carmela Patania

Il nostro percorso di riscoperta delle piante officinali spontanee inizia con la Capelvenere che possiamo trovare nel nostro territorio (o come mi è capitato,trovandola nascosta nel cavedio dell’ Erboristeria)ma oramai cadute in disuso.Questa piccola felce elegante,dalle fronde piccole a ventaglio dentellate,sorrette da piccoli gamboncelli neri e lucidi,resistenti ed elastici come capelli,si muovono gentilmente al cadere delle gocce su esse.Cresce nei terreni calcarei e nei luoghi ombrosi,come sorgenti e su vecchi muri umidi.
Analizzando il suo nome scientifico Adiantum capillus-veneris L. possiamo ricavarne varie informazioni:dal suo nome greco ( a-diànto = non bagnato)spiega Teofrasto ” la foglia, quando è bagnata, non diventa umida, nè la rugiada si sofferma sulla foglia,perchè l’ umidità non si trattiene su di essa,fatto da cui deriva tale nome”, e secondo Plinio ” la pianta è verde in estate senza far cadere le foglie in inverno”.
Quindi il nome di “capillus Veneris” come la chioma asciutta della Dea appena emersa dalle acque,è stato conferito anche per la bellezza e l’ eleganza del suo portamento.La sua sopravvivenza è legata ad un habitat molto delicato poichè esige ambienti freschi e umidi costanti,inoltre non bisogna lasciare ristagni di acqua e non deve essere esposta a correnti d’ aria.Osservandola,è possibile captare subito la somiglianza delle fronde del Capelvenere con una voluminosa capigliatura,quindi in essa è intrisa la virtù di curare le calvizie e prevenire la caduta dei capelli,secondo Dioscoride “Impiastrata l’ erba fresca … fa rinascere i capelli caduti”. Quindi si prepara il decotto con la pianta fresca per essere frizionato sui capelli per prevenirne la caduta, come antiforfora e contro i capelli grassi.
A partire dal XVII, in Francia ed in Piemonte lo sciroppo di Capelvenere (sirop de capillare, capilèr)utilizzato per combattere i sintomi della tosse (antitussivo ed espettorante),veniva diluito nel latte caldo per preparare il mangia-e-bevi”bavarese ” o il “capilèr” succedaneo del tea o del caffè con uno schizzo di liquore.
Oggi trovare questa graziosa e fragile felce è diventato difficile a causa sia della scomparsa nelle nostre città di fontane sia per uno sconsiderato sfruttamento delle sorgenti,ma specialmente per la mancanza di rispetto verso questi luoghi.
Quindi,se trovate una Capelvenere invece di raccoglierla e strapparla,cercate di mantenere sano il luogo e successivamente,appena sarà più rigogliosa in autunno,dissotterrate il rizoma con un coltello ben affilato,e con esso anche una parte del pane di radici;queste nuove piante vanno subito interrate e ricoperte di terriccio fresco.Mi raccomando mantenete il terriccio umido e senza ristagni di acqua!

Le compresse di Nonna Ortica

Nonna Ortica

Compresse da estratti secchi.

La nostra linea di compresse cerca di ispirarsi alla tradizione erboristica avvalendosi altresì delle più moderne e avanzate tecniche estrattive.E’ per questo che quale ingrediente principale usiamo, in luogo della sola polvere della pianta, il suo estratto secco, da solo o in combinazione con la polvere.

L’estratto secco è una soluzione di fitocomplessi della pianta ottenuto per macerazione della droga in un solvente (spesso acqua) seguita dalla concentrazione della soluzione per mezzo dell’evaporazione del solvente, fino a che il  prodotto si presenta come una polvere che, ovviamente, sarà particolarmente concentrata in principi attivi, che in alcuni casi sono anche determinati e quantificati nella titolazione dell’estratto. Le moderne tecniche di evaporazione dell’estratto usano un atomizzatore (spray dryer). Le antiche tecniche tradizionali prevedevano solo una lenta evaporazione sotto vuoto.

-La formulazione della compressa è caratterizzata dalle seguenti peculiarità importanti :

–   Sono stati esclusi fra gli eccipienti tutti quelli di derivazione animale quali il  magnesio stearato  e il lattosio  in quanto fra i consumatori di prodotti erboristici ci sono parecchi vegetariani stretti  e numerose  sono le persone che presentano intolleranze al lattosio.-

La compressa è realizzata adalta concentrazione di estratto seccoper poter, tra l’altro, ridurre l’assunzione di compresse a 2/3 al giorno con vantaggi di praticità e minor assunzione di eccipienti .-

Un flacone contiene 60 compresse da 400 mg. (di cui 300 mg. di estratto secco),per cui è sufficiente per  20/30 giorni di assunzione; a volte produciamo compresse da 500 mg. con 400 mg. di estratto secco.-

Parecchie compresse contengono oli essenziali di qualità che ne migliorano l’efficacia ( Melissa, Finocchio, Cumino composto, Isoflavoni, Prostatak, Cipresso composto, Eukryos, Cannella- Zenzero etc. )

–  Usiamo solo estratti nativi ( cioè non usiamo quelli che derivano da diluizioni di estratti superconcentrati. Per chiarimenti contattarci! ).

Il rapporto qualità-concentrazione e prezzo è particolarmente vantaggioso.

Il motivo fondamentale per il quale la nostra azienda può  garantire tali condizioni è che preferisce investire in materie prime di alta qualità ed in controlli rigorosi invece che in pubblicità ed in immagine “sfavillante”; ovviamente questa scelta, in parte ci penalizza, dato che i nostri prodotti hanno un aspetto che gli esperti di comunicazione definiscono come di “basso profilo”; in realtà l’ “alto profilo” sta nella superiore qualità del prodotto, rispetto alla concorrenza che, spesso, preferisce investire enormi risorse nell’ “immagine”.-Nell’etichettatura viene minuziosamente e molto chiaramente riportata la qualità, la natura e la percentuale di pianta presente; in questo modo si sa sempre molto bene che tipo di prodotto si sta utilizzando. Quando usiamo estratti di questo tipo li chiameremo estratti secchi tradizionali.

Erboristeria tradizionale

L’ Erboristeria Tradizionale è un’ attività commerciale concentrata sulla figura professionale chiave ovvero l’  Erborista. Oggigiorno questa professione, dedita all’ ascolto dei piccoli disturbi quotidiani e ai consigli erboristici preparati ad personam per mantenere lo stato di benessere del cliente, si è culturalmente impoverita, divenendo quasi un consigliere per l’ acquisto di creme profumate o dell’ ultima panacea “scoperta” su Internet.

Quindi è lecito porsi la domanda: ” Chi è l’ Erborista? Un professionista, un commerciante e/o un custode della Tradizione “?

La figura professionale è regolamentata  dalla legge del 6 gennaio 1931 n.99, che definisce l’ Erborista  un diplomato (oggi anche laureato) che può coltivare, raccogliere e ricavare dalle piante officinali i preparati più semplici come enoliti, oleoliti, alcoliti etc. etc., mettendo in primo piano il legame che coesiste tra le piante endemiche ed autoctone del territorio e la figura professionale .

” Nella natura tutto il mondo è una farmacia che non possiede neppure un tetto” Paracelso

Nel passato, ancora oggi nei piccoli centri abitati, era lecito trovare oltre al Farmacista anche l’ anziano/a  del paese che consigliava rimedi semplici per placare i piccoli disturbi quotidiani mediante l’ utilizzo di piante che si trovavano nell’ orticello o in campo aperto.

Chi non ha mai sentito dire da un parente più anziano che la Spaccapietra ( Ceterach officinarum ) è utile per disgregare i calcoli renali?

La tradizione erboristica infatti, oltre ad essere custodita nei grandi libri e nei ricettari antichi, è il frutto anche della cultura popolare tramandata oralmente specialmente per quelle formulazioni che prevedevano le piante officinali  che si trovavano in loco.

Quindi nell’ Erboristeria Tradizionale la pianta officinale è ingrediente fondamentale e prezioso per riproporre oggi le antiche formulazioni ( storicamente efficaci)  sia quelle custodite dai monaci e dagli speziali ( medicina colta ) sia quelle tramandate dai guaritori ( medicina popolare ).

L’ Erborista Tradizionale oltre ad essere un professionista della salute ha anche un compito più importante che è quello di preservare il patrimonio culturale mediante lo studio dei testi Antichi e la ricerca dei rimedi popolari. Egli deve quindi custodire, riproporre al cliente e far rivivere nel presente ciò che gli Antichi hanno volutamente trasmetterci affinchè la nostra salute sia preservata.

E’ ormai raro incontrare un’ Erboristeria che offra oltre 60 piante con le quali comporre una tisana in base alle differenti costituzioni poichè è più facile trovare negozi con miscele già preparate che possono creare anche effetti indesiderati, se somministrate durante una terapia farmacologica.

Quindi è opportuno che l’ Erborista tradizionale odierno deve essere capace di far coesistere le conoscenze scientifiche attuali con la tradizione erboristica la quale è basata sia sulle piante ma anche sull’ individuo e dell’ ambiente che lo circonda.

” La natura è causa e cura delle malattie” Paracelso

Erborista Tradizionale

D.ssa Carrmela Patania